PESCARA La riforma della legge elettorale arriva oggi in Consiglio regionale carica di un migliaio di emendamenti. È dunque probabile che la discussione non inizi neanche e che tutto sia rimandato a un accordo tra Pdl e Pd. Il testo che arriva in aula è quella uscito dalla Comissione Statuto presieduta da Lorenzo Sospiri. Questi i punti principali: il sistema elettorale è un proporzionale corretto con un premio di maggioranza. Le circoscrizioni sono quattro corrispondenti al territorio delle province. La ripartizione dei seggi per circoscrizione viene decisa da un decreto del presidente della giunta che verrà emanato contemporaneamente all’indizione dei comizi elettorali. I seggi a disposizione sono 29 (a questi vanno aggiunti il presidente vincitore e lo sfidante più votato). Viene soppresso il listino, cioè la lista del presidente che contribuisce con l’attuale legge al premio di maggioranza. Il quale verrà assegnato prevedendo per la coalizione vincitrice almeno il 60% dei seggi e per la minoranza almeno il 35%. In numeri sono 18 seggi per la maggioranza (più il presidente) e 12 seggi per la minoranza. La legge in discussione prevede due soglie di sbarramento: al 4% per le liste che corrono da sole, al 2% per le liste che corrono in coalizione. Non è previsto il voto disgiunto (per il presidente e per una lista non collegata). Per quanto riguarda la composizione delle liste nessuno dei due sessi può essere rappresentato «in misura superiore ai due terzi dei candidati». A questo testo il Pd chiede modifiche non marginali. In particolare chiede che le soglie di sbarramento siano più alte per evitare una eccessiva frammentazione dei gruppi politici. Il Pd propone una soglia del 4% per le liste in coalizione e il 6% per quelle che corrono da sole. L’accordo potrebbe trovarsi su una cifra 3%/5%. Il secondo punto riguarda il voto disgiunto che il Pd chiede di ripristinare. Alcuni esponenti del Pd come Marinella Sclocco chiedono anche la doppia preferenza maschio/donna o liste composte da donne e uomini in parti uguali. Nel Pdl Riccardo Chiavaroli propone il collegio unico regionale, e la possibilità di eleggere tutti i candidati presidenti che abbiano superato la soglia del 10%. Ieri il capogruppo Pd alla Provincia di Teramo Renzo Di Sabatino ha rivolto un appello al consiglio perché venga cancellata la norma che impedisce ai sindaci dei grandi comuni di candidarsi se non si dimettono tre mesi prima del voto (la norma, introdotta nel 2005 per impedire la candidatura del sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso, non è però nella legge elettorale ma in un’altra legge). Secondo Di Sabatino è una norma «che limita in maniera incostituzionale l'elettorato passivo negando, di fatto, ai sindaci di candidarsi. Quella che in Abruzzo è tristemente nota come la norma anti-sindaci è figlia di un periodo buio della politica che dobbiamo lasciarci alle spalle».