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Data: 12/03/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Caso De Gregorio i pm: giudizio immediato per il Cavaliere

NAPOLI La decisione era nell’aria. E in qualche modo prevedibile, vista la gran mole di riscontri raccolti in Procura. Così ieri i pubblici ministeri partenopei Francesco Greco, Henry John Woodcock, Vincenzo Piscitelli, Francesco Curcio, Alessandro Milita e Fabrizio Vanorio hanno chiesto il giudizio immediato per l’ex premier Silvio Berlusconi, per Sergio De Gregorio e per Valter Lavitola. L’accusa di corruzione si riferisce alla compravendita dei senatori da parte di Silvio Berlusconi avvenuta a cavallo degli anni 2006-2008, per indebolire il governo di centrosinistra all’epoca guidato da Romano Prodi.
CONFESSIONE
Ad incassare le cifre più consistenti fu certamente l’allora senatore Sergio De Gregorio, attraverso il factotum del Cavaliere, Valter Lavitola. Lo ha ammesso lo stesso De Gregorio, precisando di aver incamerato complessivamente tre milioni per cambiare casacca. Dei quali, due per se stesso e uno per il suo partito «Italiani nel mondo». Difeso dal penalista napoletano Carlo Fabozzo, tra dicembre e gennaio scorsi De Gregorio ha reso tre interrogatori, mentre un quarto incontro è di appena una settimana fa. Da venerdì, inoltre, De Gregorio finirà agli arresti domiciliari, per la storia della presunta truffa dei finanziamenti destinati a L’Avanti, mentre la sua posizione è anche al vaglio della Procura di Roma, dove ieri è stato interrogato per molte ore dal pubblico ministero Alberto Pioletti .
CONTO CORRENTE
E ieri, mentre i pm depositavano la loro richiesta di giudizio immediato, sono trapelate nuove indiscrezioni sui tentativi del Cavaliere di arruolare altri parlamentari del Pd. Come nel caso di Giuseppe Caforio, dell’Idv, che si sarebbe sentito rivolgere una proposta sbrigativa dallo stesso De Gregorio che lo chiamò dall’ospedale, dove era ricoverato per una colica: «Dammi il tuo numero Iban, che da domani sei ricco. Ti arrivano uno, forse due milioni, poi con calma potrai avere cinque di milioni di euro». Di recente Caforio è stato ascoltato anche dagli inquirenti partenopei e stando alla sua ricostruzione, pochi giorni prima del voto di fiducia, sarebbe stato portato al cospetto di De Gregorio, ricoverato in un nosocomio e alle prese con disturbi intestinali. L’incontro sarebbe avvenuto il giorno prima della visita di Berlusconi e di Lavitola, a loro volta interessati a fare di tutto perché lo stesso De Gregorio venisse condotto ad esprimere il proprio voto di sfiducia in Aula. Stando ad un’altra ricostruzione, Caforio avrebbe registrato un colloquio con De Gregorio, per poi portare un tracciato al suo leader di riferimento, vale a dire al senatore dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro.
POLITICA LOCALE
Ma non è tutto, perché agli atti c’è anche il racconto del senatore del centrosinistra Paolo Rossi, che dice di aver rifiutato un’offerta da parte del collega senatore del Pdl Antonio Tommassini. Rossi sostiene di essere stato invitato da Tommassini nella sua casa di Varese. Pensava si trattasse di un’occasione per «discutere di politica locale», ma nel corso della conversazione il parlamentare Pdl gli avrebbe comunque prospettato vantaggi professionali. Rossi è giornalista, e chiara sarebbe stata l’offerta del collega senatore: una crescita professionale nel gruppo editoriale della famiglia Berlusconi o tangenti in denaro. Netta, a ripercorrere la ricostruzione di Rossi, sarebbe stata la replica del senatore del Pd: «Gli dissi - avrebbe dichiarato il teste - che la mattina dovevo potermi guardare nello specchio senza provare vergogna». Poi Rossi avrebbe informato i colleghi di partito Anna Finocchiaro (capogruppo del Pd a Palazzo Madama) e Luigi Zanda. Ed è questo il motivo che ha spinto i pm ad ascoltare la ricostruzione della stessa Finocchiaro, la senatrice indicata in un precedente verbale di De Gregorio come quella che urlò per prima la parola corruzione (per altro mimando il gesto delle manette) dopo il voto di sfiducia a Prodi.
MESSAGGI IN CODICE
Ed è la senatrice Finocchiaro a svelare un altro retroscena del presunto golpe bianco operato alle spalle di Prodi. Nel corso del suo verbale c’è spazio anche per le sensazioni, per le suggestioni di quanto si stava consumando a Palazzo Madama. Pur avendo capito che De Gregorio si era riposizionato dal centrosinistra (era stato eletto con i voti dell’Idv) al centrodestra, non era sempre chiaro quale fosse il senso di alcuni interventi in commissione Difesa o tra gli scranni di Palazzo Madama. Non si capiva - avrebbe spiegato la Finocchiaro - per quale motivo De Gregorio facesse lunghi interventi, apparentemente inconcludenti o di segno contrario rispetto agli stessi interessi dell’Idv. Sembrava mandare messaggi in codice al centrodestra. Stando alla ricostruzione degli inquirenti napoletani, invece, la risposta è nelle valigette di euro (anche duecentomila euro in banconote da cinquecento), che Lavitola gli recapitava puntualmente il giorno dopo quegli stessi interventi.

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