PESCARA Le quote rosa rappresentano, insieme alle soglie di sbarramento per entrare all’Emiciclo, l’altro motivo di frizione tra le forze politiche che si confrontano sulla riforma elettorale. La legge regionale attuale riserva almeno il 30 per cento dei posti in lista alle donne. Tre sono le ipotesi su cui ruota adesso il dibattito. La prima è di lasciare le cose invariate. La seconda prevede che la percentuale sia innalzata al 50 per cento, in modo che ci sia una presenza paritaria tra uomini e donne nelle cariche elettive. La terza propende per il doppio voto di preferenza, uno per il candidato uomo, uno per la candidata donna, per favorire la parità di genere nell’Emiciclo. «Chiediamo alle donne di tutti i partiti, e in particolare alle elette, di fare fronte comune trasversale per ottenere qualche risposta su uno dei gangli più delicati della nostra società e per vedere attuato anche nella regione Abruzzo quanto è sancito dall’articolo 51 della Costituzione», è l’appello lanciato da Manola Di Pasquale, presidente del Partito Democratico d’Abruzzo, Francesca Ciafardini, portavoce delle Democratiche,e da Marinella Sclocco, consigliera regionale del Pd. Un altro motivo di discussione, ma all’interno della coalizione di centrodestra, è stato poi il collegio unico regionale, che qualcuno vorrebbe introdurre al posto dei quattro provinciali. «Non condivido questa proposta - dichiara il presidente della commissione statuto, Lorenzo Sospiri -. Il collegio unico regionale farebbe inevitabilmente lievitare i costi della campagna elettorale e oltre tutto le aree interne ne uscirebbero svantaggiate».