L’AQUILA «Mica vogliamo fare come i parlamentari e senatori che per mesi hanno parlato di abolire il porcellum e poi non l'hanno fatto?». Con queste parole il presidente della Commissione statuto Lorenzo Sospiri (Pdl) ha spronato ieri i colleghi consiglieri durante la discussione all’Emiciclo della nuova legge elettorale regionale. E invece, al primo tentativo, è arrivata la fumata nera: al rientro in aula, dopo la sospensione all’ora di pranzo per la riunione dei capigruppo con i sindaci sul risarcimento dei danni prodotti dalla nevicata record del 2012, è mancato il numero legale e la discussione è stata rinviata alla prossima seduta, tra una quindicina di giorni. Che lo slittamento fosse nell'aria si era già capito durante la discussione della legge, con il dipietrista Cesare D'Alessandro che aveva invocato la convocazione di una o più riunioni per trovare un punto d'incontro tra maggioranza e opposizione sulla legge, gravata da circa 1200 emendamenti presentati in gran parte dalle minoranze (ma ce ne sono diversi anche del centrodestra). La riduzione dei consiglieri (che nella prossima legislatura saranno 31) e l’eliminazione del listino sono i punti cardine della legge, «in virtù della quale - ha ricordato Sospiri - ogni consigliere rappresenterà circa 41mila abruzzesi e verrà garantita la governabilità per il prossimo Consiglio e per quelli degli anni a venire. Sulle questioni di ineleggibilità e incandidabilità dico: discutiamone, ma va cambiata un'altra legge, non quella elettorale», ha aggiunto il consigliere del Pdl. Dal centrosinistra il capogruppo del Pd Camillo D'Alessandro ha posto due questioni per raggiungere l'accordo: la reintroduzione del voto disgiunto e l’innalzamento della soglia di sbarramento. «Su questi punti siamo pronti al dialogo, così come va assolutamente trovata una soluzione per garantire la presenza delle donne in Consiglio - ha affermato D’Alessandro -. Al collega Sospiri, probabilmente preso dall'antidalfonsinite di ritorno, faccio presente che non consentiremo, per quel che possiamo fare, la riedizione di una porcata regionale, visto che già ne esiste una a livello nazionale». Sullo sbarramento il capogruppo dell’Udc Antonio Menna ha proposto «una soglia che si aggiri attorno al 3 per cento: penso che sarebbe un buon compromesso», mentre il capogruppo di Prc Maurizio Acerbo ha difeso le centinaia di emendamenti presentati. «Non è che se uno la pensa in modo diverso deve essere tacciato di ostruzionismo - ha commentato -. Sicuramente non permetterò mai che venga fissata una soglia di sbarramento alta, al sei per cento come vuole il Pd per esempio, perchè non è detto che in questo modo verrà garantita la governabilità. Sul voto disgiunto faccio presente che questo esiste per i Comuni e le Province, dove vige il doppio turno, ma qui si parla di un turno unico e corriamo il rischio di far eleggere un presidente di Regione con delle maggioranze anomale». Toni accesi, che sicuramente verranno riproposti nella prossima seduta del Consiglio, se in queste due settimane non verrà trovato un accordo tra le parti. Alle 13.30 il Consiglio è stato sospeso per un incontro tra i capigruppo e rappresentanti dei territori colpiti dalla nevicata record del febbraio dello scorso anno. Alla riunione ha preso anche il presidente della Regione, Gianni Chiodi: «La protesta va indirizzata forte nei confronti del Governo nazionale affinchè dia il via libera all'erogazione dei fondi - ha detto Chiodi -. Sindaci e Anci devono essere con noi. Come Regione abbiamo verificato l'esistenza di alcune economie, ma possiamo arrivare a soddisfare in modo molto limitato la complessiva necessità dei Comuni abruzzesi. Il Governo aveva preso l'impegno per l'emergenza nazionale e quindi avrebbe dovuto, già da tempo, provvedere ai pagamenti. Così non è stato e il mancato rimborso sta provocando gravissime ripercussioni». Critico il vice presidente del Consiglio regionale Giovanni D'Amico (Pd): «La Regione è rimasta inerte in attesa dei rimborsi dello Stato, non ha attivato alcuna vertenza».