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Pescara, 19/12/2025
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Data: 13/03/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Legge elettorale in stand by resiste il listino. Falsa partenza in consiglio regionale disaccordo Pdl-Pd

L’AQUILA In fondo è quello che sospettavano tutti: rinvio dopo rinvio, emendamento dopo emendamento, la melina assolutamente bipartisan dei consiglieri regionali sulla legge elettorale potrebbe portare l’Abruzzo a votare col listino ancora intatto. Lo dice chiaro il presidente della commissione speciale Lorenzo Sospiri: «La legge elettorale per le prossime regionali si deve approvare entro il prossimo 15 giugno, altrimenti si rischia di andare alle elezioni con il listino e sarà il centrosinistra ad assumersene la responsabilità». E infatti ieri pomeriggio il consiglio regionale viene sciolto per mancanza del numero legale: tutti d’accordo per il rinvio al prossimo consiglio tra due settimane. Il tempo che impiegheranno le segreterie dei partiti per trovare un accordo sulla legge. Perchè è lì adesso che si sposta il dibattito, per evitare colpi di mano in consiglio e arrivare al voto prima che si apra il semestre bianco di Gianni Chiodi. Il tempo è tiranno per la riforma, anche perchè l’opposizione ha già depositato mille emendamenti. Lo scontro si consuma sulla soglia di sbarramento, che è l’argomento sul quale si litiga a facce scoperte. Ma le manovre sotterranee sono altre. Le svela sempre Sospiri: dopo le elezioni politiche, l’esponente pescarese del Pdl attaccò sia Chiodi che Piccone per «il tentativo di cambiare le modalità di elezione», in particolare per eliminare il meccanismo delle preferenze ed arrivare così alle liste bloccate proprio come nel Porcellum. «Tentativo finito male», assicura Sospiri.
La nuova legge elettorale che dovrà essere approvata dal consiglio prevede che si vada a votare con un sistema proporzionale puro basato su quattro collegi provinciali, senza listino, la possibilità di esprimere una sola preferenza e un premio di governabilità. In pratica il nuovo consiglio regionale che sarà composto da 30 consiglieri più il presidente (il taglio è stato già approvato), prevede l’assegnazione di 18 seggi al vincitore e di 12 allo sconfitto. La soglia di sbarramento prevista è del 4 per cento per i partiti che corrono da soli e del 2 per quelli apparentati. E’ contrario il capogruppo Pd Camillo D’Alessandro: «Questi sono sbarramenti immorali che favorirebbero soltanto la frammentazione dei gruppi all’emiciclo», mentre a favore di un abbassamento della soglia o della sua abolizione è Rifondazione. Ma la soglia non è il solo motivo di scontro. C’è anche lo spettro di D’Alfonso. «Al collega Sospiri, probabilmente preso dall’antidalfonsinite di ritorno - dice D’Alessandro - faccio presente che non consentiremo la riedizione di una porcata regionale». Il Pd preme così per la reintroduzione del voto disgiunto: «Oggi gli abruzzesi non hanno la possibilità di scegliersi il proprio consigliere e il proprio presidente, facoltà data a tutti gli elettori in Italia, ma non in Abruzzo. Evidentemente la paura fa novanta e di fronte a un possibile ingresso di Luciano D’Alfonso hanno pensato bene di limitare l’effetto popolarità dell’ex sindaco di Pescara». Appesa anche la doppia preferenza per garantire la rappresentanza di genere, sulla quale spinge molto Rifondazione. Da discutere la proposta del portavoce del Pdl Riccardo Chiavaroli sul collegio unico regionale: «Perchè mai quattro collegi provinciali se si vota per la Regione? Meglio una lista unica di 30 candidati». E sul consiglio sciolto per mancanza del numero legale, Chiavaroli mette le mani avanti: «Nessuna fuga: accogliendo le sollecitazioni provenienti dall’aula, abbiamo accettato di sospendere la discussione, in modo da creare nei prossimi giorni le condizioni per arrivare a un voto condiviso».

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