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Data: 13/03/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Garantire il ruolo politico di Berlusconi». Napolitano riceve Alfano dopo la protesta in tribunale a Milano: rammarico per un episodio senza precedenti, serve responsabilità. Il Pdl elogia Napolitano «Punto di equilibrio». Ma la piazza del 23 resta.

ROMA Chiamato in causa dal Pdl che gli ha chiesto udienza per protestare contro le presunte persecuzioni giudiziarie di cui sarebbe vittima Silvio Berlusconi, Giorgio Napolitano non solo non si è tirato indietro, ma ne ha tratto spunto per rivolgere un nuovo, articolato e forse estremo monito al mondo politico e alle toghe perché mettano fine ad una «nuova allarmante spirale» di polemiche ed evitino «tensioni destabilizzanti per il nostro sistema democratico».
CONTROLLO DI LEGALITÀ

Un intervento a due fasi, quello di Napolitano che si è manifestato con un incontro pomeridiano da lui promosso con il comitato di presidenza del Csm dopo che in mattinata aveva ricevuto - come previsto - il segretario del Pdl, Alfano, accompagnato dai capigruppo Cicchitto ed Alfano. Ed è stato proprio nell’incontro con il vicepresidente del Csm, Vietti, e con il primo presidente della Corte di Cassazione Lupo e con il pg, Ciani che il capo dello Stato ha posto alcuni ”paletti” precisi con altrettanti «altolà», ribadendo che giustizia e politica non possono percepirsi «come mondi ostili». E - riferendosi implicitamente al caso di Silvio Berlusconi - ha indicato ancora una volta «il più severo controllo di legalità» un imperativo assoluto «da cui nessuno può considerarsi esonerato in virtù dell’investitura popolare ricevuta». Al tempo stesso, Napolitano definita «aberrante l’ipotesi di manovre tendenti a mettere fuori gioco ”per via giudiziaria” - come con «inammissibile sospetto» si tende ad affermare - uno dei protagonisti del confronto democratico e parlamentare nazionale». Dunque: basta con i sospetti dei complotti dei pm ai danni del Cavaliere.
Ma un significativo segnale Berlusconi lo riceve perché Napolitano parlando dei prossimi adempimenti - definisce «comprensibile la preoccupazione dello schieramento che è risultato secondo nelle elezioni, di veder garantito che il suo leader possa partecipare alla complessa fase politico-istituzionale già in pieno svolgimento e che si proietterà fino alla seconda metà del prossimo mese di aprile». Il che sembra auspicare una sorta di tregua con una partecipazione politica del Cavaliere ai prossimi impegni post-elettorali senza ulteriori guai giudiziari. Beninteso, l’appello di Napolitano è rivolto «erga onmes» al «rispetto del ruolo e della dignità» tanto della magistratura quanto delle istituzioni politiche. Il capo dello Stato chiede equilibrio a «quanti sono chiamati ad indagare e giudicare» secondo i principi del «giusto processo» con particolare attenzione alle garanzie da riconoscere alla difesa.
FREDDEZZA E EQUILIBRIO

Chiede ancora «freddezza e equilibrio» a tutte le parti in causa - in particolare quelle politiche - osservino «senso del limite e della misura» il cui venir meno esporrebbe la Repubblica a «gravi incognite e rischi». E questo è un altro passaggio che può essere letto come un richiamo a Berlusconi e a quei deputati del Pdl che hanno partecipato al blitz al Tribunale di Milano. Una manifestazione che Napolitano ha stigmatizzato duramente nel colloquio con Alfano quando ha espresso «vivo rammarico» per una protesta «senza precedenti». E con toni ancora più forti si è espressa successivamente l’Anm sostenendo che quella manifestazione ha messo in discussione e in grave tensione «i principi dell’ordinamento democratico». Agli esponenti azzurri Napolitano ha ribadito che «egli non può e non vuole interferire nell’esercizio del potere giudiziario». Autonomia e indipendenza delle toghe non sono in discussione. «Serve un immediato cambiamento del clima che si è venuto a creare», ha avvertito Napolitano, facendo appello al senso di responsabilità di tutti.

Il Pdl elogia Napolitano «Punto di equilibrio». Ma la piazza del 23 resta. Sollievo dopo le parole del capo dello Stato: «Lezione di stile per tutti». Proseguono però i preparativi per la manifestazione di piazza del Popolo

IL CENTRODESTRA
ROMA «La mia ammirazione per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano supera oggi quel che avrei immaginato. Egli è il vero punto di equilibrio nel nostro Paese in un momento così difficile». A sera il Pdl esulta e con Renato Brunetta archivia qualsiasi ipotesi di Aventino. L’incontro della delegazione pidellina, composta ai massimi livelli (il segretario del partito, Angelino Alfano, i capigruppo uscenti di Camera e Senato, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri), con il Capo dello Stato ha portato a un risultato importante e forse insperato. «Incontro molto rispettoso, chiaro e schietto», lo definiranno uscendo i tre con una nota congiunta. Certo, momenti di tensione con il Capo dello Stato – che li ha messo nero su bianco esprimendo il suo «vivo rammarico» per la manifestazione di Milano – non sono mancati.
LA SVOLTA DOPO IL CSM

Quando però dopo l’incontro Napolitano ha, seduta stante, convocato il Csm, di cui è presidente, ed è uscita la seconda nota del Quirinale, sia dentro il Pdl che dalla stanza d’ospedale del San Raffaele di Milano si è tirato un bel sospiro di sollievo. Dal Colle, per il Pdl, è uscita una (mezza) vittoria e un (mezzo) riconoscimento delle ragioni della battaglia loro e di Berlusconi. Appena usciti dal Quirinale, Alfano, Gasparri e Cicchitto assicurano, con una voce sola, di aver espresso «piena consapevolezza della natura delle responsabilità e delle prerogative del capo dello Stato che non può interferire nell’esercizio del potere giudiziario» e quindi garantiscono di non avergli rivolto «alcuna richiesta di impropri interventi in materia». Poi, però, arriva la seconda nota del Quirinale ed è lì che il Pdl esulta. Lo fa, per dire, con la voce di un cattolico-moderato come il vicepresidente uscente del gruppo al Senato, Gaetano Quagliariello: «La differenza tra il senso delle istituzioni e della democrazia e un pericoloso approccio ideologico al rapporto tra giustizia e politica sta tutta nella distanza siderale che passa tra le parole del presidente Napolitano e il comunicato dell’Anm». Poiché però fidarsi è bene e non fidarsi, come noto, è meglio, i preparativi della manifestazione romana di piazza del Popolo del 23 vanno avanti. Le colombe azzurre avrebbero gradito un ulteriore, fattivo omaggio al Colle, annullando l’appuntamento. Berlusconi, però, non si fida.
PASSO AVANTI

«E’ un passo in avanti importante e significativo», nota comunque Anna Maria Bernini, «il modo in cui il Capo dello Stato ha affrontato le istanze che il Pdl ha sollevato a difesa del suo leader Berlusconi, oggetto di una indegna persecuzione giudiziaria, ed è una lezione di stile per tutti, a partire dall’Anm». Il problema per il Pdl è (e resta) tutto politico. Lo dice, in chiaro, Alfano: «E’ in corso un tentativo di eliminazione per via giudiziaria del leader del centrodestra italiano». Il sottotesto, pur non esplicitato, è: cosa ne resterebbe, del nostro Pdl, senza Silvio? Poco o nulla, appunto. Ecco perché la strategia di Berlusconi è (e resta) una sola: «Devono capire che senza di noi non vanno da nessuna parte». Oggetto del contendere, le nomine istituzionali e, anche, la formazione di un nuovo governo. Ecco il perché della nota scritta del Cav sui papabili per il Colle che esclude appoggi a nomi di casate altrui.
Il che, di conseguenza, vuol dire tornare in gioco a 360 gradi, rifiutare qualsiasi ipotesi aventiniana al momento della scelta dei presidenti delle Camere come dei loro lavori e, a maggior ragione, per il governo. Se a sera c’è ancora nervosismo, nel partito, è tutto interno, per le nomine dei capigruppo interni di Camera e Senato. Per Montecitorio sono in pole position Mara Carfagna e Renato Brunetta, a palazzo Madama Gaetano Quagliariello, Francesco Nitto Palma e lo stesso presidente uscente del Senato, Renato Schifani. C’è infine la questione delle impronte digitali, volute da Fini per evitare i «pianisti» in aula alla Camera: il Pdl ha dato indicazione ai propri neoparlamentari di non farsele prendere (è libera scelta dei singoli). Mossa, a suo modo, pure questa senza precedenti.

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