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Pescara, 19/12/2025
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Data: 13/03/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Enti locali, in Abruzzo debiti per 3 miliardi. Chieti è nella top-20 italiana per indebitamento pro-capite (1.807 euro) Intanto si allungano i tempi per il pagamento delle imprese creditrici

PESCARA Secondo uno studio della Banca d’Italia i debiti del sistema degli enti locali in Abruzzo ammonta a circa 3 miliardi di euro. Di questi 365 milioni per titoli emessi in Italia, 922 milioni per titoli emessi all’estero, 1 miliardo 157 milioni per prestiti di banche, altre istituzioni finanziarie monetarie e Cassa depositi e prestiti, altre passività ammontano a 548 milioni. Per quanto riguarda le operazioni in derivati finanziari, sono dieci gli enti locali abruzzesi interessati per una cifra relativamente modesta, 28 milioni di euro. Andando nello specifico dei comuni. Il Comune abruzzese più indebitato in termini di debito pro capite (gli ultimi dati accessibili sono del 2010) è Chieti con 1.807 euro per residente. Il capoluogo teatino si colloca al 17° posto nella classifica nazionale che vede al primo posto Parma (4.684 euro pro capite). Se si ragiona in termini assoluti, il debito più alto spetta al comune di Pescara con 169 milioni di euro (1.370 pro capite), Teramo ha 60 milioni (1.099 pro capite). Un aspetto rilevante di questo debito è quello nei confronti delle imprese. Nei mesi scorsi il governo ha messo a punto quattro decreti che avrebbero dovuto sbloccare in Italia almeno 10 miliardi di euro dei 70 accertati. Ma il meccanismo è lento e farraginoso. Secondo il centro studi della Cgil di Mestre, lo Stato ha pagato alle imprese solo 3 milioni di euro su uno stock di oltre 70 miliardi di debiti: con questo ritmo, per saldare il debito, ci vorranno oltre 1.900 anni. Per la Cgia le ragioni di questo flop sono molteplici, anche se in gran parte sono riconducibili, da un lato, alla difficoltà di certificare i crediti, ostacolo che ha scoraggiato moltissime imprese a presentare la domanda, e dall’altro, ai ritardi nella messa a punto della piattaforma informatica che ha il compito di collegare il sistema creditizio con la Pubblica amministrazione. Tra le inefficienze del sistema va altresì sottolineato che non sono poche le società ed enti pubblici che non si sono ancora iscritti al portale, bloccando il funzionamento dell’intera operazione. Come funziona il meccanismo? L’ imprenditore, dopo aver ottenuto la certificazione del credito dall’Ente debitore», spiega la Cgia «deve trovare un istituto di credito a cui cedere il credito per ottenere l’anticipazione. A questo punto, la banca che si rende disponibile ad effettuare questa operazione accede alla piattaforma informatica e, verificata la validità della certificazione, liquida l’impresa. Dopodichè, l’istituto bancario inserisce i dati della cessione del credito nella piattaforma e si occupa del suo recupero presso la Pa debitrice». Iter complesso che potrebbe essere ulteriormente complicato (e allungato) se fossero veri i dati diffusi ieri dal Corriere della Sera sulla base di uno studio di Emanuele Padovani, docente a Bologna, per conto del gruppo di consulenza Van Dijk. Secondo lo studio i crediti delle imprese con la Pubblica Amministrazione ammonterebbero a più del doppio di quanto preventivato: 150 miliardi di euro, contro i 70 ufficiali. Di questi quasi 70 miliardi di euro sono i debiti delle Regioni, 48,4 quelli dei Comuni, 19,6 le Province, più una quindicina di miliardi gli enti locali, senza per ora includere gli arretrati delle dodicimila aziende controllate o partecipate dagli stessi enti locali (7 miliardi).

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