ROMA Il Papa che nessuno aspettava con il nome che tutti invocavano è Jorge Mario Bergoglio, scelto, come dice lui stesso, «alla fine del mondo». Dopo dodici secoli un pontefice extraeuropeo torna a guidare la Chiesa di Roma, una scelta che sorprende il mondo perché al secondo giorno di Conclave, dopo appena cinque scrutini, i cardinali consegnano ai fedeli il nuovo Pastore, ed è, inaspettatamente, l’arcivescovo di Buenos Aires che nel 2005 contese a Joseph Ratzinger, per poi fare un passo indietro, l’elezione dell’aprile di otto anni fa. Alle 19.06 di un mercoledì pieno di pioggia, la fumata bianca che fa esplodere di gioia la piazza punteggiata di ombrelli annuncia al mondo che il Conclave è finito. Il passaggio del testimone dalla storia al futuro avviene sotto un cielo plumbeo, dopo solo 25 ore e mezzo di incontri, preghiere e votazioni nella Cappella Sistina che fanno immaginare alla folla radunata in piazza San Pietro, così come agli osservatori e ai giornalisti, che il nome sarà quello del cardinale di Milano Angelo Scola, il front runner del Conclave, o del suo contendente più accreditato, il brasiliano Odilo Pedro Scherer. Ma quando alle 20.12 la finestra della Loggia delle Benedizioni si apre e il cardinale Protodiacono Jean-Louis Tauran annuncia «Habemus Papam! Eminentissimum ac reverendissimum dominum, dominum Georgium Marium, sanctae Romanae Ecclesiae cardinalem Bergoglio» la folla che esplode in un urlo, oltre centomila persone sono accorse in piazza San Pietro, è allo stesso tempo attraversata da un sentimento di stupore: «Francesco, Francesco» è il coro ritmato quando Tauran annuncia il nome scelto. «È un santo» grida qualcuno dal fondo, «va in autobus, è vicino ai poveri». Ma per molti quello del cardinale argentino che ha sbaragliato tutte le previsioni arrivando a 76 anni al soglio pontificio, il primo gesuita nella storia, è un volto sconosciuto. Il Papa che per primo ha scelto il nome amatissimo del poverello di Assisi, patrono d’Italia, e di San Francesco Saverio, gesuita e missionario spagnolo vissuto nel Cinquecento, si presenta semplicemente vestito di bianco, senza indossare la mozzetta rossa, la tipica mantellina papale, e conquista subito il suo popolo con la semplicità: «Fratelli e sorelle buonasera. Voi sapete che il dovere del Conclave è dare un Vescovo a Roma – dice quando alle 20.24 appare nella cornice magnifica della facciata di San Pietro, sotto il drappeggio rosso delle tende di velluto – Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo, Ma siamo qui...». Ringrazia «per l’accoglienza», ringrazia la comunità diocesana di Roma, lui che ne è il vescovo. Alla gente che lo ha atteso per tutta la giornata sotto gli ombrelli, incurante del freddo, fa due richieste. La prima è «una preghiera per il Vescovo emerito, Benedetto XVI». La seconda, dopo aver recitato il Padre nostro, l’Ave Maria e il Gloria, prima di dare la benedizione, è la richiesta di un «favore»: «Io vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo chiedendo la benedizione del suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me». Scende il silenzio sulla piazza, ma dura una manciata di secondi, perché l’emozione fa fatica a essere contenuta. La gente esplode in un applauso, e papa Francesco la benedice, concedendo a tutti, anche a chi segue «attraverso i nuovi mezzi di comunicazione» l’indulgenza plenaria. «Grazie tante dell’accoglienza, pregate per me, ci vediamo presto. Domani voglio andare a preghare la Madonna perché custodisca tutta Roma. Buona notte e buon riposo» conclude, così come, con tono familiare, Benedetto XVI a Castel Gandolfo aveva concluso il suo pontificato con un quieto «Buonanotte». Da Francesco, primo papa latinoamericano, riprende dunque la marcia millenaria della Chiesa romana, con il suo miliardo e più di fedeli, e da questa serata in cui gente proveniente da ogni parte del mondo ha gridato «Viva il Papa»: «Incominciamo un cammino di fratellanza, di amore e di fiducia tra noi» ha invitato il nuovo Pontefice. Si diffonde la voce che dopo avere accettato l’elezione e aver lasciato la Sistina, sia risalito tranquillamente in autobus con i fratelli cardinali: è l’annuncio di un Pontificato all’insegna della semplicità. Bergoglio aveva salutato le dimissioni di Ratzinger come «un gesto rivoluzionario», una scelta che «ha fatto voltare pagina dopo 600 anni di storia». Oggi si recherà nella Basilica di Santa Maria Maggiore in visita privata, quindi celebrerà una messa con tutti i cardinali. Domenica il suo primo Angelus, martedì la messa di intronizzazione Francesco a San Pietro.
Il pastore umile vicino ai diseredati
Gesuita, 76 anni, il primo Pontefice non europeo è figlio di immigrati piemontesi. E’ contro i matrimoni gay
ROMA Jorge Mario Bergoglio, gesuita, argentino, è il nuovo Papa con il nome di Francesco, primo Pontefice non europeo, e la sua famiglia ha origini italiane. Nato a Buenos Aires il 17 dicembre 1936, la sua famiglia è astigiana, originaria di Bricco Marmorito di Portacomaro, frazione di Asti. Suo bisnonno aveva avuto sei figli, tra i quali Giovanni Angelo Bergoglio, ferroviere trasferitosi poi a Torino, dove nacque il padre del nuovo Pontefice. Giovanni Angelo si trasferì poi a Buenos Aires dove nacque Jorge Mario Bergoglio. La madre Regina Sivori – come racconta lui stesso in un libro-intervista - era nata a Buenos Aires «ma con sangue piemontese e genovese». Il nuovo Papa ha mantenuto i legami con il Piemonte: 10 anni fa ha visitato Bricco Marmorito, incontrando alcuni cugini, perché era molto interessato a conoscere la sua terra d’origine. Ancora oggi nella frazione astigiana vivono alcuni suoi cugini. E non è certo un caso se è appassionato di letteratura italiana. Cardinale di grande esperienza era già tra i papabili nel conclave del 2005. Secondo alcune ricostruzioni, come quella del vaticanista Lucio Brunelli che ha raccolto il diario di un cardinale elettore, fu proprio Bergoglio a contendere a Ratzinger l’elezione in quell’aprile di otto anni fa. E risultò il secondo più votato dopo lo stesso Benedetto XVI. Conosciuto come prete dei poveri, ha sempre amato stare tra la gente comune, tra i più sofferenti. Ha studiato e si è diplomato come tecnico chimico, ma poi ha scelto il sacerdozio ed è entrato in seminario. Nel 1958 è passato al noviziato della Compagnia di Gesù, ha compiuto studi umanistici in Cile e nel 1963, a Buenos Aires, ha conseguito la laurea in filosofia. Dal 1967 al 1970 ha studiato teologia conseguendo la laurea. È stato maestro di novizi a Villa Barilari, San Miguel (1972-1973), professore presso la Facoltà di Teologia, Consultore della Provincia e Rettore del collegio massimo. Il 20 maggio 1992 Giovanni Paolo II lo ha nominato Vescovo titolare di Auca e Ausiliare di Buenos Aires. I Nel 1998 è stato nominato Arcivescovo di Buenos Aires. È autore di alcuni libri: Meditaciones para religiosos del 1982, Reflexiones sobre la vida apostolica del 1986 e Reflexiones de esperanza del 1992. Dal novembre 2005 al novembre 2011 è stato Presidente della Conferenza Episcopale Argentina. In un libro-intervista pubblicato nel 2010 Jorge Bergoglio (che secondo i media Usa vive con un polmone solo dopo una grave infezione avuta da ragazzo) si racconta in molti suoi momenti privati. Dice di essere appassionato di tango e di aver avuto una fidanzata: «Era nel gruppo di amici con i quali andavamo a ballare. Poi ho scoperto la vocazione religiosa». Ama il calcio, ed è socio del club San Lorenzo di Buenos Aires. La società ieri ha esultato su Twitter allegando una foto della tessera del Papa datata 12 marzo 2008. Nello stesso libro scritto a quattro mani dai giornalisti Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin («Il Gesuita»), Bergoglio parla del compito della chiesa: «L’opzione principale è scendere per le strade e cercare la gente, questa è la nostra missione». Prosegue: «Ad una chiesa autoreferenziale succede come a una persona autoreferenziale: diventa paranoica, autistica. E’ a favore del mantenimento del celibato per i sacerdoti e contro i matrimoni gay, ai quali si è opposto scontrandosi anche con la famiglia Kirchner. Sulla pedofilia sostiene che «la perversione deve essere individuata prima dell’ordinazione. Nel seminario di Buenos Aires ammettiamo circa il 40% dei candidati e facciamo un attento monitoraggio». «Il pranzo di Babette» il suo film preferito, la Crocefissione Bianca di Chagall il quadro più amato, confessa la sua passione anche per i Promessi Sposi e La Divina Commedia. Preferisce mezzi pubblici e la bici alle auto, e alla domanda come si definirebbe risponde: «Jorge Bergoglio, prete».