PESCARA «Fossi stato così attivo e capace di contribuire a mantenere un Governo mettendoci pure dei soldi, sarei stato almeno ricandidato». E’ in questa maniera, con un posto da onorevole del Pdl perso, che Sabatino Aracu, il politico del centrodestra, ex coordinatore regionale di Forza Italia, allontana un presunto foraggiamento al partito, a Sergio De Gregorio, il senatore che ha cambiato casacca passando dall’Idv al Pdl e votando, nel 2008, la fiducia contro l’allora Governo di Romano Prodi. De Gregorio, ai pm romani, ha confessato di «aver accettato due milioni in nero» aggiungendo, sempre ai magistrati, con riferimento all'inchiesta di Napoli: «Se me li avessero dati in maniera trasparente li avrei dichiarati. Ho accettato un pagamento in nero, ho sbagliato e l'ho confessato ma comunque il Governo Prodi sarebbe caduto lo stesso». Che c’entra l’Abruzzo con De Gregorio? E Aracu? L’ex parlamentare è uno degli imputati di spicco del processo sanità, quello guidato dalla procura di Pescara – dai pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli – e in cui sono imputate 25 persone tra cui Aracu e l’ex presidente della Regione Ottaviano Del Turco. Già al tempo dell’inchiesta che il 14 luglio 2008 disarcionò la giunta Del Turco e, soprattutto adesso durante il dibattimento, dal processo emergono dettagli che per l’inchiesta pescarese potrebbero essere marginali ma che comunque riguardano la situazione patrimoniale, gli accertamenti sui conti e sui beni degli imputati. Così, spesso, nel processo sanità si parla della società di call center 3G di Aracu finito alla sbarra con l’accusa di aver preso una presunta tangente da un milione di euro dall’ex titolare di Villa Pini Vincenzo Maria Angelini. Recentemente, ad esempio, il testimone dell’accusa Venceslao Di Persio ha parlato di «strane fatture», come disse, che lui da presidente della società di call center si era ritrovato. L’esempio che Di Persio fece fu quella fattura «di oltre 200 mila euro per fare pubblicità sul quotidiano L’Avanti allora diretto da Valer Lavitola ma che non ho voluto pagare», aggiunse il testimone in aula, «nonostante le pressioni di Aracu». Quel giorno a Di Persio venne chiesto anche di riferire su una fattura verso la Broadcast Video press, una società che porterebbe a De Gregorio. La domanda rimase senza risposta perché il presidente del collegio Carmelo De Santis non ne vide l’interesse per il processo pescarese ma, l’interrogativo, avrebbe potuto far emergere un eventuale collegamento tra Aracu e De Gregorio. Una vicinanza che Aracu respinge dicendo: «Non conoscevo De Gregorio in quegli anni, nel 2006, l’ho già detto durante un’udienza. Al limite l’ho conosciuto nel 2008, per averlo incrociato al senato. Non so nulla», aggiunge il politico, «di quelle fatture. Ne hanno dette tante su di me, perfino che pagavo il mutuo ad Antonio Razzi. Che sciocchezze. Prima era di moda Razzi adesso è di moda De Gregorio». L’inchiesta sanità, dal centrosinistra è virata al centrodestra grazie al memoriale di Maria Maurizio, l’ex moglie di Aracu che avrebbe incastrato il marito – e da cui lui, in aula, non fa altro che difendersi – raccontando anche che tra il 2005 e il 2006 dalla società immobiliare Essecì sarebbero state fatte fatture a una società di De Gregorio così come dalla società 3G. Altra circostanza che il politico smentisce ribadendo ancora «di aver incrociato De Gregorio nel 2008». Aracu racconta invece di aver staccato dal suo conto presso l’agenzia di Montecitorio del Banco di Napoli San Paolo un assegno da 180 mila euro in favore di Adele Caroli (non indagata, ndr), vicepresidente del consiglio comunale di Pescara eletta con il Pdl e oggi indipendente perché, spiega Aracu, «era una cessione di quote. Caroli era socia della Essecì immobiliare e quando uscì le pagai le quote. Non so nulla dei suoi rapporti con De Gregorio». Intanto, il processo sanità riprende lunedì con la deposizione dell’ex presidente della Fira Giancarlo Masciarelli che ha patteggiato per il processo sanità e per la Fira una pena di tre anni e quattro mesi. Masciarelli ha già deposto al processo Fira e, adesso, è stato chiamato a Sanitopoli dalla Regione che figura parte civile.