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Data: 26/03/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
L’appello di Bersani: Monti ci aiuti, gli altri non ci fermino «L’offerta di Berlusconi? Siamo seri...».

ROMA «La verità è che c’è una situazione drammatica. E per questo che serve un governo. Anzi, servirebbe un governo che fa miracoli». Pier Luigi Bersani, dopo il suo incontro con i segretari di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, dipinge un quadro del Paese dai toni non dissimili da quelli usati il giorno prima dal presidente di Confindustria. La «assoluta necessità e urgenza di dare un governo al Paese» viene ribadita a Bersani anche dal presidente di Rete imprese Italia, Carlo Sangalli, e il leader democrat, al termine delle due giornate dedicate agli incontri con le parti sociali e ad alcuni esponenti della società civile, come don Luigi Ciotti, si è rivolto ai partiti e ai movimenti con cui inizia da stamane le consultazioni.
«Ora tocca alle forze politiche con le quali cominceremo gli incontri cercando di trovare una soluzione alle condizioni date», dice il premier incaricato aggiungendo di proporre «una soluzione per cui qualcuno si fa carico di un’azione di governo coerente e tutti assieme ci si corresponsabilizza per fare le riforme». Nei fatti, osserva il leader democrat, si tratta della «situazione descritta dal capo dello Stato» e che si articola su quel «doppio binario» tra piano del governo e quello delle riforme che «consente a tutti di assumersi un pezzo di responsabilità davanti al Paese». «Mentre incontravamo le parti sociali - rileva Bersani - abbiamo dato 48 ore ai partiti per fare una riflessione ed arrivare a questa assunzione di responsabilità davanti al Paese». «Noi non chiediamo a nessuno l’impossibile - ha detto ancora il segretario del Pd alla Direzione del suo partito - a Scelta Civica e a Monti chiediamo un’intesa possibile. Alle altre forze politiche che hanno minore disponibilità, come il Movimento a 5 Stelle, di non impedire questa soluzione utile al Paese, se non vogliono restare una comunità segregata». Anche al Pdl Bersani chiede di abbandonare «i cascami della campagna elettorale per una scelta di responsabilità», ma di fronte all’offerta berlusconiana di Alfano al governo come vicepremier, il presidente incaricato, con un mezzo sorriso, declina: «Bisogna fare discorsi seri. Non si può al mattino annunciare la guerra mondiale e al pomeriggio proporre gli abbracci».
PACE SUL FRONTE INTERNO
Nel suo difficile tentativo, Bersani ha anche da fare i conti con il fronte interno, sul quale ieri, d’altra parte, non si sono registrati movimenti di sorta. Anzi, da una Direzione del suo partito, che alla vigilia si temeva movimentata, ha ottenuto un sostanziale viatico a continuare per la sua strada. Secondo lo schema che, almeno al momento, non vede altro obiettivo che non sia il successo del suo tentativo di formare il governo, e sul quale il presidente incaricato andrà a riferire a Giorgio Napolitano al Quirinale nella giornata di giovedì.
Ieri alla Direzione non ha partecipato - ma questa non è una novità - Matteo Renzi, «per un motivo molto semplice - si è giustificato il primo cittadino di Firenze - è stata convocata all’ultimo momento e io avevo preso degli impegni legati alla mia funzione di sindaco». «La mia serietà e la mia lealtà sono fuori discussione. Bersani - ha aggiunto il sindaco - sta provando a formare un governo e io spero che, per il bene dell’Italia, ce la faccia». Il segretario democrat si mostra in perfetta sintonia, e ai giornalisti che riprendono il ricorrente argomento della rivalità tra i due, risponde con un sorriso: «Non abbiamo mai litigato. Andiamo d’accordissimo. Alle voci sui nostri contrasti ho fatto l’abitudine. Non c’è problema e consiglio di non immaginare cose che non esistono».

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