Delegazioni Pdl-Lega oggi insieme alle consultazioni, il Cavaliere non ci sarà
ROMA «O si fa un accordo con noi o si va al voto». L’eventuale apertura di Bersani a una persona non sgradita al centrodestra per il Quirinale non basta. Silvio Berlusconi alza il prezzo e mette sul piatto anche la candidatura del segretario Pdl come vicepremier. «Noi diremo a questi signori della sinistra che ci sediamo a un tavolo solo se si parla di un governo insieme. Per esempio Bersani presidente del consiglio e vice presidente Alfano» rilancia il Cavaliere, che mette nel conto un presidente della Repubblica di estrazione moderata: «Deve essere un uomo di garanzia per tutti». «Il Pdl non permetterà in alcun modo che ci possa essere un governo che escluda più di un terzo degli italiani e che voglia mettere le mani anche sul Quirinale. Se questo dovesse accadere, non faremo funzionare il Parlamento. Abbiamo cento deputati e cento senatori. Bloccheremo i lavori del Parlamento e porteremo la protesta in piazza perché questo sarebbe un golpe» avverte Berlusconi, che sottolinea i ripetuti no di Grillo al governo del cambiamento, prova ad incunearsi nelle difficoltà che sta incontrando il premier incaricato e detta le sue condizioni per sbloccare la situazione: «O il Pd cambia linea a 180 gradi e si rende disponibile ad un governo con il Pdl e contemporaneamente dichiari di volere un moderato al Colle oppure si torni al voto al più presto». La risposta all’aut aut del Cavaliere, cge promette di andare in piazza almeno una volta al mese, arriva nel pomeriggio da Bersani, per il quale non è il momento di parlare di Quirinale («Se ne discuterà a tempo debito») e non è serio proporre baratti: «Ormai siamo al dunque, bisogna che facciamo discorsi seri. Non si può al mattino annunciare la guerra mondiale e al pomeriggio proporre degli abbracci...». La porta, insomma, sembra sbarrata e con Berlusconi si può dialogare, eventualmente, solo sulle riforme. Ma nel Pdl nessuno si dà per vinto e Angelino Alfano torna alla carica. Lo fa negli studi di Porta a Porta dove dice di avere «altre ambizioni che fare il vice di uno che viene dal Pci» e poi torna alla carica. «Pronti a sostenere un governo, anche a guida Bersani, se al Quirinale ci sarà un rappresentante dell’area culturale del centrodestra. Meritiamo che un terzo dei cittadini che ci ha votato abbia una sua rappresentanza» insiste il segretario del Pdl, che non vuole nemmeno sentir parlare di “mercimonio di poltrone” e replica con sdegno alla proposta del Pd di collaborazione sulle riforme ma non nella formazione del governo. «L’atteggiamento per cui per le riforme si può fare un’intesa con noi e invece per il governo si vanno a chiedere spiccioli di voti alla Camera e al Senato è irresponsabile. A questo punto, si torni al voto e le riforme se le faccia la prossima maggioranza» sbotta Alfano, che insiste sull’alleanza dei principali partiti per fare insieme «qualcosa di buono», definisce «surreale» il dibattito nel Pd «dove l’emergenza vera sembra essere il conflitto di interessi o rendere ineleggibile Berlusconi» e assicura che il centrodestra è a un punto e mezzo sopra il centrosinistra: «Secondo i sondaggi, il centrodestra è la prima coalizione». Un aiuto a Bersani potrebbe venire dalla Lega? Nei giorni scorsi se n’è parlato parecchio e c’è chi ancora oggi assicura che il discorso non è chiuso. Ma a stoppare ogni progetto per l’immediatio futuro ci pensa il Cavaliere, che non perde occasione per ripetere che se la Lega lo tradisce e vota insieme al Pd, un minuto dopo cadono le giunte di Lombardia Veneto e Piemonte. E per evitare spiacevoli sorprese, la delegazione del Pdl (senza Berlusconi) oggi incontrerà Bersani insieme ai vertici del Carroccio. Alla Lega, comunque, non piace nemmeno un po’ la proposta lanciata dal Cavaliere di un accordo per la vicepresidenza del consiglio ad Angelino Alfano con Pier Luigi Bersani premier. E la prova la offre Roberto Maroni che, interrogato in proposito, scrolla le spalle e liquida la domanda con una battuta: «C’è una domanda di riserva?».