ROMA Dopodomani sera, quando Pier Luigi Bersani andrà a riferire al Quirinale, si conoscerà il profilo del nuovo capo dello Stato. Meglio: si capirà se sarà un nome condiviso dal centrodestra, oppure se sarà un Presidente “da combattimento” scelto dal Pd per sciogliere il Parlamento e andare spediti alle elezioni. Nel primo caso il candidato più accreditato è Franco Marini, nel secondo si parla di Romano Prodi, oppure di Stefano Rodotà o Gustavo Zagrebelsky.
IL BIVIO
Lo schema è ormai definito. Nei colloqui riservati con Gianni Letta, che tratta in nome e per conto di Silvio Berlusconi, gli ambasciatori di Bersani hanno fatto un discorso chiaro. Questo: se si arriva all’elezione del nuovo capo dello Stato con il governo Bersani in carica grazie alla “non belligeranza” del Pdl (che abbandona l’aula o suggerisce al nuovo gruppo nato in Senato o alla Lega di votare la fiducia) «si crea un clima civile e quindi in modo civile e condiviso si eleggerà anche il capo dello Stato...». Se invece l’esplorazione di Bersani fallirà, «l’elezione del nuovo presidente della Repubblica sarà l’ultimo atto della legislatura prima delle urne anticipate e avverrà in un clima di scontro». In questo caso il Pd, «per evitare di essere travolto dal grillismo», voterà un nome proposto dai Cinquestelle. «Rodotà, Zagrebelsky, Margherita Hack o anche Prodi». In estrema sintesi: «E’ Berlusconi che deve scegliere tra il clima civile e un Presidente condiviso, oppure il clima elettorale e un candidato solo nostro». Inutile dire che in questo schema non c’è alcun accordo nero su bianco tra Pd e Pdl. L’“aiutino” per la nascita del governo, secondo Bersani, deve avvenire senza certificazione di «alleanze contronatura».
IL NOME CONDIVISO
Tutti, da una parte e dall’altra, garantiscono che «nessuno parla di nomi». Nessuno tratta. Ma le diplomazie sono al lavoro. E nello schema dell’accordo sottobanco è in corsa Franco Marini. Sull’ex presidente del Senato, Berlusconi ha speso parole di elogio. Lo ha descritto come una «persona saggia, uno dei pochi che mantengono la parola data. Uno di cui mi fido». L’unico di area Pd, agli occhi del Cavaliere, che potrebbe intercedere, una volta sul Colle, per scongiurare l’arresto o la decadenza da parlamentare del capo dell’opposizione. Sergio Mattarella o Pier Luigi Castagnetti, gli altri possibili candidati i cui nomi sono girati nelle ultime ore vengono bollati come «inaffidabili». Piacciono invece Massimo D’Alema e Giuliano Amato. «Ma Bersani, purtroppo, su questi nomi ha già messo il veto», azzarda Berlusconi.
MOSSE E CONTROMOSSE
C’è da aggiungere che nel Pdl pochi, pochissimi, scommettono in un “accordo lungo” con il Pd. Anzi, i più sono pronti a giurare - in segreto - che una volta incassata l’elezione al Quirinale di un candidato condiviso, Berlusconi «staccherà la spina» al governo Bersani. Una strategia così elementare, che al Nazareno studiano già la contromossa: «L’importante è far partire il governo, fargli ottenere la fiducia del Senato. Poi Bersani può andare avanti portando in Parlamento i provvedimenti graditi ai Cinquestelle. Con i loro voti si potrà fare un bel pezzo di strada...».
IL CANDIDATO DI PARTE
Ma torniamo al bivio iniziale. All’ipotesi del fallimento di Bersani per mancanza di sponde (occulte) nel Pdl. Lo schema del segretario del Pd, se riuscirà a tenere unito il partito, è «dopo di me le elezioni». Così, nessun bersaniano dà credito all’ipotesi di un “governo del presidente”. Al Nazareno sperano che in caso di fallimento dell’esplorazione di Bersani, Napolitano si dimetta con qualche giorno di anticipo per permettere «quanto prima» l’elezione del successore. Quello che potrà giocare (Napolitano non può perché è a fine mandato) la carta delle elezioni anticipate. O che, comunque, rinunci a tentare la nascita di un esecutivo di scopo, “prorogando” Monti a palazzo Chigi. Nel caso, si diceva, il Pd proverà a eleggere un “suo” capo dello Stato: «Non ci spaventa la guerra nucleare minacciata da Berlusconi. Nel Parlamento in seduta comune avremo 480 voti, per eleggere il Presidente ne basteranno 506-507. Ci vorrà poco...».