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Data: 27/03/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Verso il nuovo governo - Governo, i tempi potrebbero slittare. Bersani: con il Pdl si può dialogare. Si tratta sulla Convenzione e sul ruolo di Berlusconi

ROMA «Rimangono difficoltà, ma bisogna continuare a lavorare», così Pier Luigi Bersani ai giornalisti al termine di quello che dovrebbe essere stato il penultimo giorno delle sue consultazioni. Nel corso del quale, ricevendo Angelino Alfano e la delegazione di Pdl e Lega con Roberto Maroni, ha potuto misurare le distanze che - anche per scelta del suo stesso partito - lo separano dal centrodestra sul piano del governo. Resta tuttavia aperto, nella strategia del leader democrat, uno spazio di dialogo sul terreno delle riforme, per le quali la novità sarebbe una Convenzione da costituire ad hoc.
Altro problema quello dei tempi, su cui Bersani non sembra volersi impiccare alla scadenza che lo chiamerebbe entro domani a riferire al Quirinale sul suo giro di consultazioni, che per oggi prevede l’ostico incontro con i capigruppo del M5S. «Non ho tagliole temporali - dice il segretario del Pd - ma c’è Pasqua e questa cosa cercherò di risolverla lì intorno, poi consentirete se c’è un’ora in più o un’ora in meno». Insomma, sembra possibile un piccolo slittamento della conclusione del ciclo di consultazioni che finora non pare aver dato molte soddisfazioni al presidente incaricato.
COLLOQUI CON I PARTITI
Ieri, prima giornata dei colloqui con i partiti, Bersani ha incassato l’appoggio delle formazioni minori, dai senatori di Sel, alle minoranze linguistiche, al Psi di Riccardo Nencini. Mentre un partito che nella difficile arena del Senato può schierare 21 parlamentari, come Scelta Civica di Monti, ha sì «apprezzato» il metodo indicato dal premier basato sul «doppio binario» tra governo e riforme, consigliato da Napolitano ma, per bocca di Andrea Olivero e soprattutto di Lorenzo Cesa, ha condizionato il suo pieno appoggio a «un ulteriore sforzo per verificare un più ampio coinvolgimento di tutte le forze politiche». Il segretario dell’Udc, in particolare, ha chiesto di «sondare la possibilità di un appoggio esterno del Pdl, a cui seguirebbe quello di Scelta Civica».
Da parte sua Bersani, in conferenza stampa, ha manifestato una certa fiducia sui possibili risultati del suo lavoro: «Mi pare - ha detto - che si cominci a comprendere meglio cosa intendo con quel famoso doppio registro e, in particolare, qual è la proposta che si delinea sulla ”Convenzione“ per le riforme, che può essere una grande novità. Attraverso la quale ciascuno può prendersi la propria responsabilità, nella graduazione che vorrà, per appoggiare, consentire, opporsi in un quadro di condivisione delle esigenze di riforma. Questo - ha sottolineato il premier incaricato - è un quadro in cui ciascuno si può riconoscere e prendersi una sua parte di responsabilità. Chiedo a tutti di non impedire questo percorso». Richiesta che Bersani ribadirà stamattina ai due capigruppo di M5S, Lombardi e Crimi, che, in assenza di Grillo, saranno accompagnati nel suo studio dal ”coordinatore comunicazione“ Claudio Messora. D’altra parte il segretario del Pd sa già cosa la delegazione grillina gli risponderà: ieri, infatti, tutti i parlamentari del Movimento hanno espresso all’unanimità il loro no alla fiducia a un governo Bersani. Verso il quale la presidente dei deputati, Roberta Lombardi, ha avuto parole pesanti: «E’ impresentabile anche lui. Non gli voterei la fiducia anche se si buttasse a implorarmi ai miei piedi».
Indubbiamente meglio è andata a Bersani nell’incontro da lui richiesto con il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco. Più volte in questi giorni i vescovi italiani hanno indicato «l’urgenza per il Paese di avere una guida e un governo stabile». E ieri la loro agenzia ”Sir“ ha sottolineato, nella nota politica del direttore Domenico Delle Foglie, che «per ora non si intravedono vie d’uscita» dalla crisi, e che «c’è da augurarsi che la serie interminabile di ”no“ urlati nelle pazze e sibilati nei microfoni, ad uso e consumo delle avverse tifoserie, lascino presto il posto a qualche piccolo ma infinitamente significativo ”sì“».

Si tratta sulla Convenzione e sul ruolo di Berlusconi
Cauto ottimismo nel quartier generale bersaniano. «Altre strade più complicate»Gli azzurri vorrebbero blindare il leader con la presidenza del nuovo organismo


IL RETROSCENA
ROMA «Diciamo che si allarga la consapevolezza che non stiamo scherzando e che altre strade dopo la mia sarebbero ancora più complicate». Era convinto servisse del tempo. Al punto da averne chiesto dell’altro al Quirinale che probabilmente lo vedrà arrivare solo venerdì mattina. Solo poche ore prima della Pasqua si saprà ufficialmente se i ragionamenti che in queste ore va facendo Pier Luigi Bersani sono condivisi dal Capo dello Stato chiamato a valutare la possibile uscita dalla crisi attraverso un governo che solo al momento del voto potrà verificare l’esistenza e la consistenza dei numeri. Il segretario del Pd, nei colloqui che ha avuto ieri, è sembrato mostrare un certo ottimismo e ha spiegato chiaramente che intende portare in Parlamento la sua proposta di «un governo del cambiamento». «Parlerò ai deputati, ai senatori, ma soprattutto al Paese», racconta il segretario del Pd dopo l’ultimo incontro con la delegazione di Scelta Civica. Un discorso che Bersani intende fare da presidente del Consiglio che a Montecitorio e palazzo Madama andrebbe insieme ad un ”dream-team” di ministri e spinto da forze sociali e imprenditoriali che reclamano governabilità. Non concede Bersani spazi alle richieste del Pdl di un governo di larghe intese. Angelino Alfano e Roberto Maroni, salgono al primo piano di Montecitorio insieme ad una nutritissima delegazione e dal segretario del Pd ricevono rassicurazioni sulla volontà di un percorso costituente - attraverso una Convenzione - da fare insieme e che abbia al primo punto la modifica della legge elettorale.
LEGGE COSTITUZIONALE
Una Convenzione che prenderebbe forma da una legge costituzionale la cui composizione verrebbe decisa però contestualmente alla definizione dei ministri e che, entro un periodi congruo, dovrebbe consegnare al Parlamento un progetto di riforma costituzionale da prendere o lasciare. Altro il segretario non concede e glissa quando il segretario del Pdl prova ad accennare alla questione della scelta del nuovo inquilino del Colle: «Facciamo partire questa legislatura, e poi nella Convenzione ci sarà spazio e legittimazione per tutti». Ovviamente di un Berlusconi presidente della Convenzione nessuno ha osato parlare anche se ieri tra le fila del Pdl c’era chi la immaginava come possibile soluzione per dare al Cavaliere una protezione in più. Al Nazareno, sede del Pd, non si sbilanciano su cosa deciderà il Capo dello Stato: «Bersani farà una relazione degli incontri ricevuti e sarà Napolitano a decidere», spiegano stretti collaboratori del segretario del Pd. Che di alternative ce ne siano poche, salvo il voto anticipato e le sempre poco probabili dimissioni anticipate di Napolitano, sembra essersi convinto anche Alfano che da ieri ha 48 ore di tempo per convincere il Cavaliere.

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