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Data: 27/03/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Alfano: noi al governo o voto Bersani: «Qualcosa si muove». Posizioni distanti fra Pdl-Lega e Pd.

Ora anche i montiani chiedono le larghe intese Il presidente incaricato: «Si comincia a comprendere meglio la proposta che faccio»

ROMA «Le posizioni restano molto distanti e se resteranno distanti nelle prossime 48 ore, noi ribadiremo che l’unica strada è quella del voto». Al termine delle consultazioni con il presidente del consiglio incaricato, il segretario del Pdl, Angelino Alfano, conferma che il sentiero su cui sta camminando Bersani sta diventando sempre più stretto. La possibilità di dare vita al governo del cambiamento è infatti legata all’individuazione di una maggioranza in Parlamento che ancora non si vede. Ma Bersani è deciso a giocarsi il tutto per tutto e nella conferenza stampa convocata a Montecitorio al termine degli incontri fa capire di avere ancora qualche sepranza. «Le difficoltà ci sono ma qualcosa si muove e bisogna continuare a lavorare. Mi pare si cominci a comprendere meglio cosa intendo con il doppio registro: un percorso che sia non solo parlamentare e che possa portare a un risultato esigibile in tempi certi. Chiaro che questo testimonia della volontà di produrre una corresponsabilità». Resta il fatto che il doppio registro, che vuol dire una doppia maggioranza (una per il governo e una per le riforme), non convince neanche un po’ il segretario del Pdl, che ieri si è presentato all’appuntamento con Bersani insieme al vertice della Lega. Il partito del Cavaliere non cambia strategia e chiede un posto al tavolo del governo: «Noi non abbiamo posto preclusioni nei confronti di alcun governo Bersani ma il Pd dica sì ad un esecutivo di corresponsabilità. Sarebbe incomprensibile un atteggiamento di chiusura da parte di chi ha vinto le elezioni con uno scarto dello 0,3%» spiega Alfano. Una posizione che viene condivisa anche da Roberto Maroni, che non dice nulla sulle voci che erano circolate nei giorni scorsi su un possibile appoggio del Carroccio a Bersani e chiede uno stop ai governi tecnici: «Auspichiamo che nasca un governo a guida politica e che sia di legislatura, che duri. La disponibilità nei termini indicati dal segretario Alfano (che avrebbe ricevuto dal Cavaliere l’ordine di non mollare sulla partita per il Quirinale n.d.r.) è la stessa disponibilità della Lega. Noi agiremo come coalizione». Bersani, che secondo la neo parlamentare del Pd, Alessandra Moretti, domani chiederà a Napolitano di andare in Parlamento per presentare gli 8 punti del programma, continua a lavorare nella speranza di accorciare le distanze e rompere il fronte del M5S che finora ha detto no a tutto. L’appuntamento con i 5 Stelle, in diretta streaming da Montecitorio, è fissato per le 10 di questa mattina. E il presidente del consiglio incaricato, che ieri ha chiesto ed ottenuto un incontro con il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, si presenterà a Montecitorio con la consapevolezza che a chiedergli di allargare la maggioranza al Pdl sono anche i montiani di Scelta Civica che ieri hanno chiuso il penultimo giorno di consultazioni. «Abbiamo apprezzato il metodo indicato dal premier incaricato ma abbiamo chiesto a Bersani un ulteriore sforzo per un più ampio coinvolgimento di tutte le forze e a fronte di questo passo ci riserviamo valutazioni per il nostro apporto fattivo» spiega il coordinatore politico del movimento montiano, Andrea Olivero. Bersani tirerà dritto? Un gesto di apertura verso il centrodestra potrebbe arrivare sui ministri. E’ chiaro che nessun uomo che viene direttamente dal Pdl o dalla Lega potrà entrare nella compagine di governo del segretario Pd, che anche ieri ha confermato l’intenzione di procedere con il metodo Grasso per formare un esecutivo nel quale entrerebbero soprattutto personalità della società civile. L’esperimento riuscirà? Al momento le larghe intese non sembrano possibili perché l’elettorato Pd non le accetterebbe e Bersani non intende riproporre strane maggioranze. Ma tutti sanno che se il governo del fallimento dovesse fallire, il boccino tornerebbe nelle mani di Giorgio Napolitano e prenderebbe corpo il “governo del presidente”. A quel punto, il Pd si spaccherebbe tra chi vuole andare subito al voto e chi invece preferirebbe tornare a votare insieme agli esponenti del Pdl.

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