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Data: 27/03/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Oggi l’incontro con M5S i grillini fermi sul “no”

Nuova riunione agitata, ma i capigruppo assicurano che non ci saranno defezioni Scontro anche sullo sblocco dei crediti delle imprese. Lombardi: «Una porcata»

ROMA Il no a un governo Bersani è ormai scontato, e i capigruppo 5 Stelle - Roberta Lombardi e Vito Crimi - lo ripeteranno questa mattina al premier incaricato Pier Luigi Bersani nell’incontro-consultazione a Montecitorio. «Neanche se si butta ai miei piedi e mi implora di dargli un lavoro...», ha detto ieri Lombardi. Ma tra i senatori del Movimento le acque sono agitate, e Beppe Grillo da giorni sta cercando di evitare nuove falle alla sua linea di chiusura totale come è avvenuto con l’elezione di Pietro Grasso a presidente del Senato. Ha richiamato all’ordine tutti i senatori, ha scritto ai capigruppo intimando di vigilare e individuare i possibili «dissidenti», della cui esistenza hanno raccontato alcuni giornali in questi giorni. Crimi e Lombardi ostentano sicurezza: «Non c’è bisogno di un dibattito interno, nessuno l’ha chiesto, la linea politica è palese». Ma anche le preoccupazioni sono palesi, confermate dall’atteggiamento sempre più minaccioso di Grillo nei confronti dei suoi uomini, e anche dalla accesa discussione di ieri sera durante la riunione dei senatori. Senza diretta streaming, ovviamente. Al termine della riunione la linea resta ferma, no a un governo Bersani votato all’unanimità. Riunione animata soprattutto sulla posizione che i capigruppo dovranno tenere stamani nelle consultazioni con Bersani, ma senza sorprese. M5S che dice no a tutto, si scaglia anche contro il provvedimento del governo Monti di accelerare il pagamento dei 40 miliardi di debiti della pubblica amministrazione alle imprese. Roberta Lombardi parla di «porcata di fine legislatura» e di «regalìa alle banche». Ma i grillini non sono soddisfatti neanche delle dimissioni del ministro Terzi per la vicenda dei marò, e chiedono che tutti i documenti dei rapporti di questi giorni tra Italia e India siano resi pubblici sulla rete. Sono pronti a ricorrere alla magistratura per bloccare l’uso dei semi Ogm in agricoltura,e annunciano un progetto di legge per l’abolizione dell’accordo sulla Tav. Ma è sui 40 miliardi da destinare alle imprese che il Movimento minaccia di dare battaglia durissima in Parlamento a «un decreto fatto in fretta e furia - dice Lombardi - nelle segrete stanze come è solita fare la politica per una porcata di fine legislatura». Secondo il M5S tutti i soldi devono andare alle imprese, mentre una parte è destinata alle banche che hanno fatto da garanti. «Ci stiamo giocando tutto l’indebitamento che possiamo stanziare per la crescita per il 2013 e il 2014 - ha insistito Roberta Lombardi - con una parte destinata alle banche. Siamo contrari». In realtà, la quota spettante agli istituti di credito sarebbe di poche decine di milioni, perché sono poche le imprese che hanno chiesto la «copertura» del loro credito. Vito Crimi dal Senato ha protestato contro l’istituzione della Commissione speciale («votata all’unanimità dalla conferenza dei capigruppo», ha fatto notare il presidente Pietro Grasso) che dovrà esaminare proprio lo sblocco dei fondi a favore delle imprese, oltre alla questione degli esodati. Crimi si è appellato «al rispetto delle regole» e quindi: «No al differimento del termine per la costituzione delle commissioni permanenti». Una richiesta già avanzata, quella di formare le commissioni, da parte del M5S, ma che non aveva raccolto consensi. E in effetti appare «difficile» eleggere le commissioni senza che esista un governo. Ma Crimi minaccia ostruzionismo, puntualizzando di essere «assolutamente a favore del pagamento dei crediti alle piccole e medie imprese». Dal Pd replica secco Filippo Bubbico: «Adottare un provvedimento che serva a pagare i debiti della pubblica amministrazione non può essere qualificato una porcata di fine legislatura, poiché il provvedimento finale sarà il risultato del lavoro che verrà svolto in Parlamento». Da Bruxelles il vicepresidente della Commissione Ue Antonio Tajani assicura: «Rimnane il muro insuperabile del 3% di deficit, ma l’80% dei debiti pregressi della pubblica amministrazione verso le imprese può essere tranquillamente pag

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