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Data: 27/03/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Una tangente sui rifiuti» a giudizio Sospiri e Cordoma

Processo fissato al 2 luglio prossimo per lo scandalo dei rifiuti relativo al troncone di Montesilvano. Ieri sera il gup De Ninis ha disposto il rinvio a giudizio di tutti e nove gli imputati coinvolti in questa tranche dell’inchiesta rifiuti, dalla quale sarebbe emerso uno spaccato di illegalità diffusa nella gestione del business dello smaltimento legato alla società Ecoemme. Fra i rinviati a giudizio ci sono nomi importanti come il consigliere regionale del Pdl, Lorenzo Sospiri, leader del partito in provincia di Pescara. Accanto a lui l’ex sindaco di Montesilvano Lillo Cordoma, che avrebbe assecondato in tutto il volere del suo referente politico senza affrontare i gravi problemi di legalità che il presidente della Ecoemme, Di Carlo, aveva più volte evidenziato.
La società, a prevalente capitale pubblico, stando all’accusa, sia in termini di gestione sia in termini logistici, sarebbe stata in mano al gruppo Di Zio che se ne sarebbe avvantaggiato ottenendo, fra le altre cose, sempre a trattativa privata, l’affidamento senza gara in favore delle società appartenenti al medesimo gruppo imprenditoriale (Ecologica srl e San Giovanni srl oltre che alla stessa Deco spa), di appalti di lavoro, beni e servizi che secondo la procura venivano gestiti a tutti gli effetti in maniera privatistica.
La contropartita che ha fatto scattare il reato di corruzione per i due esponenti politici sarebbe consistita in 10 mila euro che il gruppo Di Zio avrebbe dato a Cordoma e Sospiri quale «finanziamento per le elezioni regionali del 2008 e comunque la disponibilità al versamento, all’occorrenza, di ulteriori risorse finanziarie utili e necessarie al loro schieramento politico». A riguardo Sospiri ha trasmesso un comunicato stampa dove dice che «finalmente dopo anni potrò chiedere di quali accuse devo rispondere avendo avuto l’unica colpa di aver rendicontato a termine di legge un contributo elettorale versato al mio partito di allora, Alleanza nazionale». E ancora scrive Sospiri «il sottoscritto non è accusato né di dazioni personali né di altri vantaggi né ci sono intercettazioni o atti documentali a mio carico, ma si processa una legge dello Stato: quella sul finanziamento privato ai partiti». Di diverso avviso è stata però la procura e il gup secondo i quali il comportamento tenuto dai due politici concretizza il reato di corruzione.
Dello stesso reato sono accusati Fabio Savini, presidente della Comunità montana vestina, che avrebbe avuto la possibilità di far assumere in maniera clientelare il personale nelle società Ecoemme ed Ecologica srl, società dove è forte la presenza del gruppo Di Zio. Stando sempre alle accuse i tre avrebbero agito in modo tale da avvantaggiare Fernando Di Zio, consentendogli di mantenere quella condizione monopolistica e di fruire «dei vantaggi patrimoniali derivanti dal servizio pubblico, affidato direttamente alla Ecoemme e in concreto svolto dalla Deco, per la durata di 25 anni ed in virtù di un canone annuo di 4 milioni e 300 mila euro».
Sfamurri, Savini, De Vico e Cucculelli, «in base ad un concertato piano criminoso volto ad ottenere assunzioni di personale e somme di denaro (sotto forma di erogazione liberale) dall’imprenditore De Luca e da Ferdinando Di Zio», in maniera «assolutamente illecita» avrebbero affidato il servizio di raccolta dei rifiuti differenziati nei Comuni della Comunità montana.

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