BRACCIA INCROCIATE A PASQUA, PASQUETTA 25 APRILE E PRIMO MAGGIO CONTRO I MEGASTORE
Braccia incrociate nelle feste comandate: Pasqua, Pasquetta, 25 Aprile e Primo Maggio. Le date segnate in rosso sul calendario sono quelle scelte dai sindacati del commercio per uno sciopero regionale in quattro giornate. La mobilitazione è stata proclamata per provare a blindare le prossime festività dalla deriva consumistica: Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil rafforzano la battaglia iniziata lo scorso anno contro la gita fuori porta nei centri commerciali. Allora avevano risposto con due giornate di sciopero, il 25 Aprile e il Primo Maggio, alle saracinesche tenute alzate già a Pasquetta. La liberalizzazione di orari e aperture, in vigore dal 2012, ha tolto infatti il lucchetto dalle festività. Alcune roccaforti dello shopping metropolitano, come Outlet e Iper a Città Sant'Angelo, hanno già pubblicizzato l'apertura a Pasquetta.
«La liberalizzazione non ha prodotto risultati utili, in considerazione della profonda crisi di settore - premettono Luca Ondifero (Filcams Cgil), Leonardo Piccinno (Fisascat Cisl), Mario Miccoli (Uiltucs Uil) -, anzi diverse aziende in difficoltà della grande distribuzione hanno avviato procedure di licenziamento poi arginate con ammortizzatori sociali; non hanno aumentato l'occupazione, mentre la media e piccola impresa ha registrato la chiusura di centinaia di attività. I consumi continuano a diminuire per effetto della diminuzione del potere d'acquisto delle famiglie».
Difendere le giornate-simbolo dalla mercificazione: è l'altro perché dello sciopero. «Riteniamo sia utile affermare il principio di tenere chiusi i negozi nei giorni di festa per valorizzare il significato sociale, storico e culturale nonché religioso di alcune feste - incalzano i sindacati -: le donne e gli uomini del commercio ormai lavorano 7 giorni su 7 per tutto l'anno, non hanno alcun momento per coltivare interessi sociali, famigliari, contribuendo loro malgrado a rendere il nostro Paese privo di identità, nonché loro stessi svuotati di un ruolo sociale al di fuori del lavoro».