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Data: 27/03/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Ipermercati aperti a Pasqua, i sindacati: «E noi scioperiamo»

La protesta contro il lavoro nei giorni festivi: nessun utile per le imprese del commercio dalla liberalizzazione

PESCARA Supermercati aperti il giorno di Pasqua, di Lunedì in Albis, il 25 aprile, Festa della Liberazione e il Primo maggio? E’ più di un’ipotesi. Nel Lancianese è giù una realtà con tanto di orari di apertura. Nel resto della regione potrebbe accadere. Contro questa prospettiva si sono mobilitati ieri le segreterie regionali dei sindacati dei lavoratori del commercio di Cgil, Cisl e UIi proclamano quattro giornate di sciopero proprio in coincidenza delle tre date festive. E’ la replica di ciò che accadde durante le festività pasquali e primaverili. Anche allora i sindacati proclamarono gli scioperi. E la loro protesta fu, in qualche modo, sostenuta anche dall’assessore regionale alle Attività produttive, Alfredo Castiglione, che disse: «Sono fermamente convinto che le liberalizzazioni degli orari degli esercizi commerciali non portano vantaggio alcuno alla crescita del Pil o comunque maggiori entrate; non sono di certo la panacea di tutti i mali del commercio, che ha ben altre problematiche. Ribadisco la più completa legittimità della Regione a legiferare nel settore del commercio così come recita l'articolo 117 della Costituzione». I sindacati nel documento con cui, ieri, hanno proclamato le quattro giornate di sciopero spiegano così le ragioni della loro protesta. «La liberalizzazione delle aperture e degli orari commerciali non ha prodotto alcun risultato utile», dicono i segretari regionali di Filcams Cgil, Luca Ondifero, FIsascat Cisl, Leonardo Piccinno, e UIltucs Uil,Mario Micco, «maggiormente in considerazione dello stato di profonda crisi in cui versa il settore del commercio ormai da qualche anno». «Le imprese che già nello scorso anno avevano deciso l'apertura nei giorni festivi», proseguono i sindacati, «non hanno registrato alcun aumento di fatturato, anzi diverse aziende in difficoltà della grande distribuzione hanno avviato procedure di licenziamento collettivo, poi arginate, anche grazie all'intervento delle organizzazioni sindacali, attraverso l'utilizzo di ammortizzatori sociali conservativi, non hanno aumentato l'occupazione, anzi è diminuita, incrementando i costi di gestione per l'apertura degli impianti e il costo del personale per retribuire le festività lavorate, mentre la media e piccola impresa ha registrato la chiusura e la cessazione di centinaia e centinaia di attività e prodotto un sensibile calo dell'occupazione, in parte contenuto utilizzando la cassa integrazione in deroga». I consumi, proseguono Ondifero, Piccinno e Micco, continuano a diminuire «per effetto della diminuzione del potere d'acquisto delle famiglie, a nulla pertanto sono servite le liberalizzazioni introdotte dal governo». I sindacati, da parte loro, « continuano a sostenere l'inutilità delle aperture durante le festività e la necessità di un piano strategico commerciale sugli orari e sulle aperture, nonché del blocco dell'insediamento di nuove strutture commerciali». Secondo i sindacati, quindi, è « utile affermare il principio e la necessità di tenere chiusi i negozi commerciali nei giorni di festa, per valorizzare il valore sociale, storico e culturale, nonché religioso di alcune feste». «Le donne e gli uomini del settore del commercio», concludono Ondifero, Piccinno e Micco, «ormai lavorano 7 giorni su 7, 365 giorni all'anno, non hanno alcun momento per coltivare interessi sociali, familiari, contribuendo, loro malgrado, a rendere il nostro Paese privo di identità, nonché loro stessi svuotati di un ruolo sociale al di fuori dal lavoro».

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