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Pescara, 18/12/2025
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Data: 28/03/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Tensione nel Pdl, spiragli da Maroni. Vertice ad Arcore. Il governatore: possibile appoggio a Bersani. Scelta civica in ordine sparso. Voci sull’abbandono di Monti. Insulti dei 5Stelle: partiti puttanieri ora l’incarico a noi

Alfano: Pd in un vicolo cieco, rovescino le cosePressing dei falchi azzurri su Berlusconi perché si torni subito a votare con il simbolo di Forza Italia

IL CENTRODESTRA
ROMA «Vicenda chiusa, e per colpa di Bersani». Arriva all’ora di cena con un comunicato durissimo firmato Angelino Alfano lo stop a una lunga trama di trattative informali tra Pdl e Pd che lasciavano uno spiraglio aperto alla possibilità che Pdl e Lega avrebbero favorito, in qualche modo, la nascita di un governo Bersani. Le trattative, condotte da Alfano, dal capogruppo al Senato Renato Schifani e da Gianni Letta, non sono ancora del tutto saltate, ma come dice in chiaro Alfano nel comunicato, «sta a Bersani, se vuole, rovesciare la situazione». Le colombe pidelline, tra cui ci sarebbero Lupi, Quagliariello, Schifani e lo stesso Alfano, vengono accusate dai falchi di voler fare solo «incetta di poltrone» (commissioni, Bicameralina, posti di governo) e accusano il colpo del brusco stop alle trattative, ma ancora non demordono. Vincono, all’apparenza, i non trattativisti del Pdl, amazzoni in testa (Santanché, Biancofiore, De Girolamo) che, leste, già s’intestano il prevalere della linea dura.
LINEA DURA DEL CAV

Fisicamente lontano dalle trattative romane e rinserrato nella sua Arcore, ma vigile e attentissimo, ieri il Cavaliere ha convocato il leader della Lega Nord, Roberto Maroni. Pdl e Lega marciano all’unisono, non certo divisi. Maroni indica di buon mattino la posta in gioco: «E’ comprensibile che Berlusconi non voglia al Colle un presidente di sinistra, la Lega potrebbe differenziarsi nel voto sul governo». Un’apertura, all’apparenza, ma il braccio destro di Maroni, Matteo Salvini, gela le attesa democrat in serata: «La Lega non si differenzierà mai, nel voto, dal Pdl e non ha paura di andare a votare». Proprio il Grande Sogno di Silvio, che pure ha atteso per giorni che Bersani gli recapitasse in busta chiusa, magari con tanto di firma dal notaio, un accordo per il Colle su un nome gradito al Pdl, ma che ora già non si fida più e dice: «Non ci basta una rosa di nomi graditi, vogliamo sceglierlo noi il nome per il Colle».
SOSPETTI INCROCIATI

La verità è che il Cav non si fida dei suoi ambasciatori e ciambellani, sente e ascolta solo sondaggi e amazzoni. «Se andiamo a votare diventiamo la prima coalizione», spiega baldanzoso a chi ha accesso in villa. Del resto, i sondaggi della Ghisleri, e non solo loro, danno al centrodestra Lazio e Piemonte e Berlusconi considera concrete sia le urne che la vittoria. L’ex premier ha chiesto una tabella con le prossime stangate nelle tasche degli italiani (Tares, Iva, Imu) ed è pronto a lanciare nuovi messaggi (elettorali) alla Nazione. Logo, simbolo e inno della nuova Forza Italia sono già pronti e le amazzoni già al lavoro. Daniela Santanché è stata messa in un ganglio cruciale, per un partito, l’Organizzazione, e a Bersani lancia solo una provocazione: «Accetti di mandare Berlusconi al Quirinale e potrà andare a palazzo Chigi». Idem sentire per Michaela Biancofiore, che vedrebbe bene «un governo clinico» tutto all’insegna del «rinnovamento», naturalmente generazionale, e che per il partito chiede lo stesso: «Coordinatori territoriali nuovi, giovani e donne, che oggi non ci sono». Biancofiore, peraltro, ha spezzato una lancia per un’altra giovane e donna, Nunzia De Girolamo, partita all’attacco della distribuzione degli incarichi, nelle istituzioni e nel partito, contro i vari Brunetta, Schifani, Lupi, etc. che han fatto da assi pigliatutto. Un’altra donna e giovane, pidellina, Beatrice Lorenzin, tiene invece aperto un filo dialogo con il Pd («Bersani faccia una proposta seria e forte per il Colle e sui temi economici»), ma è un filo sottilissimo. I falchi sono pronti alla guerra. Per dirla alla Santanché, «non c’è nessuna trattativa. O governissimo o elezioni. E, stavolta, le assicuro, le vinciamo noi».

Scelta civica in ordine sparso. Voci sull’abbandono di Monti

ROMA «Ora che cosa si fa? Il Pdl rientra in gioco, fallito il forno di Bersani con Grillo, e noi restiamo esclusi, relegati all’irrilevanza?». Si compone di angosce così - nelle riunioni tenutesi ieri al Senato e poi in serata nel direttivo del parito montiano per preparare le mosse parlamentari - lo psicodramma dentro Scelta Civica. O Sciolta Civica, come la chiamano auto-ironicamente alcuni di loro, in queste ore in cui è incerto tutto, anche il futuro della compagine del Professore e lo stesso destino di Monti. Ieri, tra Camera e Senato, imperversavano le voci di un suo possibile abbandono della partita politica. Nella quale, già dalla campagna elettorale, ha inanellato - anche secondo suoi attuali parlamentari - una serie di errori che poi hanno portato alla situazione attuale. Quella dell’indecisione e del possibile passo indietro. Se tutto sembrava andare e continua ad andare per il verso storto - al punto che si è sparsa la notizia della smobilitazione di Italia Futura, la costola montezemoliana del partito - il ritorno dell’ipotesi larghe intese, più o meno mascherate, ha ridato un lieve soffio di vita a Scelta Civica. La quale si sentiva senza identità (problema irrisolto) e senza prospettiva (ora sembra essercene un po’ di più) e viene pesantemente bombardata da fuori. Con Le Monde che titola: «Monti è politicamente morto per l’Europa».
LA RIAPPARIZIONE
Montezemolo ieri è riapparso in campo. Così: «Non c’è alternativa al governo di scopo, sostenuto da tutte le principali forze politiche». Al di là del contenuto, la riapparizione di LCDM ha questo doppio sottotesto. Uno: non è vero che lascio, raddoppio. Due: Monti è sulla via del tramonto, adesso arrivo io come supplente. O sostituto? Come dicono alcuni di loro, chi temendo, chi sperando, il Professore «disgustato» (aggettivo suo) anche dal proprio agglomerato partitico vorrebbe ritirarsi e fare il senatore a vita. Intanto, quelli di Scelta civica fanno i calcoli: mancano 37 voti a Bersani, e i loro ventuno in Senato più i dieci dei Gal (gruppo autonomo di berlusconiani e leghisti, mosso da Berlusconi) più i 16 della Lega consentirebbero la nascita del governo largo. Che poi è quello - ragiona la senatrice Linda Lanzillotta - «che fin dall’inizio noi avevamo indicato come unica soluzione seria».
INCUBO ELEZIONI
Il problema di Scelta Civica, come si sa, è l’eterogeneità della compagine sempre più sul punto di esplodere. Monti non è in grado di assicurare la compatezza dei suoi uomini in Parlamento. I quali cercano un senso e una via: «Dobbiamo essere limpidi - è il succo della riunione del direttivo di ieri sera - e sostenere apertamente il governo, se si arriva è un governo serio». Ma se poi, all’ultimo momento o anche prima, il centro-destra chiude gli spiragli che sta aprendo e tutto torna in alto mare? A quel punto, Scelta Civica rischia di restare senza sponda e, quel che è peggio, può venire risucchiata nei propri problemi interni di leadership e di tutto il resto. Il capogruppo Mario Mauro, politico raffinato, ex Pdl, uno dei pochi con Monti ha contatti: «La gente ci chiede, come a Schettino, andate a bordo. Dobbiamo governare la nave, per farle riprendere il suo percorso». Sennò, si va alle elezioni. Ovvero al rischio mortale per questo partito non partito.

Insulti dei 5Stelle: partiti puttanieri ora l’incarico a noi
insultare: via dai c... Crimi: Napolitano faccia un altro nome e lo sosterremo. Poi: frainteso

ROMA Gli insulti partono con la puntualità di un ordigno a orologeria. Tanto da sovrapporsi e quasi oscurare l’incontro tra Bersani e i due portavoce 5Stelle. Fanno, se così si può dire, da colonna sonora all’incontro, un cliché che inizia a essere ormai collaudato. La politica che accenna a un dialogo, Grillo che entra a gamba tesa e strepita dal suo blog. E allora ecco «i padri puttanieri che rifiutano ogni addebito del disastro nazionale»; «che percepiscono vitalizi e doppie pensioni, gente canuta che non ha mai avuto il problema della disoccupazione e del pane quotidiano, è ancora qui, ancora a spiegarci come e perché siano le nuove generazioni, i choosy, i bamboccioni, i veri colpevoli». Questi padri «che chiagnono e fottono» per Grillo sono i Bersani, i D'Alema, i Berlusconi, i Cicchitto, i Monti «che ci prendono allegramente per il culo ogni giorno con i loro appelli quotidiani per la governabilità». E, girando intorno sempre allo stesso concetto, e cioè al Pdl e Pd «che ci prendono per il culo», ecco «l’invito a togliersi in modo spontaneo dai coglioni». Fin qui sul blog. Mentre la diretta streaming mandava in onda i toni più pacati, persino timidi, di Roberta Lombardi e Vito Crimi alle prese con il leader Pd.
DIETROFRONT
A un certo punto della serata il barometro è arrivato a segnare persino un lieve scostamento dal blog-pensiero. È stato quando Crimi ha lasciato intendere che «se Napolitano fa un altro nome è tutta un'altra storia». Apertura a un Dream team? Ipotesi di «governo neutro»? No. L’equivoco, se di equivoco si è trattato, è durato pochi minuti. Il tempo che Crimi chiarisse di essere stato frainteso. Il capogruppo grillino in Senato si è spiegato, voleva dire che se il presidente Napolitano non dovesse infatti assegnare a Bersani l'incarico di formare un nuovo Governo il percorso delle consultazioni riprenderebbe il suo iter, nel quale, come già puntualizzato, il moVimento cinque stelle si assumerà la sua responsabilità politica proponendosi direttamente per l'incarico di formare una squadra composta da nominativi nuovi, in grado di avere il sostegno della maggioranza e dunque la possibilità e l'onore di proporsi per la guida del Paese». E sempre a Crimi, Alessandra Mussolini ha chiesto di prendere le distanze dagli insulti e dalle frasi ingiuriose dell’ex comico. «È responsabilità del signor Giuseppe Grillo e io in questa sede non ho il dovere di smentire le sue dichiarazioni», ha risposto, secco, il portavoce grillino.
FIGLI DI NN
Insomma il canovaccio non cambia. Da una parte gli attacchi di Grillo, fino al profezia sui «figli di NN che vi manderanno a casa, in un modo o nell'altro, il tempo è dalla loro parte». Dall’altra il tentativo dei due capigruppo di tenere uniti i 163 grillini intorno alla linea suggerita giorno per giorno dal blog. Il problema rimane insomma la democrazia interna. Agli eletti è arrivata la comunicazione che Grillo vuole incontrarli. Il vertice si terrà dopo Pasqua in un luogo ancora da definire. C’è chi ha proposto di calendarizzare una volta al mese gli incontri con Grillo e il deputato Roberto Fico l’ha subito definita «una buona idea». Per tenere coeso il gruppo qualcosa di sicuro bisognerà fare visto il va e vieni di blogger assunti e cacciati via il giorno dopo.
«Siamo uniti. Massima fiducia nel lavoro di Roberta Lombardi - giura Adriano Zaccagnini, uno dei deputati che aveva messo in discussione la gestione del gruppo - ciò non toglie che all'interno delle nostre assemblee ci sia un dibattito aperto ed emergano punti di vista differenti a seconda delle situazioni». Appunto.

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