Il sindaco: «Se non arriveranno le risorse necessarie per la ricostruzione saremo costretti a mandar via dalla città tutti i rappresentanti dello Stato»
L’AQUILA «Noi abbiamo fatto tutto quello che ci è stato chiesto di fare. Anche l’impossibile. Ora tocca allo Stato rispettare gli impegni assunti con L’Aquila. Il nuovo governo, poco importa chi sarà a guidarlo, dovrà sapere che non faremo sconti e che, anzi, saremo pronti a cacciare via tutti i rappresentanti dello Stato, se qui non arriveranno le risorse necessarie per la ricostruzione». Così ha tuonato il sindaco Massimo Cialente che ieri, a margine di una conferenza stampa, ha usato parole forti per ribadire che la città dovrà essere pronta a tutto, «anche alla guerriglia, per difendere il suo diritto alla vita». «Un diritto che, in assenza delle nuove risorse per la ricostruzione (cinque miliardi in 5 anni), ci verrà negato», ha aggiunto Cialente. «A una minaccia di morte non si risponde con un sorriso e lasciarci senza risorse equivale a qualcosa di più di una minaccia. È una vera e propria condanna a morte». Cialente ha poi puntato il dito sia contro il governo Berlusconi, «che ha detto no alla tassa di scopo», sia contro il governo Monti «che, contrariamente agli accordi presi, si è rifiutato di assegnare all’Aquila, attraverso la legge di stabilità, 1 miliardo di euro. Si tratta di due crediti pesanti che noi vantiamo nei confronti dello Stato e non vogliamo che a questi vadano ad aggiungersene altri. Abbiamo predisposto il cronoprogramma che prevede la ricostruzione dei centri storici dell’Aquila e delle nostre frazioni entro il 2018. Di tempo ne abbiamo perso già troppo con il commissariamento e ora vogliamo risposte chiare sulle risorse disponibili, perché tutto ciò che noi dovevamo fare lo abbiamo fatto. Alla città voglio dire di prepararsi alla mobilitazione. E dovremo essere pronti anche a dar vita ad azioni eclatanti. Per quel che mi riguarda», ha aggiunto il sindaco,«sarò il primo a salire sulle barricate e a chiedere a chi qui rappresenta lo Stato di lasciare la nostra città e di farvi ritorno solo quando ci verrà data la possibilità concreta di far rinascere i nostri centri storici». Una «sfuriata» motivata da Cialente «dalla preoccupazione di perdere altro tempo prezioso. Il rischio», ha spiegato, «è di vedere andar via i nostri giovani e con loro il nostro futuro. Qui si deve ricostruire e basta! E il governo, sperando che si riesca ad averne uno al più presto, dovrà trattare L’Aquila come una delle emergenze nazionali. Aspettiamo di vedere il prossimo Dpef e la legge di stabilità ed è inutile ripetere che non stiamo chiedendo alcun trattamento di favore».