PESCARA «La situazione ormai è tesa come un elastico che si sta per spezzare: o assistiamo ad un'inversione di tendenza o l'elastico si spezza. L'unica soluzione è far sì che i gestori acquisiscano una capacità di tipo industriale. Se ciò non avviene non c'è via d'uscita». Per il commissario del Sistema Idrico Integrato, Pierluigi Caputi, è «gravissima» la situazione della gestione acqua in Abruzzo. Una gravità che emerge anche dalle relazione rimesse a fine 2012 dai direttori degli Ato ai fini della costituzione dell'Ente regionale per il servizio idrico integrato (Ersi): «Gli Ato», rileva il commissario, «sono in una situazione di gravissima impossibilità a portare avanti le attività di competenza a causa dei mancati rimborsi e pagamenti da parte dei soggetti gestori. L'eventualità di trovare soluzioni occasionali a un problema strutturale non è più possibile. La situazione è divenuta oramai insostenibile». Nel corso di una conferenza stampa a Pescara, Caputi ha tracciato un bilancio del commissariamento degli Ambiti territoriali ottimali (Ato) abruzzesi, in vista della nascita dell'Ersi, soggetto dell'unico Ato individuato in sostituzione dei sei precedenti, che, come annunciato nei giorni scorsi dall'assessore regionale al Servizio idrico integrato, Angelo Di Paolo, dovrebbe essere istituito concretamente entro maggio. A causa delle tante criticità andate avanti negli anni, l'Ente unico nasce dunque con «25 milioni di euro di debiti non suoi, a causa della grave situazione che eredita». In Abruzzo le società di gestione sono sei: l'Aca per tutto il Pescarese e parte del Chietino e del Teramano, la Sasi per il Chietino, la Ruzzo Reti per il Teramano, la Gran Sasso Acqua per parte dell'Aquilano, la Saca per l'area Peligna e la Cam per la Marsica. Caputi, nel sottolineare che «alcune buone pratiche comunque si vedono sul territorio», ha citato gli esempi della Sasi, «con la nuova gestione», e della Gran Sasso Acqua. Stando al resoconto della struttura commissariale, le società di gestione sono accomunate da una serie di «fattori negativi, come si evince dalle criticità rilevate nei bilanci 2011, che risultano essere poco trasparenti ed affidabili, a causa di una situazione debitoria molto significativa, con rilevanti problemi di liquidità, e crediti a bilancio di cui si ha più di un dubbio sulla reale esigibilità». In particolare, i debiti totali ammontano a 300 milioni di euro, i crediti ad oltre 200 milioni e i ricavi totali ad oltre 145 milioni di euro». Tra le situazioni debitorie principali vi sono quella della Cam, che ha debiti per 51 milioni di euro su ricavi di produzione pari a 19 milioni, della Ruzzo (65 milioni su ricavi di 36 milioni), e dell'Aca (92 milioni su ricavi di 43 milioni). Caputi ha ribadito più volte la necessità di una «gestione industriale efficiente ispirata all'equilibrio dei bilanci» ed ha affermato che i Comuni, proprietari delle società, «devono avere la consapevolezza del punto di non ritorno cui si è giunti», altrimenti «tutta l'intensa attività svolta potrebbe essere vanificata». Esprimendo preoccupazione per il fatto che le risorse dei fondi Fas destinate al settore acqua, circa 75 milioni di euro, possano non essere utilizzate per fare investimenti, il commissario ha inoltre sottolineato che è escluso un aumento delle tariffe per recuperare i soldi a spese dei cittadini. Intanto la Corte Costituzionale, accogliendo in parte il ricorso presentato dal Governo, con la sentenza n. 50 dello scorso 25 marzo ha modificato la legge regionale 9/2011, stabilendo che l'Ersi è obbligato a chiedere alle assemblee dei sindaci (Assi) i pareri sugli atti e le scelte fondamentali inerenti il servizio idrico, ma che tali pareri non vincolano le scelte finali dell'ente regionale. «Si tratta di un giudizio inatteso», commenta Di Paolo, «che dà maggiori poteri all'ente regionale. Questo fa si che l'Ersi venga ulteriormente rafforzato nel proprio ruolo di programmazione e controllo sul servizio idrico sull'intero territorio regionale».