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Pescara, 18/12/2025
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Data: 03/04/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il Pd: «Non paghino i cittadini». Acerbo: «Colpa vostra». Spina: «Dimissioni». Chiodi: «Consiglio ad hoc»

PESCARA Il Pd mette le mani avanti dopo il clamoroso sfogo del commissario dell'Ersi, Pierluigi Caputi e chiede subito la convocazione straordinaria della seconda Commissione del Consiglio regionale per mettere in chiaro soprattutto un aspetto: «Non devono essere i cittadini a ripianare i debiti attraverso un indiscriminato aumento delle tariffe». Il documento è a firma dei consiglieri Claudio Ruffini, Giovanni D'Amico e Giuseppe Di Pancrazio: «Siamo disponibili ad aprire un confronto con l'assessore regionale Di Paolo, il commissario e gli enti gestori ma la nostra posizione resta ferma. Ribadiamo la necessità di un piano strategico per evitare l'ingresso dei privati nel sistema idrico integrato e ottenere garanzie sulla gestione pubblica dell'acqua».
LA POSIZIONE DEI DEMOCRAT
Il Pd ricorda di avere sostenuto l'Ato unico regionale soprattutto per economizzare la gestione pubblica dell'acqua, una posizione poi confermata dal referendum. E incalza la maggioranza Chiodi: «Se ci sono ritardi nell'attuazione della legge sul servizio idrico, questi sono da attribuire al centrodestra, dove forse si cova il desiderio dell'ingresso dei privati da accogliere come i salvatori della patria in un momento di emergenza».
LA REPLICA DI RIFONDAZIONE
La replica al Partito democratico non arriva però dal centrodestra ma da Maurizio Acerbo, capogruppo di Rifondazione comunista in Consiglio regionale: «Il Pd farebbe meglio a riunire i suoi organismi per intimare ai suoi esponenti di dimettersi dai vertici delle società e ai propri sindaci di smetterla di usare le spa pubbliche come strumento clientelare e affaristico. Se l'Aca e il Cam sono le società che stanno peggio - aggiunge Acerbo - è evidente che stiamo parlando di società targate Pd».
LA RABBIA DI COSTANTINI
Per Carlo Costantini, capogruppo dell'Idv in Consiglio regionale, appare oggi tardivo e poco credibile il grido di allarme di Caputi: «E' vero che la stragrande maggioranza dei sindaci sono i principali protagonisti dello sfascio, avendo completamente abdicato dalla loro funzione di controllo in cambio di contropartite esclusivamente clientelari. E' vero che gli stessi sindaci, anche recentemente, hanno confermato con votazioni quasi plebiscitarie gli attuali consigli di amministrazione delle società di gestione, a dimostrazione di quanto siano ormai compromessi in questo scandalo. Ma è altrettanto vero - sottolinea Costantini - che di fronte alle ripetute e macroscopiche violazioni di legge delle attuali gestioni, il commissario avrebbe potuto fare molto di più: oggi non ci ritroveremmo con un buco di centinaia di milioni di euro che rappresenta in assoluto il più grande costo della politica in Abruzzo».

Spina: «Dimissioni». Chiodi: «Consiglio ad hoc»

PESCARA «La Cisl e la Femca si augurano che Caputi si dimetta per non avere denunciato in tempo questa situazione che ha determinato l'ulteriore aggravarsi di sintomi ben presenti già da diversi anni. Affidare ai Comuni che hanno gestito in questi anni il servizio in rappresentanza pubblica, come viene proposto, è assolutamente improponibile». L’outing del commissario per l’unificazione del servizio idrico si accoppia anche con la richiesta forte della Cisl firmato dal segretario regionale Spina e dal segretario Femca Donatino Primante. «E' giunta l'ora che la Regione metta insieme i Comuni e costituisca un'unica società pubblica, se ancora siano in tempo, radicata sul territorio, gestita con efficienza ed economicità, con l'individuazione di manager all'altezza della gestione del servizio pubblico, legato ai risultati, al fine di dimostrare, una volta tanto, che il servizio pubblico può essere un'opportunità per la collettività».
Per ora la Regione si ferma alla reazione del governatore Chiodi che ha chiesto la convocazione urgente di un consiglio regionale straordinario che «affronti la seria problematica del Sistema idrico integrato della Regione Abruzzo». L’istanza è stata presentata"direttamente al presidente del Consiglio regionale, Nazario Pagano. «Si tratta - ha detto Chiodi - di vera emergenza. I risultati della nostra 'due diligence' sono evidenti. A dare soluzione non bastano più le azioni del Governo regionale nè tantomeno quelle di un Commissario, perché occorre che le Assemblee dei sindaci, presiedute dai presidenti delle Province e soprattutto dai Comuni, che sono proprietari delle società, abbiano consapevolezza del punto di non ritorno cui si è giunti. I soggetti gestori hanno accumulato negli anni debiti enormi. La Regione Abruzzo - prosegue Chiodi - non può commissariarli, ma li metterà presto di fronte alle loro responsabilità. La musica - conclude il presidente della Regione - dovrà cambiare». Nella richiesta di Consiglio regionale straordinario, Chiodi chiede anche l'audizione del Commissario unico regionale, Pierluigi Caputi. Quel che non si capisce è come mai si sia arrivati fino a questo punto visto che la stessa Cisl lo scorso maggio aveva già denunciato la fatiscenza degli Ato, il fatto che le reti idriche erano inserite come garanzia di patrimonializzazione e questo per legge non poteva essere fatto. «I due segretari - scrivevano un anno fa Spina e Primante - denunciano l’esistenza in Abruzzo di un ”partito dell’acqua”, molto radicato nelle forze politiche che, indebolisce la funzione di controllo della Regione».

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