«Io ci sono, ma se fossi un ostacolo sono a disposizione». Allarme per la crisi «Incontro Berlusconi, ma certo non ad Arcore o a Palazzo Grazioli»
ROMA «Io ci sono ancora, non vado al mare». Nessuno si aspettava grandi virate da Pierluigi Bersani dopo il varo dei "saggi" e, infatti, «per fare chiarezza», come ha voluto sottolineare lui stesso con le prime parole in conferenza stampa, mette in fila tutti i passaggi delle prossime mosse, confermando sostanzialmente la rotta del Pd. Punti fermi di cui uno si chiama Pdl ed è lo scoglio più grosso contro il quale vuole evitare in ogni modo di andare a sbattere. «No ad un altro governo Monti senza Monti, una politica immobile, il governissimo sarebbe una zattera sempre più piccola a navigare per un mare molto agitato». Insomma, eccezion fatta per il Quirinale, la cui corsa è già cominciata, alla larga dalle "larghe intese", anche perché il segretario del Pd pesa l'affidabilità dei suoi avversari che «nello stesso giorno in cui proponevano un esecutivo politico» con Pd e Scelta civica, «ci davano dei golpisti». Detto ciò, è pronto a un faccia a faccia con Berlusconi. «Nessun problema a incontrarlo, certamente non ad Arcore o Palazzo Grazioli ma nelle sedi istituzionali. Anzi, avrei voluto che venisse anche lui alle consultazioni». Dopo i saggi si riparte e qui Bersani, pur considerando opportuna la scelta di Napolitano «che ha fatto quel che poteva e doveva fare e cioè garantire a Europa e Italia una continuità istituzionale e di governo», guarda avanti. «Nessuna ostinazione», ma il Segretario continua a pensare di avere una soluzione all'impasse governo-maggioranza, e che la proposta del doppio registro: riforme istituzionali e programma di governo, sia ancora in campo, aiutata magari dalla divisione dei gruppi di saggi che in parte la ricalcano. «C'è una profonda preoccupazione e di allarme per la situazione economica del Paese, noi partiamo da qua» dice Bersani, perciò ripete l'invito a tutti i partiti a «guardare meglio la proposta, ad affinarla, perché è l'unica pista possibile e non si risolve andando a nuove elezioni che sarebbero disastrose». E tuttavia, a oltre un mese dalle urne, il partito che ha mancato la maggioranza al Senato incontrando un macigno davanti alla formazione del governo, insiste a non prevedere nessun piano B. Da ieri il Segretario è disponibile però al passo di lato: «Se Bersani serve c'è ma se su questa strada che ha indicato il Pd, fosse un ostacolo, Bersani è a disposizione, perché prima di tutto c'è l'Italia». Quindi, «guardate meglio» la proposta insiste per almeno due volte e il primo a cui rivolge l'appello è il Movimento 5 Stelle che ha messo «otto milioni di elettori in frigorifero, una verità che nessun insulto o acrobazia può cancellare». Il secondo è il Pdl che con i suoi alleati hanno confezionato uno scambio Governo - Quirinale, che per il segretario del Pd è inaccettabile. Bersani insiste sulla necessità di «dare una guida urgente al Paese», ma non fa nulla per nascondere che la prima partita a essere giocata sarà quella dell'elezione del nuovo Capo dello Stato. Anche su questo fronte timone fermo: si parte dal dettato costituzionale che impone nei primi tre scrutini il voto di due terzi dei mille e passa elettori. «Soluzione di larga o larghissima convergenza è il nostro metodo - dice Bersani - e questo fino alla prova dell'impossibilità ma non ci si può dettare il compito». Non è un avvertimento ma quasi: quel «discutiamo insieme» è un ragionamento che termina assicurando che il Pd nell'elezione del presidente della Repubblica «sarà unito». Fino a quel traguardo sarà così, ma la cenere copre un pezzo di partito che molto presto vorrà discutere e metterà sul piatto una soluzione alternativa, prima di arrivare al voto anticipato che il Pdl continua a usare come minaccia. Per ora la linea resta quella: «Siamo un partito che discute e quando ci saranno altre cose da decidere faremo un'altra direzione» assicura il segretario che si concede anche una polemica con i 5 Stelle. «La direzione la facciano anche loro in streaming, così capiremo tutti e ogni giorno eviteremo di andare dietro alle loro dichiarazioni e smentite».