Il sindaco: «Basta perder tempo, serve velocità doppia». Il nodo delle primarie: pronto a correre con le vecchie regole
ROMA La chiamano già «la bomba atomica». E’ il cambiamento di atteggiamento di Matteo Renzi versus Pier Luigi Bersani. «Finora ha fatto il soldato leale, ma non si può continuare così, basta, è Pier Luigi che ha rotto i patti», spiega un fedelissimo del rottamatore a Montecitorio. E quel che Renzi medesimo è andato a dire davanti a una platea cigiellina presente Susanna Camusso è solo una piccola parte del j’accuse renziano contro il segretario del Pd e la sua politica. «Stiamo perdendo tempo, il mondo attorno invece ci chiede di correre a velocità doppia», il suo attacco, con la leader Cgil che gli dà subito ragione, seguita anche da esponenti di Confindustria. Una rasoiata di quelle che sanguinano: azzerati in sostanza tutto il gran da fare bersaniano del dopo elezioni, le consultazioni chilometriche, gli incontri, l’insistenza per l’incarico, l’uscire non uscire di scena, quindi il riapparire davanti ai giornalisti annunciando di essere tuttora in campo sia per fare il governo sia per trattare sul Colle. «Ma tutta la nostra politica non si può impiccare attorno a quel che deve e vuole fare Bersani, non ne usciamo, ci paralizziamo», un altro sfogo renziano condiviso con i fedelissimi.
IRA SULLA RICANDIDATURA
Che cosa è accaduto? Né il sindaco né i suoi fanno mistero che quando hanno ascoltato le parole del segretario in conferenza stampa, con quel chiaro e ripetuto «o governo di minoranza o elezioni», con corollario implicito che al voto si andrebbe ancora con Bersani candidato premier, al rottamatore sono drizzate le orecchie e il volto si è subito rabbuiato. «Ma così rompe i patti», ha ripetuto, senza bisogno di ricordare più di tanto che i patti erano che se Bersani riesce a fare il governo bene, il partito l’appoggia e anche il sindaco, ma se non ce la fa si passa la mano, si dà seguito a quel che Pierluigi ha più volte detto, «la prossima volta tocca a Renzi». Sicché, se il patto è venuto meno, adesso il sindaco torna a vestire i panni del rottamatore e questa volta il piccone lo indirizza contro Bersani in persona.
10 MILIONI DI VOTI
E arriva la sfida politica: serve un governo stabile e serio, la premessa. Invece di cincischiare, è dunque la tesi renziana, si abbia il coraggio di ammettere che se si vuole un accordo lo si deve fare con il Pdl e con il suo capo, riconoscendo che il centrodestra continua a prendere milioni di voti. Non si può continuare a dire nelle piazze che sono impresentabili e poi trattare dietro le quinte magari con incontri al bar tra Sposetti e Verdini, insomma. L’alternativa, per il leader rottamatore, sono solo le elezioni. Presto, subito.
7 LUGLIO
Renzi ha detto ai suoi di tenersi pronti anche per il 7 luglio, lanciando la sua sfida: lui vuole esserci e vuole le primarie, «non farsi nominare da Bindi o da Marini», per dirla chiara. I tempi sarebbero troppo stretti per le conte? Il sindaco è pronto ad accettare seggi e regole della volta scorsa, perfino a rinunciare a farsi campagna elettorale. E come la mettiamo con quella norma dello statuto che non prevede un’altra tornata di primarie in lizza con il leader? Chi la pensa così, replicano i parlamentari più legati al rottamatore, non ha capito che l’Italia vuole, esige, attende novità. E poi, notano caustici, allora anche il mandato dello stesso segretario è scaduto. Il rottamatore in queste ore torna ad agitare il piccone contro Bersani. «Se siamo in stallo è colpa sua, ci ha lasciato in mutande», riferiscono di averlo sentito aizzare all’indirizzo del leader del Nazareno. Tra i cincischiamenti che si dovevano evitare c’è «quel continuo borbottio critica attacco nei confronti del capo dello Stato», un atteggiamento - fanno notare gli uomini della cerchia - che ha costretto vari renziani, in testa Gentiloni, a continue uscite a difesa del Colle.
Un attacco in puro stile rottamatore, che non è passato inosservato dalle parti del Nazareno. E’ toccato a Davide Zoggia, bersaniano doc, replicare con un piccato «non stiamo perdendo tempo, è la Costituzione che detta i passaggi, si fa solo cattiva politica quando si accredita l’idea che si stia solo perdendo tempo». Da parte lettiana, invece, si conviene con Renzi: «Matteo ha ragione. O armistizio collettivo per fare un governo o al voto», la tesi di Francesco Boccia.