ROMA «Spendere meno si può», twitta Matteo Renzi notando che «a Firenze lo abbiamo fatto partendo dai costi della politica». E quasi all’unisono dieci senatori vicini al sindaco di Firenze hanno depositato ieri una proposta di legge per l’abrogazione del finanziamento pubblico dei partiti, che oggi viene erogato sotto specie di «rimborso elettorale». Espediente nominalistico che non incrina la determinazione della pattuglia dei parlamentari renziani a chiedere che venga «interamente abrogato, perché rappresenta una forma impropria di finanziamento pubblico alla politica. Il meccanismo disciplinato dalla legge oggi in vigore non fa infatti alcun riferimento alle spese sostenute dai partiti nelle competizioni elettorali, ma eroga un finanziamento sulla base dei voti ricevuti».
Secondo i senatori Marcucci, De Giorgi, Collina, Ginetti, Cocianich, Cantini, Del Barba, De Monte, Lepri e Morgoni, «bisogna ripartire dal referendum del 1993 che fu clamorosamente aggirato e abolire una legge giustamente invisa all’opinione pubblica, per poi studiare meccanismi alternativi che prevedano il contributo diretto dei cittadini, anche attraverso il credito di imposta. Il modello al quale ci ispiriamo - affermano i dieci parlamentari - stimola una larga partecipazione degli elettori, con l’obiettivo di incentivare micro-versamenti volontari. In 40 anni di finanziamento dello Stato alla politica - osservano i renziani, augurandosi che la loro proposta possa trovare un ampio consenso in Parlamento - è venuto infatti meno l’obiettivo nobile che lo ispirava, ovvero la capacità di eliminare corruzione e malversazione. Così purtroppo non stato».
PD PRENDE LE DISTANZE
La prima risposta all’iniziativa dei dieci senatori del Pd viene dall’interno dello stesso partito, ed è la prudente presa di distanze del tesoriere democrat: «Si tratta di un’iniziativa legittima ma che non riflette la proposta del Pd», dice l’onorevole Antonio Misiani, sottolineando che «la linea del segretario Bersani è quella di una riforma più ampia che investa il finanziamento dei partiti ma anche il nodo cruciale della trasparenza».
Intanto, come si diceva, Renzi mette sul web i tagli fatta dalla sua giunta a Firenze: 8 milioni in quattro anni, risparmiando sugli affitti delle sedi istituzionali; dimezzando, da 16 a 8, gli assessori del Comune; azzerando il parco auto-blu: erano quattro, tutte messe all’asta.