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Data: 04/04/2013
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
Varone non molla la presa «Processate D’Alfonso» Attesa per oggi la decisione del gip Sarandrea

Dopo il rinvio a giudizio giunto la settimana scorsa per l'inchiesta sulla mancata costruzione della cosiddetta Mare-monti, la strada vestina che avrebbe dovuto collegare Penne alla costa, il pm Gennaro Varone ha fatto richiesta ieri perché Luciano D’Alfonso venga rinviato a giudizio anche per quanto riguarda la presunte tangenti e gli abusi che avrebbero caratterizzato la gestione del settore Urbanistico al Comune di Pescara tra il 2006 e il 2008. La vicenda, su cui il gip Gianluca Sarandrea si pronuncerà stamattina, coinvolge, oltre a D'Alfonso, altre 18 persone cui, a vario titolo, vengono contestati i reati di abuso d'ufficio, falso e corruzione. Sotto accusa sono finiti 22 accordi di programma stipulati tra l'amministrazione e diversi imprenditori con cui, secondo la procura, questi ultimi sarebbero stati agevolati in cambio di favori. Coinvolto nella vicenda è, anche questa volta, l'ex braccio destro dell'allora sindaco di Pescara: Guido Dezio. La richiesta di rinvio a giudizio, cui le difese speravano di arrivare soltanto dopo aver letto le motivazioni di assoluzione della sentenza Housework, è invece arrivata con due mesi di anticipo su quanto da loro auspicato e ha raggiunto, oltre a Dezio e D'Alfonso, anche i consiglieri comunali Licio Di Biase, Vincenzo Dogali e Giuseppe Bruno, i costruttori Aldo Primavera, Lorenzo Di Properzio, Giovanni Di Vincenzo, Michele D'Andrea, Franco Lamante, Alfio Sciarra ed Enio Chiavaroli, il dirigente comunale Gaetano Silveri, l'imprenditore Nicandro Buono, per l'ex consigliere comunale Nicola Ferrara, il geometra del Comune di Pescara Paolo Marotta e, infine, Nicola Di Mascio, Franco Olivieri e Alessandro Di Carlo. L'indagine, avviata dal pm Aldo Aceto ed ereditata prima da Giuseppe Bellelli e Giampiero Di Florio e, infine da Varone, vide coinvolte inizialmente trentatré persone tra cui l'ex arcivescovo di Pescara Francesco Cuccarese cui si contestava la truffa ai danni dello Stato per aver ricevuto, secondo l'accusa, fondi regionali pari a 500 mila euro per costruire la ìCittadella della Carità” senza però seguire l'iter di legge, ma rivolgendosi proprio a D'Alfonso che avrbbe mediato con uno degli imprenditori coinvolti nella vicenda e con il quale, il sindaco, avrebbe poi siglato uno degli accordi di programma di cui oggi si trova a rispondere. La vicenda si chiuse di lì a poco però, perché per Cuccarese e per il manager Luciano Carrozza, nei confronti dei quali fu aperto un fascicolo a parte, il reato finì presto in prescrizione.

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