L’AQUILA È la notte tra il 5 e il 6 aprile del 2009: alle 3.32 si scatena l’apocalisse con una scossa di terremoto che distrugge tutto in pochi secondi. La ricostruzione, lo si intuisce subito, non sarà facile e rapida. Che sarà un’impresa improba lo capiscono tutti, anche se poi quasi tutti si lanceranno in affascinanti profezie, rivelatesi annunci avventurosi. Pochi, però, saranno in grado di immaginare e prevedere che, a quattro anni dalla tragedia, la ricostruzione sarà bloccata per la mancanza di fondi e di una governance all’altezza del compito in un quadro di caos e confusione.
L’ANNIVERSARIO
Il quarto anniversario del terremoto, che ha causato la morte di 309 persone, viene vissuto in un clima di grande dolore, ma anche di rabbia: anzi, la ricorrenza è il prologo alla protesta, dura, anche con azioni clamorose. Come quella annunciata dal sindaco, Massimo Cialente, che parla di città condannata a morte senza risorse immediate. La mancanza di fondi per la ricostruzione «nasce dal peccato originale rappresentato dal fatto che Berlusconi non ha voluto mettere la tassa di scopo».
I FONDI
«Le casse del Comune a giugno saranno vuote e tutto si fermerà - tuona -. Se non arriveranno subito i fondi necessari in modo tale da permetterci per il 2015 la ricostruzione di una parte del centro storico, l’Italia avrà condannato a morte L’Aquila e credo che gli aquilani si muoveranno per non far più parte dell’Italia. La prima cosa che chiederò è che si tolga il tricolore e che vada via il prefetto, come dire ci lasciassero morire in pace». Per Cialente, «viviamo l’anniversario più difficile perché coincide con l’assoluto crollo della speranza». «Ho cercato al telefono il premier Mario Monti e attendo che mi richiami per rinnovargli l’appello a stanziare subito dei fondi per la ricostruzione dell’Aquila» aggiunge.
LA SITUAZIONE
All’Aquila e nel circondario sono oltre 22 mila le persone ancora fuori dalle abitazioni, di cui 12 mila nel progetto Case, e quasi 2.700 nei Map. A questi si aggiungono quasi 6.700 persone con contributo di autonoma sistemazione. Negli alberghi della regione restano poco più di 140 persone. Migliaia i progetti fermi nella filiera autorizzativa per mancanza di fondi. Dopo quattro anni non è stata varata una iniziativa sociale a sostegno dei più deboli, a partire dagli anziani e c’è il rischio, concreto, di uno spopolamento causato dalla fine di ogni speranza.
L’APPELLO
Alla ricostruzione «tutto compreso in nove anni» servono «circa sette miliardi e mezzo - spiega Cialente -. Vivere all’Aquila è troppo difficile, posso chiedere alla gente il sacrificio di crederci e di avere fiducia, solo se possiamo vedere parte del centro storico e delle frazioni ricostruite entro il 2015, se invece dirò che si finirà per il 2024 tutti andranno via e L’Aquila nel 2018 farà 35-40 mila abitanti. Già sono andati via 3.500 cittadini nell’ultimo anno, soprattutto giovani». «Il Parlamento decida di comprare due caccia F-35 in meno per far rinascere L’Aquila» è l’appello conclusivo di Cialente.
La città unita nel dolore per ricordare i suoi angeli
Fiaccolata alle 22 e poi alle 3.32 i 309 rintocchi
L’AQUILA Per due giorni tutti si ricorderanno degli aquilani. Per 48 ore, si riaccendono i riflettori in occasione del quarto anniversario del sisma, si ripete il rito della fiaccolata, giungerà in città perfino il presidente del Senato Pietro Grasso. Poi l’incantesimo finirà e L’Aquila-Cenerentola si ritroverà di nuovo sola con il proprio dolore. La fiaccolata partirà questa sera alle 22 dal bivio della stazione per raggiungere piazza Duomo passando per la devastazione della Casa dello Studente. Il 6 poi sarà il giorno della riflessione con un convegno sulla legalità al mattino che vedrà la partecipazione del presidente del senato Piero Grasso. Sarà tuttavia anche il giorno del lutto cittadino sancito con una ordinanza dal sindaco Massimo Cialente. Un mezzo lutto in verità, impraticabile senza une legge dello Stato (di cui si discute da anni) o senza la volontà unanime delle categorie produttive e dei commercianti che anche in questo caso non sembrano uniti. Un sabato strano anche per gli studenti, solo pochi dirigenti scolastici fra cui Angelo Mancini del Liceo Cotugno hanno «osato» sospendere l’attività didattica per il 6 aprile. In qualche scuola, a corto di giorni da utilizzare, il preside ha concesso l’assemblea di istituto. Lezioni regolari, invece, nelle scuole medie e primarie della città.
IL SILENZIO
Per questo quarto anniversario il sindaco Massimo Cialente ha confezionato una ordinanza più austera del solito: «proclamazione del lutto cittadino per l’intera giornata del 6 aprile; l’esposizione delle bandiere negli edifici pubblici listate a lutto, per non dimenticare e per contrastare quanto è ancora vivo e presente in ciascuno il dolore per le vite cadute sotto le macerie del sisma; il divieto, nelle vie e nelle piazze del luogo di svolgimento delle iniziative programmate dall’amministrazione comunale, di tutte le attività lavorative dei cantieri edili, delle attività rumorose e che possono intralciare l’afflusso delle persone; il divieto delle attività ludiche e ricreative ed ogni altro comportamento che contrasti col carattere luttuoso della ricorrenza o col decoro urbano; la chiusura, in segno di lutto e in ricordo delle vittime del sisma, degli uffici comunali, con esclusione dell’ufficio dello Stato Civile, l’Ufficio elettorale, l’ufficio Assistenza alla popolazione e Servizi sociali e la Polizia Municipale, dalle 9.30 alle 11.30, nonché degli esercizi commerciali e i locali pubblici dell’intero territorio comunale, dalle 9.30 alle 11.30 di domani». Riepilogando: il sindaco chiude i cantieri, ma solo per due ore i negozi, chiude gli uffici, ma non le scuole. Invita ad evitare le attività ludiche e rumorose tuttavia organizza per il cinque e sei aprile in città le finali nazionali dei campionati studenteschi di corsa campestre con 800 ragazzi. La cerimonia di apertura è prevista per questa sera alle 18 in Piazza Duomo.
PIÙ SOBRIETÀ
Il consigliere comunale Vincenzo Vittorini invita ad una maggiore sobrietà: «Il ricordo deve essere da stimolo per cambiare, ma qui purtroppo non cambia quasi nulla». Da quando è diventato consigliere comunale, Vittorini comincia sempre i suoi interventi in aula chiedendo giustizia e legalità per le vittime del sisma. Per lui il 6 aprile è ogni giorno.