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Data: 05/04/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Gaffe di Onida: saggi inutili, poi si scusa. Ma il Pdl ne chiede a gran voce le dimissioni. Incontro Bersani-Monti: concorderemo mosse, anche per il voto sul Quirinale

ROMA Dice il saggio: «I saggi non servono a molto, solo a prendere un po' di tempo e coprire questo periodo di stallo». Anche l'ex presidente della Corte Costituzionale, Valerio Onida, finisce nel mirino degli scherzi telefonici della trasmissione radiofonica La Zanzara. Complice della confessione privata una finta Margherita Hack, con la quale il professore si lascia andare a giudizi poco ortodossi su «Berlusconi che è anziano, vuole solo protezione e dovrebbe godersi la vecchiaia». Un brutto colpo per la commissione messa in piedi da Napolitano. «Esprimo il mio rammarico per l'imbarazzo che può aver creato al Presidente, e le mie scuse a Berlusconi perché un mio giudizio privato espresso in chiave ironica, diventando pubblico potrebbe averlo ingiustamente offeso», è si scusa più tardi Onida. Esclude però la possibilità di lasciare «perché ciò che stiamo facendo non è inutile e la dimostrazione che sono qui con gli altri colleghi a lavorare». Il Pdl che già da giorni aveva messo nel mirino i saggi messi in campo da Napolitano, spara a zero e chiede che Onida si dimetta: «Altro che esperti super partes, Onida poi è coetaneo di Berlusconi, lasci e si goda lui la vecchiaia» dice Maurizio Lupi. «Parole intollerabili» attacca Gasparri, «le sue dimissioni sarebbero il segnale minimo per coprire un'offesa tanto grave». La commissione dei saggi, che già aveva una considerazione limitata e con poche probabilità di portare a dei risultati concreti, sembra così azzoppata dagli scherzi telefonici del giornalismo trash. E Valerio Onida finisce per condizionare negativamente la candidatura di Giuliano Amato, uno dei nomi indicati alla successione di Napolitano. «Personalmente dico che sarebbe un ottimo presidente della Repubblica, fosse per me lo farei subito» confessa alla finta astrofisica". Una preferenza che ora potrebbe rivelarsi controproducente nella corsa al Quirinale ufficialmente partita: due settimane di tempo per l'elezione più difficile e imprevedibile. Scherzi telefonici a parte, i primi nomi sono quelli delle lepri: tirano la volata ai veri candidati ma quasi mai arrivano in fondo. Equilibri difficili che stavolta sono complicati da un governo e una maggioranza ancora non definita, senza tralasciare la possibilità che il primo ingrato compito per il nuovo inquilino del Colle, possa essere lo scioglimento delle Camere. Quadro a tinte fosche nel quale da ieri ha cominciato ufficialmente a muoversi Pier Luigi Bersani. Il suo giro d'orizzonte è iniziato dal premier Monti nei panni di leader di Scelta Civica. Il colloquio è durato due ore, si è parlato anche dei provvedimenti nell'agenda del Governo dai prossimi giorni e i due hanno condiviso la necessita che le «soluzioni in merito alle scadenze politico-istituzionali vadano tempestivamente ricercate attraverso la più ampia condivisione possibile fra le forze parlamentari». I centristi propendono per «una figura che non sia percepita come di parte» dice Andrea Romano che non scopre le carte in attesa che si giochi la vera trattativa con Berlusconi. Il confronto tra Bersani e il Cavaliere dovrebbe tenersi lunedì ma per ora non ci sono conferme. La preferenza per Massimo D'Alema, fatta trapelare da Arcore, per ora fa scattare solo allarmi da inciucio mentre nel Pdl qualche simpatia raccoglie Emma Bonino, che nella tela di Bersani potrebbe fare sponda con il Movimento 5 Stelle. Le «ampie condivisioni» preannunciate dal segretario del Pd sono anche una scelta obbligata. Nella partita del Colle il centrosinistra parte da una base vicina alla metà più uno dei 1.007 grandi elettori, e dunque raggiungibile dal terzo scrutinio, ma il voto per il Presidente storicamente lascia spazio alle sorprese dell'urna. E un renziano che vuol restare ovviamente anonimo confessa: «Voteremo solo chi non affiderà l'incarico a Bersani». Il Segretario è avvertito.

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