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Data: 06/04/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Cialente: «Senza risorse ci condannano a morte»

Emergenza economica e gente in fuga: si stima almeno 100 persone ogni mese L’appello del sindaco: l’Italia rinunci a due caccia F-35 per far rinascere la città

L’AQUILA Era il giugno 2010, la seconda estate post-sisma, quando l’allora capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, diceva a telecamere e taccuini di agenzia: «I fondi per la ricostruzione ci sono, sono già stati stanziati e ho fatto io personalmente le verifiche, ma questi quattrini bisogna saperli chiedere nel modo giusto, bisogna saperli ottenere e bisogna sapere come spenderli». Oggi, a quattro anni dal sisma quello che allora appariva una certezza viene messo in discussione da pareri contrastanti, tra allarmi e rassicurazioni. «Se non arriveranno subito nuovi fondi e la certezza di altri finanziamenti per la ricostruzione», ripete in questi giorni il sindaco Massimo Cialente, «lo Stato si renderà responsabile di aver condannato a morte L'Aquila». E ancora: «Gli aquilani sono pronti a grandi mobilitazioni e se l'Italia deciderà di “uccidere” la nostra città non ci riconosceremo più come italiani». Un’emergenza che, tra l’altro, fa i conti con le difficili condizioni socio economiche del capoluogo. Cialente ricorda che all’Aquila, «i cittadini vivono uno scoramento sempre più profondo e stanno perdendo ogni speranza, tanto che assistiamo a una vera e propria emorragia di aquilani, in fuga dalla città. Nell'ultimo anno almeno tremila persone sono andate via, soprattutto ragazzi». Si stima almeno un centinaio di giovani al mese, tra cui molti studenti. «In questo momento dunque», chiarisce, «siamo di fronte a un bivio: da una parte il crollo della speranza e dall'altra la possibilità di rinascere, che si è concretizzata in queste ultime settimane, sia con l'organizzazione della macchina, (finalmente è andato via il commissario e la gestione del post-sisma è passata ai Comuni), sia perché il Comune ha redatto un cronoprogramma molto coraggioso che fissa tempi e luoghi, 5 anni per un totale di 5 miliardi 800 milioni per la ricostruzione dell'edilizia privata. Il problema però», denuncia il primo cittadino, «è che i soldi previsti finiranno a giugno se non cambiano le cose. A questo punto diventa assolutamente indispensabile che il governo proceda ad un nuovo finanziamento con il meccanismo della Cassa depositi e prestiti, lo stesso utilizzato per trovare 6 miliardi per l'Emilia. Oppure il Parlamento decida di comprare due caccia F-35 in meno per far rinascere L'Aquila e restituirla all'Italia e al mondo».

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