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Pescara, 18/12/2025
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Data: 06/04/2013
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
Intervista a Luciano D'Alfonso - «Nella mia coalizione nessun perditempo». Quattro liste civiche a sostegno «Vorrei portare al voto 800mila persone»

PESCARA «La ricreazione è finita». Scrollatosi di dosso il pesante fardello giudiziario, Luciano D’Alfonso ha riacquistato il sorriso e infilato di gran carriera le scarpette da corsa per affrontare la lunga maratona delle elezioni regionali. Nei 50 mesi vissuti lontano dal potere si è allenato nell’ombra, con ben dosate uscite pubbliche. Ora esce allo scoperto. Nel centrosinistra la sua candidatura a governatore appare scontata, ma nessuno finora si è pronunciato ufficialmente. Lui la prende alla lontana, rispondendo nel tipico eloquio dalfonsiano. «La scelta è di competenza di ampissime comunità politiche e non può essere definita né dai singoli volenterosi né dalle persone che hanno premura. Io - spiega - mi farò carico di far conoscere il mio punto di vista, le mie idee, le mie proposte sullo sviluppo della regione in tutte le occasioni che mi verranno offerte e che avrò modo di organizzare io stesso da qui fino al 9 giugno».
Perché, cosa succederà quel giorno?

«Il 9 giugno è una data simbolica per la città di Pescara e per la regione Abruzzo. Quel giorno ricorreranno i 10 anni dalla mia prima vittoria nelle elezioni comunali di Pescara, e tanti sindaci dell’Adriatico saranno in città per discutere con me e con altre persone di buona volontà che hanno a cuore l’Abruzzo: parleremo di iniziative di crescita e di misure di sostegno al buon governo dei territori. Parleremo di futuro facendo una fotografia al passato.
«Immagino alluda al buon governo D’Alfonso...»

Appunto.
Ma le primarie, si faranno?

«Spero di sì. Da troppi quinquenni in Abruzzo un’esigua minoranza partecipa al voto regionale. Vorrei contribuire a portare alle urne almeno 800mila persone: quello che si insedierebbe sarebbe un governo pienamente legittimato».
È vero che sta lavorando alla presentazione di quattro liste civiche?

«Ci saranno quattro liste esterne ai partiti, espressione dell’associazionismo e delle istituzioni territoriali».
Si dice in giro che una delle quattro riunirà esponenti di spicco del centrodestra.

«Non ho una visione tradizionalista del campo di gioco politico. Per me la distinzione è tra realizzatori e perditempo. Mi adopererò per fare in modo che vinca una coalizione ampissima di realizzatori, che assuma impegni e li metta in pratica, attuando una serie di diritti: alla velocità, alla facilità, alla comodità e alla bellezza. Il potere dell’ente Regione sarà usato a favore di progetti di vita degli abruzzesi: giovani, imprenditori, volontari, studenti, esponenti della cultura, espressione della terza età. Assisteremo a una grande alleanza tra persone, imprese, territori e potere della Regione. Quello che è certo è che non saranno cinque anni di omissioni».
Non sarà facile vedersela con un avversario come Chiodi, che rivendica il merito di aver ripianato i debiti e di aver trasformato l’Abruzzo-canaglia in Regione virtuosa.

«Ne riparleremo quando ci saranno i primi confronti elettorali. All’Abruzzo serve tanto altro ancora».
La parentesi giudiziaria per lei non è ancora chiusa. A febbraio è stato assolto nel processo su presunte tengenti al Comune di Pescara e nei giorni scorsi è stato prosciolto per la vicenda legata all’urbanistica e agli accordi di programma. Il 6 novembre però dovrà di nuovo comparire in Tribunale per l’inchiesta sulla «Mare-Monti», in cui è imputato in qualità di ex presidente della Provincia di Pescara. Un ostacolo alla sua candidatura?

«Non mi occupo di inchieste, lo fa il mio avvocato, io non le commento e non le giudico. Mi risulta che l’accusa è concorso in falso ideologico. Sottolineo che ho cessato di fare il presidente della Provincia il 4 giugno 1999. Sarà il mio avvocato a spiegare la forza della verità».

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