ROMA La pressione fiscale vola e nel quarto trimestre del 2012 tocca il 52% in rapporto al Prodotto interno lordo, un valore record assoluto, con un balzo di 1,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La media annua, sempre record, si attesta invece al 44% (+1,4 punti sull’anno precedente). Lo rileva l’Istat nel conto economico trimestrale della Pubblica amministrazione. Il dato della pressione fiscale è una media, ma di fatto chi davvero paga le tasse subisce una pressione fiscale maggiore. «Gli ultimi dati dell’Istat sulla pressione fiscale ci forniscono un’immagine fuorviante – nota la Cgil - perchè è vero che la pressione fiscale in Italia è alta ma non lo è per tutti: per i redditi fissi, quelli da lavoro e da pensione, è altissima e a livelli insostenibili». E il segretario confederale della Cgil, Danilo Barbi, aggiunge che in Italia c’è «una iniqua tassazione sui patrimoni immobiliari e una bassissima tassazione sulle rendite finanziarie e sui patrimoni monetari. Dati che ci dimostrano - sottolinea - come si potrebbe compensare abbassando le tasse sul lavoro e sulle imprese che investono intervenendo, almeno come negli altri paesi europei, sulle rendite finanziarie». «Anche la temuta soglia psicologica del 50% della pressione fiscale è ormai superata con il dato del quarto trimestre del 2012. Questo livello fiscale, incompatibile con l’economia di un Paese civile, è in piena rotta di collisione con le speranze di ripresa economica e con la tenuta delle famiglie e delle imprese che non ce la fanno più». Questo il commento della Confesercenti. «Di questo passo - prosegue la nota dei commercianti - assisteremo a una ulteriore ecatombe di posti di lavoro e chiusure di imprese con un ulteriore, drammatico, crollo dei consumi. L’inversione di rotta è urgente: le risorse si trovino con un piano di tagli alla spesa pubblica che potrebbe far recuperare nel medio periodo almeno 70 miliardi di euro». Di inconciliabilità fra pressione fiscale e ripresa parla invece Confcommercio: «Imprese e famiglie da troppo tempo sopportano una pressione fiscale tra le più alte in Europa ed è questo il motivo per cui si sono ridotti i consumi, le imprese chiudono, gli investimenti si sono drasticamente ridotti. Le prospettive di ripresa dell’economia, dunque, sono del tutto inconciliabili con l’attuale livello della pressione fiscale».