MILANO Sono trascorsi due anni, il prato è sempre lo stesso ma di acqua ne è passata sotto i ponti. Domani l’appuntamento della Lega è a Pontida, per il tradizionale raduno che - dopo un anno di assenza - potrebbe sancire lo strappo. Maroniani da una parte e bossiani con il vecchio capo, che mediterebbe di ricominciare con un movimento tutto suo. Dall’ultima Pontida del 19 giugno 2011 il Carroccio è un nuovo partito in fase di ricostruzione. Allora la Lega era al governo, Umberto Bossi il segretario federale e le inchieste giudiziarie un punto nero all’orizzonte. Oggi il leader è Roberto Maroni, il dissenso interno forte e la disfatta elettorale brucia ancora. Pontida potrebbe diventare la grancassa delle proteste.
L’INCOGNITA BOSSI
E’ la domanda che da un po’ circola tra i leghisti: Bossi si presenterà sul suo «pratone», quello da cui nel 1990 lanciò il movimento? In effetti il Senatur ci starebbe pensando seriamente. Disertare Pontida significherebbe lanciare un segnale forte, dichiarare apertamente di non riconoscersi nella nuova Lega della quale è presidente. Da giorni Bossi se ne sta rintanato nel suo ufficio, non parla con nessuno e medita sulle prossime mosse. Mentre in sottofondo sale il volume delle voci di possibili dissensi verso la leadership di Maroni, che potrebbero trovare sfogo proprio in occasione del raduno e spingere i fedeli di Bossi a chiedere un suo ritorno alla segreteria. «E’ solo strategia della tensione, per far litigare i leghisti a Pontida», liquida la questione l’ex senatore Giuseppe Leoni. Si dice che sarebbe l’organizzatore di un nuovo movimento del Senatur, lui lo esclude - «non c'è nessuna associazione nata nell’ultima settimana», assicura - e garantisce che sarà regolarmente a Pontida al gazebo dei suoi «Cattolici padani». Se alla vigilia si cerca di stemperare i toni, il problema di fondo resta: l’ala dei delusi e quella dei bossiani mordono il freno, dopo che alle politiche la Lega ha dimezzato ovunque le sue percentuali, a cominciare dal Veneto. «Le discussioni ci sono, animate, anche polemiche, ma vanno riportate nella logica del confronto», dice il segretario provinciale milanese Igor Iezzi. «Alla fine non succederà niente. Scissione, nuovo partito, contestazioni, tutte chiacchiere. Ma perché contestare Maroni che ha portato risultati?».
L’APPELLO DEL LEADER
Intanto Maroni chiama il popolo padano all’appello. «Domenica a Pontida per celebrare la nostra storia e per rilanciare la battaglia per la Macroregione», scrive su twitter. Sul palco si parlerà di Lega 2.0, di alleanza tra le regioni del Nord per poter incidere sulle decisioni di Roma. Dietro le quinte ci saranno diverso problemi da risolvere, a partire da quelli che agitano il Veneto con la rottura in corso tra il governatore Luca Zaia e il segretario regionale Flavio Tosi, da tempo ai ferri corti. Forse proprio per allentare le tensioni Maroni va ripetendo che quella di domenica «dovrà essere e sarà soprattutto una festa». Resta da vedere se per tutti o solo per qualcuno. I bossiani, per il momento, sospendono il giudizio. «Ci troviamo a Pontida per ritrovare la Lega - afferma la parlamentare veneta Paola Goisis - La Lega di Bossi, quella che ha sempre saputo parlare alle persone e alle imprese, che è stata in contatto con il territorio e che sapeva comprendere i bisogni veri delle persone: le speranze, le preoccupazioni, i sogni e le inquietudini». Adesso «la nostra gente si ammazza perché non riesce a pagare, perché una banca pignora la casa, per la vergogna di non riuscire a pagare fornitori o dipendenti». E la Lega di Maroni, si chiede, «dov’è?».