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Data: 19/04/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Fumata nera per Marini. Pezzopane «Non ho votato per lui mi spiace». Delusione e fiducia a San Pio delle Camere: «Franco ce la farà»

PESCARA Lo strappo più clamoroso arriva da Stefania Pezzopane, a segnalare un disagio destinato a segnare profondamente anche il Pd abruzzese. E non ci gira troppo intorno la senatrice aquilana, che da capolista fu la involontaria protagonista della clamorosa caduta di Franco Marini proprio nel suo Abruzzo alle politiche del 25 febbraio scorso. L'impietoso porcellum rese infatti inutile la collocazione al secondo posto dell'ex presidente del Senato, e il seggio di Palazzo Madama sfumò per la prima volta dopo 21 anni di ininterrotta militanza in Parlamento. Ora Stefania Pezzopane fa sapere che il nome del compagno di partito non era proprio nei suoi pensieri al momento di imbucare la scheda nell'urna di Montecitorio. Il suo voto è andato infatti a Stefano Rodotà, candidato di Sel e del M5S: «Ho votato secondo la mia coscienza, turbata e preoccupata, ma convinta che qualsiasi altra scelta avrebbe prodotto un conflitto d'interessi, con me stessa, insopportabile». Il tempo di prendere fiato, poi le ragioni della scelta: «Ho votato Stefano Rodotà consapevole di non aderire alla maggioranza del mio partito, ma supportata da centinaia di elettori del Pd che hanno manifestato amarezza e disappunto per la proposta di Bersani».

Pezzopane «Non ho votato per lui mi spiace»

La voce della piazza, dunque, e non della nomenclatura. Un tema forte che sta già scuotendo alle radici il Partito democratico anche in Abruzzo.
Poi ci sono i tre grandi elettori della Regione: il governatore Gianni Chiodi, il presidente del Consiglio regionale, Nazario Pagano e il capogruppo del Pd Camillo D'Alessandro, convinti di tornare in Abruzzo con una foto di gruppo che li ritraeva al fianco del neo presidente della Repubblica Franco Marini e che in serata si sono invece ritrovati in preda allo sconcerto come fanno capire le parole di Chiodi: «Prima di recarmi a Roma avevo detto che avrei votato Marini, precisando che questa era comunque una candidatura del Pd. Un nome che serviva a dare un governo al Paese, la cosa di cui c'è più bisogno in questo momento, al di là dei campanilismi e dei provincialismi che dovrebbero interessare poco quando si affrontano scelte di questa portata. Ora siamo ancora qui a votare, la mia è stata una scheda bianca al secondo turno, in attesa che il Pd ci faccia conoscere la sua nuova proposta. Un partito - incalza Chiodi -che francamente mi dà l'idea di vivere nel pieno di una fase congressuale, convulsa e confusa». Poi Chiodi ha anche criticato i 200 manifestanti che fuori dal Parlamento hanno criticato la scelta di Marini: «200 persone contro 55 milione. Ma quale piazza, solo un gruppetto sparuto». Antonio Castricone, deputato pescarese del Pd, conferma che qualcosa non è andata nel percorso indicato da Bersani: «Io ho votato Marini al primo turno ma ora siamo qui a contare le schede bianche dopo esserci cacciati nel gioco dei veti incrociati. Probabilmente Bersani non ha calcolato bene l'entità del dissenso facendo un torto allo stesso Marini».
Anche Nazario Pagano e Camillo D'Alessandro hanno espresso la loro preferenza per l'ex presidente del Senato alla prima votazione di Montecitorio. D’Alessandro, tra i più convinti sostenitori del compagno di partito («E se c’è chi non ha votato per un abruzzese ha qualche problema», ha detto riferito alla Pezzopane), è anche finito sui siti più seguiti d’Italia per una foto in cui è ritratto accanto a Bersani e Alfano che si salutano al termine della prima votazione finita, come sappiamo, male per Marini.
In mattinata Gianluca Castaldi, senatore abruzzese del M5S, aveva tuonato così contro la candidatura di Marini: «Chiedo ai deputati abruzzesi del Pd e Sel di fare un gesto di coerenza. Se Marini è l'epocale sorpresa che Bersani ha inteso riservare agli italiani, dico che se la poteva risparmiare. Solo una politica pessima poteva regalarci una sorpresa altrettanto pessima».

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