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Data: 19/04/2013
Testata giornalistica: Il Centro
L’incubo Pdl: il padre dell’Ulivo sul Colle. Berlusconi ai suoi: prepariamoci a tornare in piazza. «Se continua lo stallo, voto a giugno»

ROMA Prepariamoci ad andare subito in piazza per manifestare tutto il nostro dissenso per la scelta di un presidente della Repubblica che «spacca» il Paese e non rappresenta la metà degli italiani. Silvio Berlusconi non usa giri di parole per bollare, con i big del partito riuniti a pranzo in via del Plebiscito, l’ipotesi che dopo l’affossamento di Franco Marini (frutto dell’accordo con Pier Luigi Bersani e la conseguente esplosione dello stesso partito) torni a prendere quota l’idea che i Democratici per calmare la base in rivolta e ricompattare il centrosinistra possano proporre al quarto scrutinio Romano Prodi. Una scelta per tentare anche di accaparrare i voti del Movimento Cinque Stelle. L’idea che il Professore possa essere il futuro Capo dello Stato è considerata dal Cavaliere come fumo negli occhi: con lui al Quirinale - avrebbe osservato - il Paese ha da temere. Sarebbe un ulteriore segnale di divisione in un momento così complicato. L’attesa però è per le primarie che il Pd e gli alleati di Sel terranno domani mattina nell’assemblea con i grandi elettori. Riunione da cui uscirà il nuovo nome che verrà poi presentato al resto del Parlamento. Sorprese non dovrebbero esserci e la sfida sarebbe in realtà solo tra due nomi della rosa: Massimo D’Alema e Prodi. Il Pdl spera, avendo accantonato l’ipotesi che Marini possa essere riproposto alla quarta votazione quando il quorum scende, di poter convergere sull’ex ministro degli Esteri, nome non sgradito al Cavaliere nonostante i problemi in termini di elettorato. Con D’Alema al Colle - insistono da via dell’Umiltà - un eventuale esecutivo non può avere vita breve perché dobbiamo avere il tempo di spiegare ai nostri militanti il perché della scelta. Le trattative sono ancora in corso anche se, ammette lo stesso Cavaliere, il problema sono gli interlocutori: ormai non è più Bersani ma ogni fazione tratta in maniera separata. Ecco perché i big pidiellini hanno deciso di riunire una sorta di “caminetto di guerra” a via dell’Umiltà in attesa del rientro di Berlusconi da Udine dove nel pomeriggio ha partecipato al comizio per le Regionali ed è stato contestato al grido di «in galera!» . Il timore però è che la “trappola” Prodi sia pronta a scattare. Uno scenario che farebbe gridare al golpe da parte del Pdl. «Se continua lo stallo - minaccia il Cavaliere - meglio il voto a giugno».

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