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Data: 20/04/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Prodi, fumata nera, mancano 101 voti. Il Pd va in pezzi. Bersani: mi dimetto

ROMA L’ennesimo colpo da Ko il Pd se lo è sferrato nel pomeriggio di ieri, quando, poco prima delle sette, nel corso del quarto scrutinio per il Quirinale, è cominciato ad esser chiaro che un centinaio di franchi tiratori democrat avevano impallinato anche Romano Prodi. Il candidato, cioè, che solo poche ore prima era stato salutato con una standing ovation dall’assemblea dei grandi elettori del Pd, ai quali Pier Luigi Bersani aveva annunciato la discesa in pista del Professore fondatore dell’Ulivo nei panni del salvatore della patria in pericolo o, almeno, col compito - diceva il segretario - di «qualificare la nostra coalizione e di parlare al Paese». Ma poco dopo sono stati i 101 franchi tiratori dem a chiudere la bocca a Prodi ancor prima che potesse dire grazie per la candidatura che, tra le macerie di un partito allo sbando, veniva ritirata in serata dallo stesso sdegnato Professore. E a cui faceva seguito l’annuncio di dimissioni di Bersani, ritardate solo fino all’assemblea del Pd che si terrà subito dopo l’elezione del nuovo capo dello Stato.
IMPIETOSO VERDETTO

L’impietoso verdetto del quarto scrutinio ha bloccato l’ex premier a quota 395 su 496 grandi elettori della coalizione di centrosinistra, e a fronte dei 504 che - col quorum sceso alla metà più uno degli aventi diritto - sarebbero stati necessari per l’elezione al Colle. Lo seguivano Stefano Rodotà con 213, 50 in più del totale dei parlamentari grillini e Anna Maria Cancellieri con 78, nove oltre i numeri di Scelta Civica che aveva deciso di far scendere in campo il ministro dell’Interno. Alcune decine di voti si disperdevano su vari soggetti, tra cui 15 per D’Alema, salutati da risatine e applausi ironici dai banchi del centrodestra che attribuiva al Leader Massimo qualche responsabilità nella debacle di Prodi. Pdl e Lega, inoltre, hanno scelto di non prendere parte al voto in modo da lasciare senza possibilità di equivoco la provenienza dei franchi tiratori. Dai quali anche Sel ha preso le distanze, in modo non del tutto ortodosso per la segretezza del voto, facendo cioè votare per il Professore i suoi 46 parlamentari con un identificabilissimo ”R. Prodi“. Quasi ignorato nel quarto scrutinio Franco Marini, con soli tre voti dopo i 521 del primo scrutinio, non sufficienti all’elezione, ma ben 126 più di Prodi.
Il risultato di Anna Maria Cancellieri - candidata dai montiani dopo aver giudicato «inaccettabile» il metodo usato dal Pd per cambiare cavallo, e linea politica, da Marini a Prodi - è stato apprezzato dallo stesso premier soprattutto per la capacità del ministro di «attrarre, già in questa prima occasione, il consenso di altre forze». E infatti il Pdl ha cominciato da ieri una valutazione sull’opportunità di unirsi a Scelta Civica nel voto alla Cancellieri nei prossimi scrutini.
Naturalmente M5S insisterà su Rodotà, che attrae anche Sel di Nichi Vendola, il quale invita gli elettori del Pd a votarlo «per allontanare la puzza della cattiva politica». Minori certezze circolano in campo democrat, dove il segretario Bersani annuncia l’astensione dei suoi dopo «la vicenda di gravità assoluta prodotta ieri», e in attesa che «si trovi una proposta con le altre forze politiche».
Mario Stanganelli

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