PESCARA Le punture di Vespa fanno male a Stefania Pezzopane. Specie se a colpire è il pungiglione del noto giornalista aquilano che conduce «Porta a Porta». Nella trasmissione tv di giovedì sera Bruno Vespa ha stigmatizzato la decisione della senatrice Pd di votare, come presidente della Repubblica, Stefano Rodotà anziché Franco Marini, rivelando così una buona dose di ingratitudine verso chi le aveva ceduto il primo posto in lista alle ultime elezioni politiche. «Messaggio misogino e falso»: non si è fatta attendere la stizzita reazione della diretta interessata, che ha respinto con forza l'immagine della «irriconoscente»: «Non mi si addice affatto» ha protestato. Ieri la Pezzopane ha preso carta e penna e in una lettera aperta ha replicato a Vespa. Ma mentre lei si difendeva, un’altra raffica di critiche le è piovuta addosso da esponenti abruzzesi del suo partito, con il parlamentare Ginoble che l’ha accusata apertamente di voler fare sempre la prima della classe. «A differenza di alcuni non sto in politica per concessione di un capo, ma per scelta dell'elettorato, e non ho mai voluto svolgere il ruolo di controfigura - ha scritto la Pezzopane nella sua lettera a Vespa -. Il mio partito ha stabilito di candidare capolista chi avesse vinto le primarie. In Abruzzo così è accaduto, tanto per me, quanto per il mio collega Giovanni Legnini alla Camera». Marini ha ottenuto la deroga ed è stato candidato al secondo posto, una posizione - ha ricordato la Pezzopane - che «lui stesso ha ritenuto giusta. Se poi non ha ottenuto il seggio al Senato, è colpa solo del cattivo risultato che il mio partito ha avuto in Abruzzo. Solo a L'Aquila l’esito è stato davvero incoraggiante. Questo vorrà pur dire qualcosa». Il voto della senatrice aquilana per Rodotà dunque non è stato «un voto contro Marini, ma contro strani intrecci e contro una logica errata, che hanno esposto lo stesso Marini a critiche e attacchi esagerati. Non ho sbagliato io a votare - ha concluso la parlamentare -, era sbagliata l'operazione politica. E Marini è stato solo una vittima». Ma la scelta della Pezzopane e le sue dichiarazioni non sono piaciute a tanti, in Abruzzo. «Cara Stefania, stavolta hai sbagliato due volte - le ha scritto Celso Cioni, direttore regionale di Confcommercio ed ex assessore della giunta provinciale dell’Aquila ai tempi in cui presidente era l’attuale senatrice -. Hai sbagliato sia voto che dichiarazioni. E credo che molti più aquilani di quelli che pensi terranno a mente per il futuro questo tuo orientamento, sul quale ti invito a riflettere. Non so dove ci porteranno questi tweet e questi blog che arrivano a condizionare coscienze non proprio ingenue. Se la classe dirigente, anche stavolta, si rassegnerà a seguire i populismi, si priverà ancora una volta del suo dovere, che è quello di guidare e non subire i cambiamenti». Durissimo il commento del parlamentare teramano del Pd Tommaso Ginoble. «La vera curiosità delle dichiarazioni di questi giorni della senatrice Pezzopane è l'aver scoperto che ha una coscienza - ha commentato -. È l'unica tra i grandi elettori abruzzesi a non aver votato Marini, decisione che tra l'altro non ha mai sottoposto a una riflessione comune. Purtroppo prevale la voglia di fare la prima della classe, ma questa volta è stata bocciata». La scelta della senatrice viene bollata come «gravissima» dal capogruppo del Pd all’Emiciclo Camillo D’Alessandro, uno dei tre grandi elettori inviati a Roma dal Consiglio regionale. «Io non voterò mai contro l'Abruzzo - ha detto -. Considero la decisione della Pezzopane gravissima per l'Abruzzo e ancora più grave per le ragioni dell'Aquila, che certo con l’elezione di Marini avrebbe avuto i riflettori puntati addosso. Poi l’aver consegnato alla Rete il suo sostegno a Rodotà un minuto dopo l'esito del voto, quando era chiaro che Franco non ce l'aveva fatta, rappresenta un’incredibile caduta di stile». Per D’Alessandro la Pezzopane non è stata neppure coerente: «Giovedì la sua coscienza e il suo popolo imponevano, come si è giustificata, di votare Rodotà; ma perché venerdì ha cambiato opinione, votando Prodi? E il popolo? E la coscienza?». Forte rammarico per la sfumata elezione di Marini è stato espresso anche dal consigliere regionale del Pd Giuseppe Di Pangrazio: «La sua figura - dice - avrebbe rappresentato per l’Aquila e l’Abruzzo intero un punto di riferimento insostituibile».