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Data: 20/04/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pezzopane e il no a Marini nella bufera il Pd abruzzese. D’Alessandro e Ginoble attaccano la senatrice «Fa la prima della classe»

PESCARA La polemica è rimasta silente per una sera, quella di giovedì. Poi ieri, quando nel Pd Romano Prodi aveva definitivamente sostituito Franco Marini nella candidatura a Presidente della Repubblica, augurandosi di non ereditarne l’amara sorte di impallinato dai cecchini che invece l’ha puntualmente raggiunto, è esplosa.
Sulla linea del fuoco Stefania Pezzopane e le sue parole nel crepuscolo mariniano: «No, non ho votato Franco. La mia coscienza mi ha imposto di votare Rodotà. Non ho niente contro Marini, sono sua amica, ma Bersani non doveva accordarsi con Berlusconi». Prima timidamente, poi con ritmo crescente, i social network hanno battuto i tempi dell’indignazione: «Ma come, lei che è stata capolista Pd al Senato, con Marini ad accettare quel numero due che gli è costato la rielezione, non vota per lui, un abruzzese, quando viene proposto come Capo dello Stato, e lo rivendica?». Dal Pdl parole sferzanti da Paola Pelino e Antonio Razzi, ma è ben altro a scuotere il Pd abruzzese, è la rivolta interna.
Guidata, peraltro, da due grandi elettori. Mariniani, certo, ma questo non attenua durezza e peso delle loro parole. Il delegato dal Consiglio regionale Camillo D’Alessandro: «Io non voterò mai contro l'Abruzzo. E’ grave umanamente la decisione della Pezzopane, e gravissima per l'Abruzzo ed ancor più per L'Aquila che avrebbe avuto i riflettori dell'attenzione puntati dalla prima carica dello Stato. E poi, quell’annuncio via internet del sostegno a Rodotà un minuto dopo l'esito del voto che condannava Franco è un’incredibile caduta di stile. Perchè non lo ha detto prima agli abruzzesi? Se la sua coscienza le imponeva di votare Rodotà, perchè ha cambiato opinione votando Prodi?». Più crudo il deputato Tommaso Ginoble: «Quale coscienza? Pezzopane è stata l'unica, tra i grandi elettori abruzzesi a non aver votato Marini, decisione mai sottoposta a riflessione comune. Ha voluto fare la prima della classe, ma è stata bocciata».
Se questa è l’aria, nel Pd abruzzese c’è un problema, un grosso problema. I consiglieri pescaresi Gianluca Fusilli, Antonio Di Marco ed Enzo Del Vecchio rendono dapprima omaggio a Marini, così come il consigliere regionale Giuseppe Di Pangrazio, poi affondano con sarcasmo: «Riconosciamo alla neo senatrice la legittimità di una scelta giustificata dalla riconosciuta e nota propensione all’innovazione ed al rinnovamento della classe dirigente». E per Andrea Fusco, capogruppo Pd alla Provincia dell’Aquila, «Marini al Quirinale sarebbe stato un valore aggiunto per noi, la decisione di Stefania mi lascia basito».
Ma la Pezzopane non fa passi indietro: «Perchè dovrei farli? Sono stata onesta e ho detto quello che altri hanno taciuto, ho ammesso di aver votato Rodotà. Dai nostri circoli, dalla nostra gente montava l’indignazione per il patto con un Berlusconi che puntava a fare a pezzi il centrosinistra. Serviva un segnale per Bersani. Certo che mi dispiace per Franco, che credo capirà la mia scelta, fatta in tutta onestà. Ho votato con le lacrime agli occhi, ma non potevo fare altrimenti».
Una bella grana, per il segretario regionale Silvio Paolucci. «No, perchè? I grandi elettori hanno libertà di scelta. Piuttosto sono rammaricato per l’enorme occasione persa di avere un Capo dello Stato abruzzese. Bersani ha seguito le indicazioni dei padri costituenti, cercando prima un’ampia convergenza sul candidato presidente e poi andando per conto proprio dalla quarta votazione. E’ andata male, il partito ne esce diviso. E’ un brutto colpo non solo per il partito abruzzese, lo è per tutto il Pd». Ma il partito abruzzese ha un problema in più. «I grandi elettori fanno le loro scelte». Sì, ma qui se le suonano tra loro con veemenza. Sembra non facciano parte dello stesso partito. Anche se, da giovedì, il Pd stesso non sa più se è ancora un partito o un frullato di bile.

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