ROMA Bersani riunisce la segreteria del Pd alla Camera. E’ quasi un gabinetto di guerra quello che il segretario democratico convoca a Montecitorio dopo il voto che ha impallinato Romano Prodi. Rosy Bindi, la presidente dell’assemblea, ha appena reso noto di aver dato le dimissioni. In realtà la lettera con la quale la Bindi chiede di essere esonerata dall’incarico è datata 10 aprile. Bersani l’ha tenuta segreta. Ma l’imboscata subita da Romano Prodi, mandato alla sbaraglio dalla dirigenza del Pd nel tritacarne di un congresso a urne aperte per il Qurinale, ha spinto la Bindi a rendere pubblico il passo indietro. «Non intendo attendere oltre, non sono stata direttamente coinvolta nelle scelte degli ultimi mesi, nè consultata sulla gestione della fase post-elettorale e non intendo perciò portare la responsabilità della cattiva prova offerta dal Pd in questi giorni», spiega Bindi, prendendo le distanze dalla gestione Bersani. Il segretario è visibilmente sotto choc. Non si aspettava la caduta di Prodi, a 24 ore dalla sconfitta clamorosa di Franco Marini. Il Pd è in rivolta e sotto accusa c’è proprio il segretario. Ha fallito due volte. La linea del presidente eletto con i voti di Pdl e Scelta civica non è stata digerita dalla base. E il repentino cambio di passo che ha portato a schierare il fondatore dell’Ulivo è stato un mezzo disastro. Bersani chiama Prodi al telefono in Africa per convincerlo a non gettare la spugna, a non ritirare la sua candidatura. Ma Prodi è durissimo. «Mi avete mandato allo sbaraglio» gli dice, rinviando a quando tornerà in Italia i retroscena di queste ora. Il Professore è furibondo. E le sue parole sono pietre. Bersani dice ai suoi chevuole dimettersi. Sono giorni del resto che ci pensa. La sua stagione al vertice è terminata. E nel Pd dove è in corso una guerra di tutti contro tutti anche i giovani turchi lo hanno abbandonato. Persino le giovanissime matricole arrivate da poche settimane in Parlamento sono sconcertate rispetto a un segretario che sembra aver smarrito la bussola. Le dimissioni diventeranno operative dopo che sarà eletto il nuovo capo dello Stato. Già. Ma chi? Il Pd oggi voterà scheda bianca. Questa mattina Bersani vedrà Mario Monti a Palazzo Chigi. Il premier vuole capire se i democrat sono disposti a sostenere Anna Maria Cancellieri. Ma nel partito oltre a Sel sono in molti a premere perchè i democrat sostengano il candidato di 5 Stelle: Stefano Rodotà. Al momento è difficile immaginare una ricomposizione del Pd a breve. Bruciato Marini, bruciato Prodi, è praticamente impossibile trovare un candidato Pd che non sarebbe tradito nel segreto delle urne. Per questo è probabile che questa mattina, quando i gruppi parlamentari saranno riconvocati, si decida di sostenere Cancellieri o Rodotà. Poi, archiviata con sconfitta la pratica Quirinale, si aprirà quella della corsa alla segreteria. Una poltrona per due: Fabrizio Barca e Matteo Renzi.