Iscriviti OnLine
 

Pescara, 18/12/2025
Visitatore n. 750.332



Data: 21/04/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Ipotesi ticket Letta-Alfano il governo del presidente. I ministri scelti fra i dieci “saggi” e nella squadra di Monti, come la Cancellieri

Limite di durata: uno-due anni. Fra le priorità la riforma della legge elettorale

ROMA Dopo una lunga notte, amaramente indimenticabile, Pier Luigi Bersani sale al Quirinale per giocarsi l'ultima carta. Giorgio Napolitano lo accoglie con una battuta: «Non volete proprio farmi godere la vecchiaia?». Il presidente non è affatto contento della piega che hanno preso le votazioni a Montecitorio sulla sua successione. Sa anche che la moglie Clio non vede l'ora di tornare a una vita normale. Ma in cuor suo non è soddisfatto. Di più, molto di più. L'aveva detto e ridetto mille volte: cercate un accordo, superate il muro contro muro. Ora siete costretti a farlo, e nelle condizioni peggiori. Non infierisce su Bersani, è inutile. Tra l'ammaccato segretario dimissionario del Pd e il presidente cui a 88 anni ridanno una quarta vita si svolge un dialogo molto concreto. Napolitano dà la sua disponibilità ma solo dopo che Bersani abbia accertato con scrupolo e serietà che Pd, Pdl, Lega e montiani garantiscano il voto. «Non fatemi vedere folle di franchi tiratori, perché sennò non ci siamo, sarebbe devastante». Poi nel corso della mattinata lo stesso telefono del Quirinale sonderà le opportune garanzie. Secondo punto. Napolitano dice a Bersani che non può rimanere al Quirinale più di un anno o due. Il tempo per far partire un governo condiviso, di fare in primo luogo la riforma elettorale, di varare la finanziaria e di adottare i provvedimenti che tamponino la crisi. Ma soprattutto la riforma elettorale, insiste Napolitano, su quello vi dovete impegnare. E fa capire che l'impegno deve essere garantito, altrimenti lui ha sempre l'arma di farsi da parte. Governo, ma quale? Napolitano vorrebbe affidarlo a Giuliano Amato, con due vicepremier Pd e Pdl. Amato che viene presentato come l'unica garanzia per un cosiddetto «governo del Presidente». Ma Bersani sa bene che ci sono difficoltà. Non solo nella sinistra Pd ma anche nel centrodestra, in particolare nella Lega (che infatti in mattinata, con Maroni, boccerà platealmente il "dottor sottile", come viene chiamato l'ex pupillo di Bettino Craxi). Le voci assicurano che è così che sia spuntato fuori il nome di Enrico Letta, vice di Bersani, ex popolare, moderato. Ma la candidatura era sussurrata da giorni. Con Letta un vicepremier del Pdl, quasi certamente Angelino Alfano. Un vero e proprio governissimo, come voluto da Berlusconi, varato sulle macerie del Pd. Ministri? Napolitano consiglia di pescare tra i dieci saggi che hanno varato il programma minimo di governo in questi giorni. Magari lasciando anche qualche ministro di Monti. La Cancellieri, ben vista da tutti. Non la Fornero, né Terzi. L'obiettivo è quello di tenere gli uomini di partito fuori dall'esecutivo, per renderlo più tranquillo. E la richiesta di Napolitano sarà con ogni probabilità accolta, anche perché adesso, rispetto al dopo elezioni, il presidente ha un'arma in più, ben più convincente: la possibilità di sciogliere le Camere e indire nuove elezioni. Ed è su quest'ultimo punto che adesso si addensano nubi e interrogativi. Napolitano non ha dato certezze su quando si dimetterà, se prima o dopo nuove eventuali elezioni. Dipenderà dalla produttività del nuovo governo e dell'accordo-tregua tra Pd e Pdl. La questione è estremamente delicata perché nel Pd molti temono che se si andasse a votare potrebbe vincere il centrodestra. E in quel caso, con Napolitano dimissionario, sarebbe il nuovo Parlamento di centrodestra a eleggere l'inquilino del Quirinale. Berlusconi? La sola parola fa venire i brividi lungo la schiena del centrosinistra. Ecco un'arma in più per Napolitano. Dimettersi nel momento più opportuno significa fare contenti gli uni o gli altri. Nessuno può sapere quando l'anziano presidente si farà definitivamente da parte. Non è colpa sua se lo hanno implorato di restare un altro po' al Quirinale. Ma naturalmente sono tutti ragionamenti teorici, perché ora nel Pd i problemi sono molto più urgenti e pressanti. Fare un governo decoroso con il Pdl, reggere l'urto dei grillini, confrontarsi con il no di Vendola e con i mal di pancia a sinistra. E regolare i conti interni. Ieri sera Pier Luigi Bersani sembrava per la prima volta sorridente, quasi sollevato. Per fortuna non tocca a me.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it