ROMA Secondo lui ora le elezioni sono più lontane e, poi, la parte dell’uomo di Stato responsabile e accorto ultimamente piace a Silvio Berlusconi. Cosicchè, quando arriva nell’aula della Camera per votare per la seconda volta Giorgio Napolitano al Quirinale, fa sfoggio di una assoluta moderazione. «Presidente questa è una sua vittoria?», gli chiedono i giornalisti. Ma lui fa segno di no con la mano: «Non direi proprio, non è così», si schermisce.E altrettanta cautela ha raccomandato ai suoi che riunisce all’ora di pranzo. Anche ai falchi, come Verdini o Brunetta, che lo tentano con la carta delle elezioni «perché vinceremmo a mani basse, visto che abbiamo riguadagnato 5 punti, come ci dicono i sondaggi». Ma lui risponde di no, perché si fida di Napolitano e sa che eviterà derive giustizialiste e che cercherà di mettere insieme al più presto quel governo di larghe intese, a cui tiene moltissimo per tornare protagonista della scena politica. «Vogliamo un governo condiviso con il Pd e con Scelta civica», ripete. Un governo politico e non a tempo.
BARZELLETTE
In aula poi, circondato dalle sue parlamentari, appare raggiante. Gesticola, pare che racconti una barzelletta, stando almeno alle risate che lo accompagnano. Si sbraccia per salutare Gustavo Selva, in tribuna, rumorosamente chiamato da Giovanardi. Scherza con il governatore siciliano, Crocetta, che lo accusa di «aver fatto strage del Pd». Non sembra però impressionato dai grillini che restano seduti quando tutta l’aula si alza per applaudire l’elezione di Napolitano. Solo quando gli raccontano che fuori Montecitorio ribolle la protesta e che sta per arrivare Grillo in persona si lascia andare. «Se ne vedono di tutti i colori, adesso anche la comica marcia su Roma di Grillo e del suo fascismo buffo. Una farsa che fa ridere ma che deve anche farci riflettere sui possibili sviluppi di questo movimento senza democrazia», ammonisce, «con il Pd ridotto così solo noi possiamo contrastarlo».
E si capisce che Berlusconi abbia tirato «un sospiro di sollievo quando Napolitano ha accettato di fare il bis», come racconta ai fedelissimi. Perchè temeva non solo l’elezione di Prodi al Colle, ma anche la possibilità che il Pd si lasciasse tentare da Rodotà e dai 5Stelle «che sicuramente avrebbero cominciato dalla mia ineleggibilità». Ora, a pericolo scampato, tesse le lodi «del presidente Napolitano che ringrazio per lo spirito di servizio e per la generosità personale e politica con cui ha accettato di proseguire il suo impegno e la sua opera in un contesto tanto difficile e incerto». E, in una nota, spiega che «la situazione che viviamo richieda esperienza, saggezza, equilibrio, cultura politica e istituzionale, tutte qualità per cui Napolitano è un riferimento per tutti noi».
BENE COMUNE
«E’ lui il nostro bene comune», sorride Raffaele Fitto, alludendo alla coalizione Pd-Sel. E, alla fine, Berlusconi si concede una vanteria. «Non è questo il momento per altre valutazioni. Ma tutti gli italiani, da 54 giorni, hanno potuto vedere e giudicare il nostro comportamento sensato e responsabile rispetto a quello della sinistra e del Pd».
E si sa che l’ex premier punta a un governo a forte caratura politica, tanto che rispolvera la vecchia idea di una cabina di regia Pd-Pdl da affiancare al presidente del Consiglio incaricato, che, spiegano gli intimi «potrebbe anche essere Giuliano Amato, anche se ci fidiamo completamente della saggezza di Napolitano».
Stringatissimo il programma, riforma della legge elettorale, ma soprattutto un immediato rilancio dell’economia a cominciare dai temi delle tasse con il ridimensionamento, se non proprio l’abolizione dell’Imu.