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Data: 26/04/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Verso il nuovo governo - Il Pdl apre a Letta ma il nodo è l’Imu

Berlusconi: «Non voglio nemmeno pensare a un fallimento» Aperture da Alfano, Pd e Scelta civica. No di Sel, Lega e M5S

ROMA «Sono determinatissimo, anche perché oggi ho percepito che questa è l’ultima occasione perché questa legislatura non finisca nel ludibrio generale». Sono passate da poco le 19 ed Enrico Letta ha appena concluso il suo giro di consultazioni con i partiti. L’ultima delegazione che incontra è quella del M5S e, in diretta streaming, ripete che i pilastri del suo programma sono tre: l’uscita dalla crisi economica, la riforma della politica e una “nuova Europa”. E la squadra di governo? Letta assicura che saranno ministri con un mix di esperienza e competenza: «Occorrono persone competenti, che non abbiano bisogno di scuola guida o di un lungo rodaggio ma siano in grado di accendere la macchina del singolo ministero immediatamente». Il tentativo è quello di dar vita quanto prima al governo ma la strada continua ad essere lastricata di ostacoli, a cominciare dalla discussione sul tipo di «gradazione politica» da dare all’esecutivo e dall’Imu, sulla quale il presidente incaricato avrebbe raggiunto un compromesso con il Pdl. «Le difficoltà ci sono, siamo in terra incognita, la situazione è originale, difficile. E io non ho ancora deciso di sciogliere la riserva» ammette in serata Letta. La situazione resta difficile ma ieri qualche spigolo è stato comunque smussato e l’intesa appare più vicina. Se il premier incaricato riuscirà a trovare un accordo con Berlusconi sul profilo dei 18 ministri (resta il dubbio sulla presenza di Alfano e Mauro come vicepremier politici) il governo potrebbe nascere in pochi giorni. Letta potrebbe tornare da Napolitano oggi o domani con l’esito delle consultazioni e, dopo la presentazione della lista dei ministri e il giuramento entro domenica, chiedere la fiducia lunedì alla Camera e martedì al Senato. Il premier incaricato ieri ha incassato il sì di Scelta Civica e il no della Lega e di Sel. Il movimento di Grillo ha comunque garantito un’opposizione «responsabile» mentre Roberto Maroni ha detto di essere «interessato» alla Convenzione per le riforme. E il Pdl? Il lungo faccia a faccia (più di due ore) tra Letta e Angelino Alfano non ha risolto tutti i problemi anche se la strada è decisamente più in discesa e Berlusconi (da Dallas, dove è stato invitato dal suo amico George Bush ad inaugurare insieme agli altri ex presidenti Usa la Presidential Library) ha tolto il veto su Annamaria Cancellieri: «Nessun problema». E il Cavaliere sul tentativo di Letta aggiunge parole chiare: «Non voglio nemmeno pensare all’ipotesi di un fallimento. Abbiamo bisogno di un governo che faccia. E subito». «Sosterremo qualunque governo possa essere in grado di fare approvare i disegni di legge di cui l’Italia ha bisogno». Il leader azzurro, insomma, sottopone a Letta il manifesto programmatico del Pdl ma non sembra intenzionato a far saltare il banco. «Ho sentito Berlusconi al telefono per 30 secondi, non è previsto un incontro per domani (oggi n.d.r.). E’ stata una telefonata di incoraggiamento... », fa sapere lo stesso Letta, che tenta di saltare i veti incrociati e spinge sull’acceleratore. Del resto, la linea dettata da Dallas è di non inasprire il clima ma di puntare ad ottenere un sì anche solo su alcuni provvedimenti targati Pdl. E Angelino Alfano, che si dice «soddisfatto» e parla di «spirito costruttivo», ripete durante l’incontro con Letta quel che Berlusconi detta da Dallas: «Non stiamo ponendo questioni di formule di governo né problema di poltrone e cadreghe, ma più concretamente un discorso per il bene dell’Italia che possa rialzarsi. C’è emergenza economica e solo su questo abbiamo incentrato l’incontro con Letta» spiega il segretario del Pdl. Ma a preoccupare Letta è anche ciò che si muove sottotraccia nel Pd. I dissidenti pronti a non votare la fiducia (da Laura Puppato a Pippo Civati) non sono ufficialmente molti ma il malessere potrebbe essere più ampio di quanto appaia. Resta il fatto che se tutto andrà per il meglio, il governo nascerà con una amplissima maggioranza.

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