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Data: 26/04/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Letta apre sull’Imu e cerca di risolvere il rebus ministri: ma ci vuole tempo

ROMA Giornata in salita quella di ieri per le consultazioni di Enrico Letta, che si riserva quella di oggi alla riflessione per «portare a sintesi il lavoro molto interessante che si è sviluppato negli incontri con le varie forze politiche». E prima di tornare, tra sabato e domenica, da Napolitano per sciogliere la riserva con cui mercoledì ha accettato l’incarico. L’incontro più lungo il vicesegretario del Pd lo ha avuto con la delegazione del Pdl guidata da Angelino Alfano. E non a caso, perché è proprio con il partito di Berlusconi che si è svolto il complicato lavoro di mediazione sul numero e la qualità dei ministri del futuro esecutivo e su alcuni punti cruciali del suo programma, come l’abolizione dell’Imu. «Le differenze permangono ancora - ha osservato il premier incaricato al termine dell’incontro - ci vorrà tempo, ma in due ore si è parlato con spirito costruttivo». Lo stesso spirito riscontrato da un Alfano «soddisfatto» dal colloquio, il quale però dice che «il patto non è ancora stato siglato» e indica negli «otto punti» del Pdl la «base del programma» del governo. Tra questi il segretario azzurro - che non intende «affidare a terzi la rappresentanza del Pdl nell’esecutivo» - mette in primo piano l’abolizione dell’Imu, «senza la quale - dice - è inimmaginabile la nostra presenza nell’esecutivo».
Quanto agli obiettivi che il nuovo governo riterrà prioritari, una sintesi degli stessi è stata fatta da Letta nel corso dell’incontro trasmesso in streaming con il M5S. E cioè, «dare una risposta alla grande emergenza economica e occupazionale del Paese; la riforma della politica con la riduzione dei suoi costi; un’Europa diversa che ponga in prima linea i temi della crescita e dello sviluppo». Rispondendo alla richiesta di una nuova legge elettorale degli esponenti grillini, che tra l’altro rivendicano sempre la presidenza del Copasir e della Vigilanza Rai, Letta ha mostrato di apprezzare il sistema elettorale francese a doppio turno che, anche in presenza di risultati elettorali simili ai nostri, assicura comunque la governabilità. Senza una riforma elettorale, ha paventato Letta, invitando il M5S a «mescolare i vostri voti con i nostri sulle riforme», la legislatura «si concluderebbe nel ludibrio generale».
COLLOQUI SENZA SORPRESE
Senza sorprese gli esiti delle altre consultazioni . Scelta Civica ha ribadito la «piena disponibilità» a contribuire alla formazione dell’esecutivo, ponendo come unica condizione la «serietà di un programma che non faccia sconti a nessuno». Promesse, invece, di opposizione, più o meno modulata, sono venute da Lega, Fratelli d’Italia e Sel. Roberto Maroni, pur compiacendosi che l’incarico sia andato a Letta e non ad Amato, ha annunciato che il Carroccio non entrerà nel governo. FdI , da parte sua, annuncia «un’opposizione collaborativa». Mentre Nichi Vendola, pur da irriducibile oppositore, ha inteso differenziare Sel rispetto a M5S: «La nostra non sarà un’opposizione populista e abbiamo fatto un sincero augurio di buon lavoro a Letta». Riconfermando il no più netto a «qualsiasi accordo con il Caimano, protagonista dello sfascio del Paese», il governatore pugliese ha paragonato le ”larghe intese“ di oggi all’alleanza antifascista che si realizzò nel dopoguerra con il Cln. Solo che tra i tanti soggetti del Comitato - ha osservato Vendola - non c’erano i fascisti. Immediata la reazione del Pdl contro le «oltraggiose dichiarazioni» del governatore, la vicepresidente dei senatori , Simona Vicari, ribatte: «Vendola è uno sfascista. Mentre si richiama a un’opposizione responsabile non esita a paragonare Berlusconi e il Pdl ai fascisti del ’45».
Altro sapore, lontanissimo dalle polemiche e di aperto incoraggiamento, quello dell’augurio ricevuto da Letta in una telefonata fattagli dal coetaneo David Cameron. Al di là delle linee politiche sulla Ue certo non coincidenti tra Londra e Roma, il possibile profilo di una nuova Europa dei quarantenni.

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