Cinque luoghi simbolo per celebrare l'anniversario della Liberazione. Alla cerimonia prendono parte il presidente della Provincia Enrico Di Giuseppantonio, il sindaco Umberto Di Primio, il prefetto Fulvio Rocco de Marinis, le autorità militari e i rappresentanti delle associazioni combattentistiche. Le corone d'alloro vengono deposte nei pressi del monumento alla resistenza, di quello ai caduti (Villa comunale) e delle lapidi che in piazza Martiri della Libertà, in via Nicolini e nella chiesa di San Domenico ricordano quanti vennero trucidati dai nazifascisti. Dice Di Giuseppantonio: «I grandi valori della democrazia, della libertà e della solidarietà, scritti sulla nostra Costituzione, devono trovare, nella memoria del 25 aprile, la forza per far risorgere questo Paese e far conoscere all'Italia una stagione di progresso». Aggiunge Di Primio: «Vogliamo ricordare quanti, anche con il sacrificio della vita, hanno lottato per liberare il nostro paese dal nazifascismo, avviando quel processo che, oggi, ci consente di vivere in democrazia». Al corteo istituzionale non prende parte Rifondazione comunista, che ha organizzato un presidio in piazza Martiri: presenti anche il Partito comunista dei lavoratori, il collettivo universitario “Rivolta l'Università” e l'Anpi. Quando arriva il corteo istituzionale, i manifestanti intonano “Bella Ciao”. Poi, gridano: «Ora e sempre resistenza». «Questa amministrazione -ricorda Riccardo Di Gregorio- si rifiuta di commemorare l'11 febbraio, anniversario dell'eccidio di Colle Pineta». «Le quattro persone che sono dietro a Rifondazione comunista -risponde il sindaco- rappresentano una forma di anacronismo storico».