L’ombra di Berlusconi che si staglia dietro al tentativo di Enrico Letta, rischia di complicare il lavoro del premier incaricato. E anche quello del Capo dello Stato. Taglio dell’Imu e giusto mix tra politici e tecnici, sono stati gli argomenti che ieri mattina Giorgio Napolitano ed Enrico Letta hanno discusso per più di due ore. Dopo una giornata di trattative il «non pessimismo» mattutino del presidente del Consiglio incaricato non ha fatto però passi in avanti al punto che ieri sera, dopo continui contatti telefonici, Berlusconi e Letta hanno deciso di incontrarsi nelle prime ore di oggi. Sono ancora troppi gli ostacoli per varare in giornata un esecutivo che il Pdl vuole «tutto politico» e che in Pd interpreta invece come «governo di servizio». Ovvero come un esecutivo più o meno balneare da sopportare il tempo strettamente necessario per varare una nuova legge elettorale e ridare un po’ di fiato all’economia.
TASSE
Proprio però sul dicastero di via XX Settembre si intrecciano una vorticosa girandola di veti non tanto sul nome del possibile ministro («a me va bene anche Saccomanni», ha sostenuto ieri il Cavaliere), quanto sul contenuto della manovra economica che si dovrà fare entro l’estate e che per il Pdl deve prevedere il rimborso e la cancellazione dell’Imu. Uno scoglio non da poco non tanto per il Pd, che è pronto a riproporre la franchigia dei 500 euro che renderebbe esenti dalla tassa il 60% dei contribuenti, quanto per le compatibilità di bilancio. Nel Pd il dubbio che il Pdl di Berlusconi si stia costruendo gli argomenti per una possibile, e forse non lontana, campagna elettorale, assedia non solo Stefano Fassina e rende spigolosa tutta la trattativa. Cancellare l’Imu e, addirittura restituire quella del 2012, significa infatti rendere molto più complicati una serie di interventi sul lavoro che stanno a cuore al Pd.
SENTENZE
Un tira e molla che accresce il nervosismo nel Pdl. Nella interminabile riunione che ieri si è tenuta a palazzo Grazioli, Berlusconi ha dovuto fronteggiare la crescente pattuglia dei falchi che spingono per le elezioni a giugno. «Ho preso un impegno con Napolitano e anche se lui non lo ha preso con me, noi dobbiamo fare di tutto per permettere la nascita del governo». La spiegazione del Cavaliere è stata ancor più convincente quando ha ricordato che «se Letta dovesse fallire per colpa nostra, Napolitano si dimetterà e poi avremo Grillo al Quirinale». Il rischio che il Pd sui temi della Giustizia si presti a geometrie variabili con il M5S preoccupa il Cavaliere, anche perché da giorni Nicolò Ghedini prospetta scenari foschi relativi alle questioni giudiziarie che riguardano l’ex presidente del Consiglio. E’ per questo che il dicastero di via Arenula è tornato centrale nelle trattative. Con Berlusconi che lo vorrebbe per un suo uomo (Schifani) o, qualora finisse ad un tecnico come il professor Gallo, spuntando oggi dal presidente incaricato precise garanzie. Le difficoltà del negoziato lambiscono anche il ruolo che pretendono di aver alcuni big nel prossimo esecutivo. Lavorando di sponda con il Capo dello Stato, l’ipotesi sembra scongiurata e nè Berlusconi, nè Monti e probabilmente nemmeno D’Alema dovrebbero entrare. Discorso a parte per Amato che il Quirinale vorrebbe nell’esecutivo anche in un ruolo non centrale, ma non meno importante, come le Riforme. La composizione di un gabinetto smart e senza senior e leader, rende però l’esecutivo fragile. Una consapevolezza che spingerebbe lo stesso Alfano a restar fuori dall’esecutivo e che ieri ha convinto anche Matteo Renzi ad allentare l’endorsement sul tentativo di Enrico Letta e a posporre l’opa sul partito.
MANOVRA
Non c’è dubbio che da parte del Quirinale arriverà nella giornata di domani la spinta decisiva con la firma del decreto di nomina dei ministri che azzererà ogni questione ma che sicuramente si lascerà dietro più di una polemica. Basterà comunque attendere poche ore per avere il giudizio delle aule parlamentari. Difficilmente Pd e Pdl potranno sfilarsi, anche perchè sarebbe paradossale che Napolitano concedesse a Enrico Letta ciò che non concesse a Bersani: ovvero di presentarsi alle Camere senza numeri certi. Decisiva sarà quindi la giornata di oggi al termine della quale Letta salirà al Quirinale con una possibile lista di ministri e con un programma che - a sentire il centrodestra - dovrà contemplare anche il taglio dell’Imu. La salita al Colle del Governatore di Bankitalia Ignazio Visco, sembra proprio legarsi alla compatibilità tra l’abolizione dell’imposta e gli impegni presi in Europa. Il rischio che il governo si ritrovi appena insediato con la necessità di mettere in atto una manovra da 15-20 miliardi preoccupa il Quirinale. Dopo mesi di attesa sono troppe le urgenze che si riverseranno in un colpo solo su un governo che Pd e Pdl - a differenza di Napolitano - vorrebbero fragile illudendosi forse che una volta accontentato il Capo dello Stato, possano riprendere la solita contesa che impedirebbe di metter mano alla riforma delle riforme: la legge elettorale.