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Data: 28/04/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Governo Letta record di donne supertecnici e quarantenni

Capo dello Stato soddisfatto: è un esecutivo politico, ora coesione. Questa mattina il giuramento. Domani la fiducia alla Camera

ROMA Poco dopo le 17, dopo un lungo colloquio con Napolitano, Enrico Letta ha sciolto al Quirinale la riserva sulla formazione del governo e ha letto con «sobria soddisfazione» i 21 nomi della sua squadra, sottolineandone «il record della presenza femminile» in una compagine «giovane e di molte competenze». Espressa dal neo-premier «profonda gratitudine» a Napolitano, prima di incontrarlo di nuovo stamattina alle 11,30 al Colle per il giuramento del governo, cui seguirà domani il voto di fiducia delle Camere.
Per il vicesegretario del Pd, transitato al termine di tumultuose settimane politiche alla guida di palazzo Chigi, era la conclusione di una giornata nella quale ha tirato le fila del lavoro dei giorni precedenti in cui ha dovuto districarsi, con l’appoggio determinante del capo dello Stato, tra veti reciproci, richieste ”irrinunciabili“ dei partiti, presenze ingombranti della lunga stagione della seconda Repubblica. Il presidente incaricato l’ha iniziata incontrando di buon mattino Pier Luigi Bersani, sono stati poi Berlusconi ed Alfano ad entrare nel suo studio a Montecitorio; a seguire la delegazione di Scelta Civica, con Olivero, Cesa, Mauro e Dellai. Infine l’incontro con i capigruppo del Pd, Zanda e Speranza, presente anche Franceschini. Ottenuto l’ok dei rappresentanti dei partiti che costituiscono le tre gambe su cui si reggerà il suo esecutivo, Letta era pronto a ricevere la convocazione per le 15 al Quirinale, dove si sarebbero effettuati gli ultimi ritocchi alla compagine governativa. Primo tra i quali il ministero degli Esteri per Emma Bonino, circa il quale una decisione non era ancora maturata.
L’ABBRACCIO
A cose fatte, quando Letta non aveva ancora terminato la presentazione del suo governo ai giornalisti, nella sala stampa del Quirinale ha fatto irruzione il capo dello Stato per un caloroso e insolito saluto a quattro mani con il neo-premier. Al quale Napolitano ha voluto attribuire il merito di essere stato «l’artefice della nascita di questo governo. Io - ha aggiunto - ho assecondato il suo impegno». Ma nello stesso tempo il capo dello Stato è sembrato voler rivendicare le ragioni della sua forte determinazione a favore del tentativo di Letta: «Questo - ha detto - era ed è l’unico governo possibile. Un governo che non poteva andare oltre, nell’interesse dell’Italia e dell’Europa». Volutamente accantonata, da Napolitano, anche la connotazione di ”governo del Presidente“: «Non c’è bisogno - ha soggiunto - di alcuna formula speciale per definire questo governo. E’ un governo politico, formato nella cornice istituzionale e nella prassi della nostra democrazia parlamentare. Un governo nato dall’intesa tra forze politiche che insieme garantiranno la fiducia nelle due Camere». Intesa che, come è noto, era stata indicata dal capo dello Stato come l’unica strada percorribile.
Al neonato governo hanno dichiarato - modulandola in vario modo - la loro opposizione Lega, Sel e Fratelli d’Italia. «Un governo così così», aveva esordito Roberto Maroni, distinguendo tra la buona scelta del «ricambio generazionale e di Alfano al ministero dell’Interno», e - aggiungeva il segretario del Carroccio - «alcuni ministri che c’entrano davvero poco con l’incarico ricevuto». Parole non propriamente chiare prima che, dopo Maroni, si pronunciasse Matteo Salvini: «Siamo pronti a fare opposizione totale - diceva il segretario lombardo della Lega - al ministro per l’Integrazione, Cècile Kyenge, simbolo di una sinistra buonista e ipocrita, che vorrebbe cancellare il reato di clandestinità e per gli immigrati pensa solo ai diritti e non ai doveri». Seguiva la promessa che «i governatori leghisti del Nord, nel nome degli italiani, faranno argine» contro la neo-ministra di colore.
Quanto a Sel, Nichi Vendola dichiarava che «questo governo è intelligente opera di restaurazione». Nei cui confronti, pur riconoscendo che non comprende «personaggi impresentabili», Sel farà «opposizione responsabile».

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