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Data: 28/04/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Renzi: i big fuori, meglio delle aspettative. Nel Pd si stemperano i dissensi sulle larghe intese. Bersani: Enrico merita il sostegno di tutto il partito

ROMA Il nuovo governo è «buono, molto buono... finalmente la politica dà un segnale». Matteo Renzi a “Che tempo che fa non ha dubbi nel commentare le scelte di Letta. La «lista dei ministri è migliore delle aspettative», è un governo che «manda in pensione una generazione di big o presunti tali e questo è un elemento di positività: ora vediamo i risultati». Nell’occasione, il sindaco di Firenze specifica anche che sarebbe andato a Palazzo Chigi solo se lo avessero «votato gli italiani» e avverte di non essere affatto interessato a fare il segretario del Pd. Fatto sta, che il nascituro governo Letta sembra riuscito, almeno per il momento, nell’impresa di attenuare il malumore interno al Pd sulle larghe intese. Diversi “malpancisti” che avevano manifestato la loro contrarietà all’accordo con il Pdl valutano infatti positivamente il fatto che, per dirla con Sandro Gozi, «sono rimasti fuori alcuni protagonisti ingombranti degli ultimi vent’anni che hanno allontanato i cittadini dalla politica». Lo stesso giudizio di un altro “scontento” come Pippo Civati. Certo, la richiesta è ora quella che all’interno della riunione del gruppo parlamentare di domani mattina in preparazione del voto di fiducia ci sia una «discussione franca» con l’indicazione delle prossime priorità politiche in agenda e non sia solo una convocazione formale. Il Pd è dunque alla prova della fiducia e, da più parti, arrivano appelli a un Pd «unito» alla prova. A cominciare da Pier Luigi Bersani, segretario dimissionario: «Letta - dice infatti - merita il sostegno di tutto il Pd. Pur in condizioni non semplici e con l’esigenza di un compromesso, questo governo ha freschezza e solidità». Il governo messo in campo dal premier incaricato, comunque, per ora non sembra scontentare nessuno. Certo, c’è la consapevolezza che il Pd non ha conquistato ruoli davvero “chiave”e Sel fa sapere che resterà «all’opposizione responsabile» del governo Letta. Le varie correnti, sono, però, quasi tutte soddisfatte. C’è il leader di Areadem, Dario Franceschini, il renziano Graziano Delrio (per il quale l’area del sindaco rottamatore avrebbe però rivendicato un ministero di più peso); c’è il bersaniano Flavio Zanonato; il capo della corrente dei “giovani turchi” Andrea Orlando all’Ambiente e il dalemiano Massimo Bray alla Cultura. Chiusa la partita del governo, per la quale, però, manca ancora tutta la “pratica” dei viceministri e sottosegretari, ora si apre quella congressuale. Il primo appuntamento in calendario è quello dell’assemblea che il 4 maggio dovrà stabilire tempi e modi del congresso. Ma alcuni segretari regionali avrebbero chiesto di far slittare l’appuntamento per poter far digerire meglio alla base le scelte fatte. Nell’assemblea si stabilirà anche chi avrà la reggenza del partito fino al congresso e resta in pole il nome di Guglielmo Epifani.

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