ROMA Una esplosione con un bilancio già drammatico e che potrebbe produrre risultati ancor più devastanti. La cassa integrazione in deroga a marzo vola al +147% su febbraio e rischia di fagocitare anche le risorse, sempre più scarse, destinate all’ordinaria e alla straordinaria. Che, sempre a marzo, crescono, del 22,4%. Una autentica bomba ad orologeria per le imprese, i lavoratori e il governo che dovrà mettere il dossier Cig al primo punto della lista delle emergenze da affrontare. «Serve almeno un miliardo», ha avvertito nei giorni scorsi il ministro del Lavoro uscente, Elsa Fornero che ha passato il testimone ad Enrico Giovannini. I sindacati ritengono che siano necessari almeno tra 1,2 e 1,5 miliardi. Intanto è una triste realtà che i lavoratori in cassa a zero ore sono oltre mezzo milione (189.000 in cigo, 240.000 in cigs, 85.000 in cigd). E i 200 milioni stanziati per tutto il 2013 sono evidentemente agli sgoccioli.
LO SCENARIO
L’impennata della cassa in deroga è il combinato disposto della crisi delle piccole imprese che vanno ad attingere a questo ammortizzatore e il progressivo esaurimento dei periodi di cassa tradizionale per decine di migliaia di lavoratori che passano a quella in deroga. Come dire che questa, da ammortizzatore ausiliario, va ad assumere gradualmente il ruolo di strumento principale di sostegno al reddito. Prezioso per quanto costoso. Da Bolzano ad Agrigento.
Il Centro Italia, il cui tessuto industriale è prevalentemente costituito da piccole e medie imprese, soffre come e forse più di Nord e Sud dell’esaurimento delle risorse. Basta passare in rassegna le cartelle cliniche dei vari territori. In Abruzzo le richieste di cig in deroga per il 2013 sono circa 1.600 per una spesa di quasi 49 milioni. Altre 3.800 richieste riguardano la mobilità in deroga e per soddisfarle servirà un ulteriore finanziamento di 16 milioni. Non va meglio nelle Marche che, nel 2012, ha presentato 1.700 richieste ma conta 1.500 imprese artigiane sotto i 15 dipendenti che hanno i requisiti per usufruirne. Sono circa 11.000 i dipendenti interessati, sarebbero necessari 146 milioni per la loro copertura, ma in cassa ce ne sono poco più di 22.
In Umbria sono 14.000 i lavoratori in cig in deroga. Lo scorso anno sono stati spesi 55 milioni, le previsioni per fine 2013 parlano di un fabbisogno di 5 milioni in più, rispetto ad una disponibilità di 11. La seconda tranche di trasferimenti dovrebbe arrivare a quota 22 milioni. Il numero di disoccupati è arrivato alla soglia record di 17.000.
IL LAZIO
Nel Lazio la fotografia non cambia. La provincia di Latina, nel solo mese di marzo, conta quasi 1.000 lavoratori in cassa integrazione in deroga. Nel 2012 le ore autorizzate sono state 2.860.000, il 17% in più rispetto all’anno precedente. Nel Viterbese e nel Reatino la cassa in deroga invece fa registrare un calo, ma solo per la chiusura di migliaia di esercizi a conduzione familiare che non dà diritto di accedere a questo ammortizzatore sociale. Singolare il caso di Civita Castellana, capitale del distretto ceramico della Tuscia: qui usufruisce di ammortizzatori sociali circa il 90% degli addetti, pari a oltre 2.800 lavoratori. Molte aziende, di quelle sopra i 15 addetti, in previsione del mancato rinnovo della cig in deroga hanno già avviato le pratiche di licenziamento. Sono poi ben 7.000 i dipendenti del Frusinate che entro la fine del mese perderanno il sussidio mensile della mobilità in deroga. Senza considerare che altri 15.000 (in maggioranza Fiat) sono in scadenza di cassa ordinaria. In sostanza, in Ciociaria, per ogni 1.000 posti, ce ne sono 200 in cassa integrazione. Nel comprensorio di Civitavecchia sono un migliaio i lavoratori tutelati, a vario titolo, dagli ammortizzatori sociali: 21 le aziende metalmeccaniche che vi hanno fatto ricorso, 19 quelle del settore delle costruzioni, 15 quelle impegnate nei servizi. E il 30 aprile i fondi stanziati dalla Regione scadranno. Game over.