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Data: 30/04/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pd, spariti i dissidenti Ed Epifani avanza verso la segreteria

Bersani ai gruppi: non sono ammesse defezioni
L’ex leader sindacale: primarie solo per palazzo Chigi

LA SINISTRA
ROMA Parte in discesa il Letta1 rispetto al partito di riferimento, il Pd. All’assemblea dei parlamentari, rientrano pressoché in toto i dissensi che si erano manifestati all’inizio. Rosy Bindi, Walter Tocci, i prodiani, che avevano manifestato perplessità o contrarietà, hanno deciso di votare a favore. Pippo Civati ha mantenuto il dissenso, non partecipando al voto. A sorpresa vota no il piemontese Davide Mattiello che precisa: «Il mio mandato è a disposizione». E’ stata l’assemblea dei deputati in mattinata, quella che ha deciso alla fine l’orientamento prevalente, visto che vi ha partecipato Pier Luigi Bersani che è apparso in buona forma e pronto alla battuta, e visto che lì hanno parlato tutti a favore. Rosy Bindi è stata esplicita: «Rimangono perplessità sull’operazione politica, ma assicuro il sostegno leale al governo».
Quanto a Bersani, con i giornalisti è stato altrettanto chiaro: «Non sono ammesse defezioni, dobbiamo tutti dare una mano».
PERPLESSITÀ

Ma è stato l’intervento di Guglielmo Epifani, quello che ha dato la sferzata maggiore e ha compattato il partito, accolto alla fine dall’applauso. L’ex leader della Cgil non ha nascosto le perplessità sull’alleanza con il centrodestra, ma ha spiegato che a questo punto «bisogna metterci la faccia», e che il buon esito o meno dell’operazione si misurerà sulla bontà dei risultati, soprattutto in materia di lavoro, occupazione e risorse. Di Epifani si continua a parlare nel Pd come possibile segretario prossimo venturo. La decisione è slittata di una settimana, visto che l’assemblea nazionale convocata per sabato 4 si farà una settimana dopo. Il motivo è che, dentro il Pd, non si è ancora deciso se procedere fin da subito con un nuovo segretario-reggente con una investitura forte in assemblea attraverso il voto segreto, o se andare alla nomina di un ”semplice” reggente che regga le sorti del partito del dopo Bersani, prepari il congresso assieme a un comitato di reggenti o a un triumvirato, senza investitura di leadership già da adesso. Il nodo è tutto politico. L’unica cosa certa è che la carica - reggente o quasi segretario che sia - spetta pressoché di diritto a un esponente ex diessino. Ma è aperta la discussione sul tipo di investitura e sul tipo di figura: ci sono i giovani turchi che spingono per un ulteriore ricambio generazionale, «potremmo far scendere in campo uno nostro», avverte Matteo Orfini. Gira anche il nome di Roberto Speranza, bersaniano doc, ma c’è il problema che è stato appena nominato capogruppo. Lui, Epifani, ha le sue idee in proposito: «Il problema è il tipo di partito che vogliamo. Io non sarei per un partito dove non si decide mai, ma dove si decide a maggioranza e gli altri sono garantiti però si adeguano; non sarei per un partito delle primarie sempre, ma solo per la scelta del candidato premier». Quanto ai renziani, la loro linea è «squadra che perde, si cambia», ma il sindaco adesso si terrà pronto solo quando si tratterà di fare le primarie per la premiership, e forse si troverà Letta competitor.

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