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Pescara, 18/12/2025
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Data: 04/05/2013
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
Roma - Pescara: l'andata - Tempi biblici e sporcizia sui treni dei pendolari. Treni più veloci trent’anni fa. Tutta colpa del binario unico. Soste a sorpresa per dare la precedenza ad altri convogli

Roma-Pescara in quattro ore di viaggio. Più passano gli anni più diventano una notizia i tempi di percorrenza dell'unica tratta che collega la Capitale all'Abruzzo, che prima ancora dei problemi legati a ritardi, soppressioni, sovraffollamento e tutto ciò che i pendolari quotidianamente denunciano, rischiano di confermarsi un «caso» nel panorama nazionale. A bordo, si dice che questo treno fosse più veloce trent'anni fa, Pasquale Carti spiega che «mio nonno c'era e lo confermo, ci hanno fatto anche degli studi: nel 1980 impiegava circa tre ore e quindici minuti, e per fortuna che i mezzi dovevano essere più lenti, mentre ora la media è superata». Almeno quattro ore, appunto. In effetti, succedono ancora fatti «strani» su questa linea. Per esempio, ci sono addetti che dirigono il traffico sui binari con la paletta rossa. Avanti, o stop. Perché il binario è unico. Così capita anche che ci si fermi, senza motivo apparente e a porte chiuse, in una stazione non inclusa nell'itinerario, come a Manoppello, sosta di dieci minuti: si dà la precedenza, ci spiega il personale, sempre per la storia del binario unico. Poi su questi treni ci si parla tanto, tra passeggeri. «Non c'è linea né punto ristoro, che altro possiamo fare!». E allora fioccano le brutture su questa ferrovia. Apre il discorso della lentezza, del treno che parte da Roma e sembra non arrivare più, Alessandro Pace, un fotografo che viaggia parecchio e, ieri, doveva raggiungere Sulmona: «Da Firenze a Roma ci metto meno di un'ora e mezza, anzi ogni anno i tempi migliorano, il dramma inizia da Roma Tiburtina, con questo regionale impiego tre ore per coprire gli stessi chilometri appena fatti». Nel caso della Roma-Pescara, percorsa da soli treni regionali, come detto la media è di quattro ore e tredici minuti per duecentoquaranta chilometri, circa tredici stazioni intermedie: con l'itinerario di «Tuttocittà» più o meno la stessa distanza, in auto, richiederebbe - a velocità moderata - non più di due ore. Ma è restando sulle rotaie, con l'obiezione di Alessandro sul raffronto Roma-Firenze, che il paragone rende. Sulla Roma-Pescara, evidentemente, i limiti sono strutturali. Binario unico, materiali vecchi e percorso impervio: la velocità, specie nel tratto tra Avezzano e Sulmona, è ai minimi storici, quaranta chilometri orari. Si azzardano gli ottanta altrove, ma mai si sono superati - almeno i funzionari così ricordano - i centoventi. Alternative, d'altro canto, non ce ne sono: tante varianti di treni regionali, in orari diversi, ma i tempi cambiano di poco, pochi minuti. Così spesso si preferisce il bus. I passeggeri spiegano che, su gomma, Roma-Chieti si percorre in due ore e mezza. Il problema, semmai, sono costi e orari. Come conferma Daniele Mapieri «preferiamo di gran lunga gli autobus, ma hanno orari assurdi». Per il resto, il viaggio verso l'Abruzzo inizia e finisce tra le lamentele di sempre. I problemi iniziano alla stazione Tiburtina, al «famoso» binario Est «che nessuno trova mai - è già stanca prima di salire a bordo Elisa Bruti -: hanno messo le banchine dei treni più frequentati nella parte più isolata e lontana della stazione». Occhi aperti mentre si sale: il gap tra banchina e treno è a rischio caduta. Sopra, è tutto un po' un'incognita. La porta esterna del primo vagone è guasta, non si apre né si chiude. Anche i bagni sono a intermittenza: qualcuno è «rotto», le condizioni degli altri due sono pessime. «Niente aria condizionata, sporcizia infinita e sedili rotti», riassumono Isabel ed Erminia. Ieri, mancava solo la calca. Oggi, di ritorno assieme ai pendolari, forse documenteremo anche quella.

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