L’ultimatum di Berlusconi è arrivato in diretta a mezzogiorno sul Tg4: «La fiducia a Letta è legata alla abrogazione dell'Imu». Il Cavaliere sa che sull’abolizione dell’imposta sulla casa si giocano la maggior parte dei consensi elettorali del Pdl e sa che i suoi elettori gli «perdoneranno» la nascita di un governo in cui è alleato con il Pd solo se riuscirà a portare a casa un risultato vincente. I soldi per abrogarla ci sono – e il Popolo della Libertà ha già depositato una proposta di legge che contiene tutte le misure necessarie – dunque il governo, per Berlusconi, non può fare passi indietro. «Le tasse sulla casa rappresentano una negatività che danneggia l'economia – ha spiegato in tv – È cosa buona e giusta quella di non far pagare l'Imu a giugno, è cosa ingiusta quella di aver introdotto un'imposta sulla casa come l'Imu. È un'imposta che tocca il bene più sacro, il pilastro su cui ogni famiglia ha il diritto di costruire la sicurezza propria e dei figli. Andare a toccare la casa induce paura, timore nella psicologia delle famiglie; comporta una negatività diffusa, per cui le famiglie cominciano ad avere incertezze, a consumare meno e a non investire più».
Ma Berlusconi non si ferma all’abolizione dell’imposta. Vuole anche che lo Stato restituisca quanto i cittadini hanno versato l’anno scorso per la prima casa: «Facciamo, da parte dello Stato, un atto riparatore, un atto di riappacificazione con i cittadini. Uno Stato che deve tornare a garantire e difendere i cittadini, a proteggerli, e non uno nemico». «Allora – ha aggiunto – ho detto: lanciamo questo segno di uno Stato che riconosce di avere sbagliato e che rende quanto richiesto ai cittadini con una tassa ingiusta e dannosa per tutta l'economia». I soldi per coprire rimborsi e abolizione, si possono trovare. E Berlusconi ha spiegato anche come: tagliando la spesa pubblica, in modo da ridurre il carico fiscale che grava sui cittadini e sulle imprese. «Abbiamo previsto tutta una serie di tagli sulla spesa della macchina dello Stato, macchina che pesa per 800 miliardi all'anno. Pensiamo che ogni anno si possano mettere in campo risparmi per almeno il 2%. Che vuol dire 16 miliardi per il primo anno da dividere in 8 miliardi per abbassare l'Irap delle imprese e 8 miliardi per abbassare le tasse delle famiglie».
Secondo Berlusconi l'anno successivo questi tagli possono diventare 32 «e poi, via via, dopo 5 anni di legislatura 80 miliardi. Una riduzione del 10 per cento del carico delle imposte sui cittadini. E credo che questo sia ciò che uno Stato serio deve fare, dopo che per il passato ha caricato di troppe tasse i cittadini rispetto alla loro possibilità di resistenza e a quella delle imprese e rispetto alla media dei paesi europei».
Ma, se la battaglia per l’abolizione dell’Imu si arroventa ogni giorno di più, Berlusconi ieri ha anche mandato un segnale di distensione al centrosinistra: la smetta di alzare le barricate contro di noi, chiuda una volta per tutte questo clima di «guerra fredda» e si apra invece a una collaborazione. Un appello che arriva dopo la chiusura totale del Pd alla candidatura del Cavaliere alla presidenza della Convenzione per le riforme. «È molto difficile per la sinistra italiana venire fuori dallo stato precedente di assoluta distanza da noi – ha spiegato – Addirittura, diciamolo chiaro, di odio nei nostri confronti. Ho la speranza che andando al governo insieme, che collaborando insieme possano cadere questi sentimenti». «La sinistra – ha proseguito – deve poter sottoporre a una vera e profonda autocritica il suo passato. In questo senso parlo di una collaborazione tra noi e la sinistra, che possa portare finalmente a chiudere quella specie di guerra civile fredda da cui siamo stati afflitti in tutti questi anni e iniziare a poco a poco un percorso di riappacificazione, di reciproca stima e comprensione da parte loro nei nostri confronti e da parte nostra nei confronti della sinistra».
Un appello che non sembra aver avuto molto successo, viste le parole che sono arrivate in serata da Carlo De Benedetti, sostenitore del Pd ed editore di «Repubblica: «Berlusconi non è un imprenditore ma un impresario. È un ottimo impresario, ma un pessimo imprenditore che ha fatto dei buchi colossali quando si è confrontato con il mercato. Poi è sceso in politica e ha fatto bene. È un piduista conservatore, non ha nulla in comune con me».